«De La Repubblica»

Spazio di discussione su questioni di grafematica e ortografia

Moderatore: Cruscanti

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Carnby
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Intervento di Carnby »

Ferdinand Bardamu ha scritto:E vogliamo parlare del Manifesto, che si dovrebbe scrivere tutto minuscolo?
Tra l'altro non so neppure perché, dato che si ispira al famoso (e controverso) testo di Marx e Engels che si chiamava appunto Manifesto del partito comunista (in tedesco Manifest der Kommunistischen Partei e non Das Manifest der Kommunistischen Partei).
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Flipper ha scritto:Non direi "sulla Repubblica", userei una pausa tra "su" e "la".
E che lingua [innaturale] sarebbe codesta? Certo, non italiano. Oggi, in italiano su la si legge —si deve leggere— esattamente come sulla. In antico, in alcuni contesti, si leggeva invece su la: senza raddoppiamento, cioè, ma anche senz’alcuna pausa.
Flipper ha scritto:Per esempio oggi su "il fatto"…
*Su il non è italiano [moderno]; *de il non è italiano [né antico né moderno].
Flipper ha scritto:Per me che lavoro nei giornali da vent'anni sono cose importanti ma è pure drammaticamente vero che nei giornali di oggi la lingua italiana è massacrata.
Ecco, appunto.
Flipper
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Intervento di Flipper »

Citavo Bardamu!
Comunque la pausa è impercettibile ma non sono un attore e non ho nemneno una laurea.
Ho riscontrato un problema di recente: a volte bisogna fare pause piú sostenute quando si détta al microfono del Mac.
Bisognerebbe però protestare anche con il Treccani...
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Sí, la trattazione del Treccani non è impeccabile, perché non dà indicazioni circa la correttezza di quest’uso (non sono pochi i casi in cui questo vocabolario si esprime sulla proprietà di un modo di scrivere o di un costrutto).
Flipper
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Intervento di Flipper »

http://www.wordreference.com/definizione/De

de
‹dé›
prep.
Forma che assume la prep. di seguita dall’articolo, part. usata nella citazione di titoli:
i personaggi de “I promessi sposi”.


http://www.sapere.it/sapere/dizionari/d ... ?q_search=

de
( ant., dial.) di; entra nella formazione delle prep. art. del, dello, della, degli, dei, delle | si usa citando titoli che cominciano con l’articolo: i personaggi de «I Promessi Sposi».


http://dizionario.internazionale.it/parola/de_2
2dé


prep.
ca. 1080; lat. dē, v. anche 1di.

OB 1di, anche in prep.art. separate: de la, de lo



http://dizionari.corriere.it/dizionario ... D/de.shtml

de[dé] prep.
• Forma della prep. di quando è seguita dall'articolo sia con grafia unita (del, dello, della ecc.), sia con grafia divisa (de lo, de le ecc.) come accade p.e. nelle citazioni di titoli: le vicende de “La coscienza di Zeno”
• sec. XII


Si potrebbe continuare.
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

E con ciò, caro Flipper? ;) Non c’è nulla di «sbagliato» in tutto ciò… Ha letto o no cosa ho scritto nel mio primo intervento?

L’unico appunto che si può fare a codeste trattazioni è che, al contrario di quanto fa il già citato DOP, non specificano che in italiano moderno quel de provoca raddoppiamento fonosintattico, e che certe combinazioni [che però —opportunamente— non citano] non sono solo sconsigliabili, ma proprio errate.

Si limitano semplicemente a registrare l’uso: un uso grammaticalmente sconsigliabile, ma non errato.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Il DOP è impeccabile al riguardo:

[A]buso frequente, questo del ne isolato, dovuto (come nel caso del de, e qui con conseguenze più vistose) a una pedissequa osservanza della forma uffic. di denominazioni composte, che si suppone di dover lasciare come fuori della frase e del discorso, in posiz. metalinguistica[.]

