Cosí l'inglese ha cambiato la nostra vita

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Federico
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Cosí l'inglese ha cambiato la nostra vita

Intervento di Federico »

Oggi c'è un articolo nel Corriere della Sera: «C'è smog, weekend senza shopping. Così l'inglese ha cambiato la nostra vita».

Si parla dei forestierismi, e è un bene, però ovviamente si conclude che non se ne può fare a meno, sfruttando qualche frase di Michele Cortelazzo, cui però si permette di mettere in guardia dai provincialismi e dai vezzi, e di auspicare la nascita di un «centro di orientamento» nazionale sui forestierismi.
Intanto però persino Nencioni fa la figura del vecchio conservatore ancorato a un passato che non c'è piú (e c'è la solita citazione di un traducente “improponibile”: attanza).
Il dubbio che tutto l'articolo sia strumentale è lecito, considerato che fa parte di una pagina dedicata alla promozione del corso di inglese che sarà venduto col Corriere.

Ma la cosa interessante è che si cita questa pagina da me creata (e poi colpevolmente abbandonata) nel Wikizionario, di cui evidentemente persino io avevo sottovalutato la visibilità, mentre la nostra lista, pur ampia il decuplo, resta nel piú oscuro anonimato (ma adesso vedo di farle un po' di pubblicità).
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Re: Cosí l'inglese ha cambiato la nostra vita

Intervento di Freelancer »

Federico ha scritto:Oggi c'è un articolo nel Corriere della Sera: «C'è smog, weekend senza shopping. Così l'inglese ha cambiato la nostra vita».

Si parla dei forestierismi,...
L'articolo compare solo nell'edizione stampata o lo si può leggere in rete? Se sì può dare l'url?
fabbe
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Intervento di fabbe »

Ho letto l'articolo.

In sostanza si dice che è bene non esagerare nell'uso dei forestierismi ed in questa prospettiva propone il centro di orientamento.

Mi è sembrato un intervento "abbastanza" equilibrato se confrontato con cosa si sentiva o si leggeva qualche anno fa.

Noto che quando si parla di queste cose si confondono diversi piani: lingua scritta, lingua parlata, lingua ufficiale, linguaggi specifici, di settore etc.
Ultima modifica di fabbe in data mar, 10 ott 2006 7:33, modificato 1 volta in totale.
fabbe
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Intervento di fabbe »

Federico ha scritto:Ma la cosa interessante è che si cita questa pagina da me creata (e poi colpevolmente abbandonata) nel Wikizionario, di cui evidentemente persino io avevo sottovalutato la visibilità, mentre la nostra lista, pur ampia il decuplo, resta nel piú oscuro anonimato (ma adesso vedo di farle un po' di pubblicità).
Per la promozione della lista esiste una striscia pubblicitaria da mettere sui siti?

Stavo considerando l'idea di aprire un mio sito/bloggo personale e volevo mettere in testa alla pagina la striscia di "cruscate". La cosa è ancora in alto mare e non ho in mente una data per la messa in rete del sito.

Potrebbe essere interessante anche pensare ad un bollino di appartenenza da applicare su quei siti che impiegano i termini proposti dalla lista.

Un paio di idee per la promozione della lista.
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Re: Cosí l'inglese ha cambiato la nostra vita

Intervento di Infarinato »

Freelancer ha scritto:L'articolo compare solo nell'edizione stampata o lo si può leggere in rete? Se sì può dare l'url?
Le voilà: «C' è smog, weekend senza shopping».

…E il commento del Times.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Naturalmente si pigliano sempre fischi per fiaschi: per fitness il Castellani aveva proposto attezza non attanza! :evil:

E ricordo, per chi ci segue da poco, che smog si può benissimo tradurre con fubbia. ;)
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Re: Cosí l'inglese ha cambiato la nostra vita

Intervento di Freelancer »

Infarinato ha scritto:
Freelancer ha scritto:L'articolo compare solo nell'edizione stampata o lo si può leggere in rete? Se sì può dare l'url?
Le voilà: «C' è smog, weekend senza shopping».

…E il commento del Times.
Un articolo giornalistico fatto in modo approssimato, un concentrato delle solite banalità sugli anglismi. Alla domanda della giornalista di alzare la mano se non si userebbe la seconda versione (lei ritiene la risposta scontata), io le alzo tutte e due.

Ma parlando un attimo seriamente: si dice sempre che l'inglese ha il vantaggio della brevità (e stupisce l'affermazione di Cortelazzo che stampa gratuita sarebbe troppo lungo rispetto a free press), questo sarebbe una giustificazione per usare certe parole, poi però tanti infarciscono i loro discorsi di ridondanze, tautologie, duplicazioni e chi più ne ha più ne metta, usando 40 parole per esprimere un concetto che magari ne merita 10. Questo forse è il problema principale posto dagli anglismi: danno l'illusione di essere concisi, offrono un alibi alla prolissità.
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Intervento di Federico »

