Grazie, Roberto. Tuttavia, questa è una baggianata:
Klajn (1972) ha scritto:L'inglese una volta non tollerava la finale -a (cfr. ancor oggi nei dialetti idee, Barbary, Californy, ecc.), ma essa vi è penetrata attraverso i numerosi prestiti del tipo umbrella.
Come ho scritto in quel famoso intervento (che piú non cito per non annoiare oltremodo i nostri venticinque lettori), dal momento che in inglese non esiste il vincolo d’una scrittura che rappresenti [piú o meno] fedelmente la pronuncia, esso si può permettere di adattare
tutto: una parola come
umbrella non aggiunge
nulla di nuovo alla fonotassi/fonologia inglese, ché quella
-a si pronuncia (almeno in inglese britannico) esattamente come l’
-er di
mother, tant’è vero che una «/r/ intrusiva» viene inserita quando essa si lega a una parola che inizi per vocale (questo, almeno per tutti i parlanti britannici, ad eccezione, forse, di qualche
lord e del
Royal Professor of English […quando ci stanno attenti!]).
In inglese americano, poi, l’assuefazione alla terminazione /-@/ è favorita dall’esempio della pronuncia inglese, di quella afroamericana e anche di altre pronunce americane minoritarie.
Quindi, l’affermazione del Klajn si deve rileggere cosí: «oggi in inglese non usa piú
adattare grafomorfologicamente le parole terminanti in
-a» —la fonetica non c’entra un fico secco.
Sul serbocroato non mi pronuncio ché non posso pronunciarmi, ma non mi stupirei se anche qui il cambiamento fosse semplicemente grafico (/morfologico?).
Quanto alle osservazioni di Folena, non mi sembra proprio che aggiungano nulla di nuovo alla nostra [lunghissima e, da un po’ di tempo in qua, francamente anche un po’ sterile] discussione. Mi limito a commentare brevissimamente (e —ahimè— ripetendomi per l’ennesima volta) il passo seguente:
Folena (1964) ha scritto:[...]L'italiano, l'unica delle grandi lingue di cultura che abbia difficoltà, come s'è visto, ad ammettere finali consonantiche, deve e dovrà probabilmente pagare questo scotto a un linguaggio che ha basi internazionali…
Ma quale scotto? Basta tradurre e/o adattare come si fa in
tutti gli altri paesi di lingua neolatina! Smettiamola di accampare scuse per la nostra pigrizia e la nostra poca sensibilità linguistica (
lege: «poca sensibilità per la nostra identità linguistica»)!