«Spending» per «spending review»

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Ferdinand Bardamu
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«Spending» per «spending review»

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Apro qui un filone che riguarda un forestierismo perché il nòcciolo del mio quesito non riguarda tanto la parola inglese in sé, ma il modo in cui viene trattata in italiano.

Iersera mi capita di sentir parlare alla radio (Radio Due) Anna Maria Testa, la pubblicitaria. L’avevano chiamata per discutere dell’abuso di parole inglesi in italiano. Tra le molte cose condivisibili, dice (vado a memoria): «Spending review può essere benissimo sostituito da revisione della spesa, così eviteremmo anche di storpiare l’inglese dicendo ‹la spending›».

Ora, che spending in un sintagma come «la spending» non corrisponda a una parola inglese che significhi ‹revisione della spesa›, è pacifico. Ma l’obbiezione della Testa — se mettiamo per un attimo da parte il fatto che ha ragione da vendere sulla necessità di parlare finalmente italiano — non tiene conto della diversa analisi che subiscono gli inglesismi composti di due elementi in italiano.

Klajn (Influssi inglesi nella lingua italiana, Firenze, «Olschki», 1972, pp. 70-71) scrive:

Tra le modificazioni dovute all’assimilazione nel senso largo del termine osserviamo un fenomeno, tipico degli anglicismi nelle lingue neolatine, che proporrei di chiamare r i d u z i o n e  o  e l l i s s i d e i c o m p o s t i. Si tratta di forme come night per night-club, basket da basket-ball, cross da cross-country, trench da trench-coat, water da water-closet, bob da bob-sleigh […] e molti altri. Dal punto di vista della lingua donatrice si tratterebbe di un grosso mutamento semantico — « locale notturno » che diventa « notte », « cappotto » trasformato in « trincea », ecc. — ma in italiano le forme abbreviate prendono sempre il significato dell’intero composto. Il meccanismo della trasformazione è chiaro: i composti vengono intesi come se avessero la struttura romanza, con l’elemento principale al primo posto e l’attributo al secondo; essendo il significato delle singole parti sconosciuto o volutamente ignorato, il presunto attributo viene abbandonato come superfluo.

Se i parlanti notano l’anomalia di spending al posto di spending review, gli è perché l’anglicismo è di recentissima introduzione, e ha provocato e provoca sacrosante reazioni di rigetto da parte di molti: si tende quindi a trovare ogni ragione possibile per scongiurarne l’uso. Tuttavia, occorre notare che simili casi di riduzione sono errori solo se si guardano dal punto di vista della lingua di partenza; in italiano rappresentano invece un modo di «italianizzare» gli anglicismi.

D’altra parte, coloro che, come la Testa, criticano forme come «la spending» dovrebbero coerentemente estendere la loro critica anche a parole (forse lessicalmente, ma non strutturalmente) «italiane» come quelle citate da Klajn: water, trench, night, basket (e volley), ecc. Ma per queste ultime ormai «il significato delle singole parti [è] sconosciuto o volutamente ignorato».
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Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

Vero. La preminenza che l'italiano attribuisce al primo elemento di questi composti si nota anche nell'occasionale abbreviazione dei nomi dei gruppi musicali. Si prenda ad esempio il noto complesso dei Red Hot Chili Peppers: da noi vengono sbrigativamente chiamati "Red Hot", ma nei paesi anglofoni "Chili Peppers". Gli scettici possono consultare le relative pagine (italiana e inglese) della guichipedia. E così via: i Led Zeppelin diventano i "Led" solo in Italia (o, almeno, non nei paesi anglofoni, che piuttosto mantengono il solo "Zeppelin" - uso che, sebbene importato, gode di una certa fortuna anche da noi, contribuendo a distinguere l'autentico appassionato dal rocchettaro all'acqua di rose), i Jethro Tull sono semplicemente "Jethro" a Roma e "Tull" a Londra, eccetera eccetera.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Restando in campo musicale, si possono aggiungere gli Iron (per Iron Maiden) e i Guns (per Guns & Roses, ma qui l’adattamento romanzo è meno evidente, dato che il nome è formato di due sostantivi). I Black Sabbath, invece, raramente li ho sentiti chiamare Black: sarà che una siffatta riduzione si compone di una parola poco significativa, che non permette una chiara identificazione del gruppo.

Noi italiani non siamo però gli unici a sottoporre gli anglicismi a questo procedimento di ellissi: anche i cugini francesi tagliano le parole composte inglesi in questo modo. Anzi, alcuni inglesismi sono entrati nell’uso in italiano per il tramite del francese, già bell’e «decapitate». Klajn (op. cit., p. 71) ne cita due piuttosto note: smoking (per un probabile smoking jacket), cargo (da cargo-boat).
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