In attesa del responso dei Cruscanti Maggiori, dico la mia.
Mi pare che nel quesito posto da sempervirens confluiscano due problemi: la scelta della preposizione e l'uso (o la soppressione) dell'articolo. Per il primo punto, credo che in questi casi - diciamo così - "idiomatici o semi-idiomatici" tutto si riduca a quale preposizione è stata selezionata dall'uso tradizionale (e immagino che possano esserci delle differenze tra i vari italiani regionali). Io, ad esempio, direi che sono
sul treno e
alla spiaggia (non contemporaneamente, s'intende

). Queste sono le scelte che farei spontaneamente, le scelte "neutre" - per così dire - che proprio grazie alla loro genericità possono andar bene nella stragrande maggioranza dei casi. Poi, ovviamente, esistono altre possibilità per casi più specifici. Ad esempio, una frase come
"la polizia iniziò le ricerche dal domicilio del presunto ladro, ma il ricercato non era..." potrebbe finire con
"a casa" (scelta "per tutte le stagioni") o
"in casa" (che dà maggiormente il senso dell'ispezione di un ambiente circoscritto); viceversa, posso solo dire che
è bello tornare a casa, e non
in casa. Certo, qui entra prepotentemente in gioco il fattore "espressioni cristallizzate", il che ci conduce al secondo punto: articolo sì, articolo no.
Per quello che ho potuto vedere in prima persona, le espressioni che riguardano situazioni che il parlante sente come consuete e familiari tendono a farsi astratte, perdendo l'articolo e non indicando più (soltanto) una fotografia oggettiva (alla stregua di un navigatore satellitare che ti colloca qui o là), ma descrivendo un "modo d'essere" del soggetto più che uno "stato in luogo". Il ripristino dell'articolo riporta l'espressione da un piano generico/astratto a uno più specifico/concreto: in un altro filone si parlava appunto della differenza tra
tornare a casa e
tornare nella casa della propria infanzia. Per ciò che riguarda la spiaggia, ad esempio, posso riportare quello che ho sentito nella mia concreta esperienza balneare (ligure): lì si dice abitualmente
"vado alla spiaggia, sono stato alla spiaggia": lo dicono i turisti e i "nativi". Ma solo quest'ultimi dicono anche (nel registro meno sorvegliato)
"andare, essere a spiaggia"; forse proprio perché la spiaggia e il mare sono parte integrante della loro esperienza quotidiana. Allo stesso modo, nel mondo avvocatesco (romano, in questo caso) ho sentito dire con la massima disinvoltura che
"il dottore è a studio" (nel senso di
"in ufficio"): evidentemente, per loro lo
studio si è sublimato divenendo "categoria dello spirito", come
"casa e chiesa" (
andare a casa, andare in chiesa) e
"casa e bottega" (ed è interessante notare che, con l'uscita delle tradizionali
botteghe dalla nostra viva esperienza, anche un'espressione come
"andare a bottega" suona più forzata e quasi artificiale).
Questa, più o meno, è la mia idea. Ma con questo caldo non mi sento di assumermene la responsabilità.
