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«Vado testé al bagno»
Inviato: sab, 23 mag 2015 12:33
di sempervirens
Buongiorno! "Vado
testé al bagno". L'autore della frase: un commensale ad una festicciola tra espatriati. Pochi e tutti leggermente avvinazzati.
Baccelli giapponesi (cioè i
sora mame, 空 豆), prosciutto, vino e ...parole dette a sproposito. Parecchie.
Testé è già di per sé una parola che non mi capita di sentirla tutti i giorni, ma associata ad un'azione futura poi, mi sembra ancora di uso più raro se non ricercato.
Ho fatto una ricerca lesta lesta e qualcosa è saltato fuori collegato con Dante e altri non dei nostri secoli recenti.
Tirando le somme. Si tratta di una frase buttata per destare interesse, oppure la parola testé viene usata ancora con queste accezioni?
Di futuro imminente?
Grazie!

Inviato: sab, 23 mag 2015 13:29
di Ferdinand Bardamu
Testé è una parola letteraria. Si sente raramente e per lo piú con uso che definirei ironico o scherzoso. Poteva essere usata in riferimento a un momento passato (rispetto a quello dell’enunciazione), presente o futuro (veda la trattazione del
Tommaseo-Bellini).
sempervirens ha scritto:Testé è già di per sé una parola
che non mi capita di sentir
la tutti i giorni…
Forse è un costrutto che ha usato a bella posta (nel qual caso mi scuso della pedanteria), ma l’uso del
che relativo polivalente seguíto da un clitico che ne segna la funzione sintattica è proprio del parlato molto trascurato.
Inviato: sab, 23 mag 2015 13:36
di sempervirens
Grazie per la risposta e grazie per avermi ripreso. D'altronde mi affaccio qui per apprendere qualcosa di buono in un ambiente pacifico con attori all'altezza della situazione.
P.S Sì. Trascuratezza e altro ancora. Non si periti. Dica pure.

Inviato: sab, 23 mag 2015 14:31
di Ferdinand Bardamu
Non si crucci: quel costrutto, secondo il Serianni (
Italiano, Milano: «Garzanti», 2000, «Glossario e dubbi linguistici» s.v. «
Che polivalente»), è «[d]a evitare […] nello scritto ma anche nel parlato colloquiale», però mi capita di usarlo senza problemi, se la situazione lo consente. A parlare sempre sempre ammodino, anche cogli amici al bar e coi parenti stretti a tavola, si fa un po’ la figura degli snobbe, almeno a mio parere.

Inviato: sab, 23 mag 2015 15:28
di sempervirens
La ringrazio per la Sua franchezza. Dal paesello mi sono portato tutto il vocabolario di quei posti, ma il tutto fossilizzato a quei tempi, e parlo di una trentina d'anni fa. Poi cogli anni e con la poca pratica della lingua i risultati sono quelli che sono.
A buon rendere!

Inviato: dom, 24 mag 2015 9:07
di Sixie
Tornando all'uso di
testé: oltre che
letter. e
antiq. mi chiedevo se non potrebbe assumere anche quello di
ironico, dato il contesto in cui è stato proferito.
Mi chiedo anche: qual'è l'origine di questo avverbio? Ipotizzo un
tes-té, abbreviazione e ripetizione di "teso",
tes(o)-te(so).

Inviato: dom, 24 mag 2015 10:01
di Infarinato
Sixie ha scritto:Mi chiedo anche:
qual'è qual è l'origine di questo avverbio? Ipotizzo un
tes-té, abbreviazione e ripetizione di "teso",
tes(o)-te(so).

Per codeste cose basta consultare un
[buon] vocabolario.

Inviato: dom, 24 mag 2015 12:57
di valerio_vanni
Mi sfugge il significato dell'espressione "teso teso", per lo meno in relazione a questo significato temporale.
Inviato: dom, 24 mag 2015 14:52
di Infarinato
GRADIT e DISC chiosano: «nel senso di dritto dritto»… Si tratta comunque d’un etimo incerto, ancorché plausibile a detta del DELI.
Inviato: mer, 27 mag 2015 11:28
di moscerino
Intervengo. Se è vero, com'è vero, che "testé" si riferisce generalmente al passato, è altrettanto vero che l'uso meno comune dell'avverbio temporale è ora, in questo momento. Dalla Lessicografia della Crusca: Avverb. di tempo, e vale ora, in questo punto, poco avanti.
Inviato: mer, 27 mag 2015 11:45
di Infarinato
Sí, come rifermento [un po’ piú moderno], bastava anche il Treccani:
Tuttavia, essendo d’uso raro e perlopiú scherzoso in italiano moderno, ed essendo il significato nella frase in esame quello ancora piú raro di «ora, adesso» («di qui a poco» avrebbe richiesto il futuro per maggiore perspicuità), possiamo dire che, sul piano comunicativo, la scelta lessicale del locutore non è stata delle piú felici…
Inviato: gio, 28 mag 2015 11:00
di domna charola
Secondo me, da come è stata descritta la situazione, il locutore non si è posto molti problemi grammaticali, e ha scelto di accostare volutamente un termine che suonasse "aulico" a un'azione di carattere opposto, che solitamente si cerca di mantenere nell'ambito privato. Non so se riesco a rendere l'idea, ma qualcosa del tipo: "ebbene sì e ve lo annuncio pure!, quindi uso apposta una forma da grande dichiarazione di importanza strategica." Un voluto contrasto per far ridere, insomma.
Inviato: gio, 28 mag 2015 11:17
di Sixie
Secondo me, alla luce di quanto chiosano GRADIT e DISC, "testé" è da intendersi come dritto dritto:
Vado dritto dritto al bagno (detto in maniera più comune: "mi fiondo al bagno").
Inviato: gio, 28 mag 2015 11:35
di Infarinato
Ma dritto dritto è l’etimo [peraltro incerto] di testé, e non può certo essere ciò che era nella testa del locutore, visto che testé, quel significato, oggi non ce l’ha [piú].