Inoltre, posto che *de il, *a il, *ne il e *su il sono combinazioni non ammesse, ne risulta una regola indebolita:
  • Del Fatto Quotidiano, al Fatto Quotidiano, nel Fatto Quotidiano, sul Fatto Quotidiano
    De La Repubblica, a La Repubblica, ne La Repubblica, su La Repubblica
Non è meglio seguire la pronuncia piú naturale?
Flipper
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Intervento di Flipper »

Evidentemente ignoro moltissimo.
Nel citare titoli, tra virgolette o differentemente indicati, mi par meglio lasciare la grafía analitica (si dice cosí?).
Non dirò né scriverò mai "ho messo la penna su il tavolo", è ovvio.
Ma perché non indicare esplicitamente la "i" de "I Promessi Sposi" così come Manzoni la scrisse?
Capisco che nel parlato la pronuncia è uguale, a quanto mi dite, dato che non c'avevo mai fatto caso non essendo né un professionista della voce né un cultore della materia.
Tra l'altro ho saputo che il titolo originario del romanzo era "sposi promessi".
Inoltre, mi viene in mente che per risolvere il problema basterebbe scrivere:
Oggi ho letto sul quotidiano "il manifesto" una notizia riportata poi anche sul giornale "il fatto".
Comunque ringrazio per l'attenzione dedicata a un povero Cristo come me.
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Non si mortifichi, caro Flipper: io stesso sono molto ignorante, e ho avuto soltanto la buona ventura di trovare questo foro e comprare le opere giuste. :)

Vede, in questo caso la forma analitica delle preposizioni articolate, se da un lato sembra fare un miglior servizio alle opere e alle testate che recano l’articolo nel nome, dall’altro fa un pessimo servizio alla grammatica e non fornisce nemmeno una regola salda a cui un povero scrivente possa affidarsi.

L’espediente che dice lei è compreso nella trattazione del Serianni, che, in proposito, scrive: « [A] parte il fatto che in molti casi l’espressione diverrebbe artificiosa e pedantesca, questa scappatoia sarebbe inutile per La Spezia o L’Aquila (non potrei dire *alla città La Spezia; e ponendo un di tra apposizione e toponimo mi ritroverei al punto di prima)» (Luca Serianni, Italiano, Milano: «Garzanti», 2000, § IV. 84).

Per I Promessi Sposi, come per altre opere il cui titolo comincia con un articolo, il torto che facciamo all’autore è soltanto apparente: come scrivevo sopra, l’articolo non iscompare, ma viene fuso con la preposizione.
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Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

Flipper ha scritto:Comunque ringrazio per l'attenzione dedicata a un povero Cristo come me.
Su colla vita!
O con la vita! :wink:
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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Scilens
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Intervento di Scilens »

Concordo con chi sostiene il ricongiungimento dello scritto al parlato, ma non in questo caso.
Il parlato, sebbene sia molto più ricco ed espressivo dello scritto, è svelto e intrusivo, non comprende le virgolette (neanche quelle aeree fatte coi ditini) né i corsivi. Qui il destinatario del messaggio può chiedere chiarimenti, mentre lo scritto deve tendere ad esser completo.
Al tempo dei tempi m'insegnarono che non è mai lecito storpiare il titolo di un'opera e quest'unica affermazione mi parve condivisibile di per se stessa. A questa regola mi son sempre attenuto. E schifo le mode. Se così non fosse direi come tutti "facessero" al posto di "facciano", e un "de" interrotto da virgolette (vere) si attaccherebbe all'articolo al di là delle virgolette. Per me, opinione mia, nello scritto è errore attaccarsi all'articolo contenuto in un titolo. Ci sono altri modi più piacevoli e proficui d'essere creativi.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Prendiamo atto di codesta opinione, basata su quel che le insegnarono a scuola. È, insomma, una regola fantasma, ma non fa nulla. Cosa c’entri la «creatività» poi non riesco a capirlo.
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Anche i francesi trattano l’articolo di nomi come Le Havre e Le Mans come un elemento grammaticale vero e proprio, e non come parte inscindibile del nome, e dicono au Havre e au Mans.
Flipper
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Intervento di Flipper »

Ho conosciuto in viaggio in treno una signora che fa di mestiere l'oratrice e sembra un documentario quando parla talmente è piana la sua dizione. Le ho chiesto del raddoppiamento e lei mi ha detto che se dobbiamo dare risalto al titolo è bene non effettuarlo.

Però dovremmo pur dire che le regole fantasma esistono nei due versi.

Cordiali saluti
Avatara utente
Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Flipper ha scritto:Però dovremmo pur dire che le regole fantasma esistono nei due versi.
Quali «due versi»? Io ne vedo uno solo. ;)
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