Terrificante!
Un articolo cosí squallido con evidenti fini pubblicitari ripreso dal Financial Times!
Questo dimostra come il prestigio internazionale del Corriere sia attualmente del tutto sproporzionato rispetto alla sua qualità; oppure al contrario che tale giudizio vale pure per il Financial Times, che ha delle posizioni ben poco condivisibili sulla diffusione dell'inglese (come aveva suggerito Giorgio Pagano).
fabbe ha scritto:Mi è sembrato un intervento "abbastanza" equilibrato se confrontato con cosa si sentiva o si leggeva qualche anno fa.
Infatti la giornalista poteva sicuramente fare di molto peggio: però le equilibrate (per quanto rinunciatarie) parole di Cortelazzo inserite in quel contesto non sortiscono un effetto molto positivo.
Insomma, passano sí alcuni messaggi, alcuni dubbi (provincialismo e vezzi), che però non sembrano riguardare il lettore, e l'effetto complessivo è un liberi tutti.
fabbe ha scritto:Un paio di idee per la promozione della lista.
Interessanti, sicuramente.
Abbandonerei però l'idea di una specie di bollino di certificazione: meglio secondo me impostarlo come un'autocertificazione di buona volontà, una dimostrazione di (parziale) condivisione d'intenti (dovrebbe perciò essere qualcosa di piuttosto moderato).
Non so quanto sia complicato creare qualcosa del genere, e perciò non posso valutare se ne valga la pena, considerato anche che non ci sono molti siti che ne farebbero uso, sebbene si possa aumentarli creando una rete di cosiddetti gemellaggi.
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Intervento di arianna »

Io trovo interessante l'idea di Fabbe.
Si potrebbe segnalare il sito e/o la lista di forestierismi a persone che sono interessate e hanno un loro sito, certo.

Piú persone informiamo, meglio è :wink:
Felice chi con ali vigorose
le spalle alla noia e ai vasti affanni
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si eleva verso campi sereni e luminosi!
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Re: Cosí l'inglese ha cambiato la nostra vita

Intervento di arianna »

Freelancer ha scritto:Ma parlando un attimo seriamente: si dice sempre che l'inglese ha il vantaggio della brevità (e stupisce l'affermazione di Cortelazzo che stampa gratuita sarebbe troppo lungo rispetto a free press), questo sarebbe una giustificazione per usare certe parole, poi però tanti infarciscono i loro discorsi di ridondanze, tautologie, duplicazioni e chi più ne ha più ne metta, usando 40 parole per esprimere un concetto che magari ne merita 10. Questo forse è il problema principale posto dagli anglismi: danno l'illusione di essere concisi, offrono un alibi alla prolissità.
Concordo pienamente!
Anche se non credo che sia quello il problema principale posto dagli anglicismi, il vero problema, secondo me, restano i media e la convinzione che i forestierismi piacciono alla gente, che rappresentino un'apertura culturale, un arricchimento per la lingua soprattutto per la brevità, come diceva lei.
E c'è troppa gente purtroppo che prende per vangelo quel che dicono i media e si lascia trasportare, bisogna "svegliarli" e fargli notare che sono loro a cadere nel ridicolo con la loro lingua americanizzata, idem per i media. Se c'è parecchia gente che fa uso di questa lingua ridicolizzata c'è altrettanta gente che questa lingua la rifiuta!
Scusate la divagazione, so di non aver aggiunto nulla di nuovo...
Felice chi con ali vigorose
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fabbe
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Intervento di fabbe »

Federico ha scritto:Abbandonerei però l'idea di una specie di bollino di certificazione: meglio secondo me impostarlo come un'autocertificazione di buona volontà, una dimostrazione di (parziale) condivisione d'intenti (dovrebbe perciò essere qualcosa di piuttosto moderato).
Si, era quello che intendevo io: un bollino di dichiarazione di intenti.

Un rete di gemellaggi sarebbe anche una buona idea.

Io ritengo che fuori ci siano molti a "condividere" i principi di questo sito. Immaginate se qualche opinionista celebre lo applicasse sul proprio bloggo o sito!
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Intervento di Infarinato »

Federico ha scritto:Terrificante!
Un articolo cosí squallido con evidenti fini pubblicitari ripreso dal Financial Times!
Times, Federico, non Financial Times: non di sola finanza vive il britanno. ;)
Avatara utente
Federico
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Intervento di Federico »

Infarinato ha scritto:
Federico ha scritto:Terrificante!
Un articolo cosí squallido con evidenti fini pubblicitari ripreso dal Financial Times!
Times, Federico, non Financial Times: non di sola finanza vive il britanno. ;)
Ah, già: interessato all'articolo non ho nemmeno guardato la testata, e mi sono lasciato trasportare dalle associazioni di idee...

Ma che dice dei gemellaggi? Continua a ritenere la cosa impraticabile?
Teo
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Intervento di Teo »

Segnalo il seguente libro:
Corrado Rizza: Perché parliamo inglese se siamo italiani?, Milano, Lampi di stampa, 2006 (non è un modello di rigore scientifico, ma offre spunti interessanti e divertenti).
Cfr. http://www.internetbookshop.it/ser/serd ... X4OJ7NTUOF
Ricorda per certi versi un libro dovuto a Roberto Vacca, a mio giudizio più interessante:
Roberto Vacca: Consigli a un giovane manager, Torino, Einaudi, 1999.
Cfr.
http://www.einaudi.it/einaudi/ita/catal ... 4919&ed=87
Teo Orlando
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Grazie, Teo, di questi suggerimenti di lettura. Ne approfitto per chiederle se ha avuto modo di segnalare alla redazione del Devoto-Oli i mancati rinvii dalle voci inglesi a quelle italiane ivi registrate.
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