
È già da un po' di tempo che mi frullava in testa l'idea di trovare un prefisso[ide] che consentisse di risolvere, in un sol colpo, il problema di rendere in modo accettabile anche in italiano la messe di anglicismi costruiti, sul modello di e-mail, col prefisso e-.
Il risultato delle mie riflessioni, per quanto essenzialmente accademico, mi pare comunque meritevole di un qualche interesse; e cosí, avendo notato un certo risveglio dell'attenzione per l'argomento adattamenti, oggi, approfittando dell'occasione di compiere un anno di permanenza in questa splendida piazza

Allora, state a sentire. Sappiamo che in italiano, di solito, la formazione dei composti è opposta a quella inglese, cioè presenta la "testa" (l'elemento caratterizzante) a sinistra: quindi dire «*e-posta», o «*e-libro» appare innaturale, perché suggerisce una costruzione come "elettronico-qualcosa", che non è italiana.
Tuttavia «*posta-e» o «*libro-e» appaiono altrettanto improponibili, anche perché in italiano non è usanza inserire trattini all'interno delle parole come in altre lingue.
Invece un prefissoide come tele-, sia col significato originario di lontano che con quelli acquisiti di televisivo e telefonico, s'è dimostrato produttivo ed è largamente accettato nella formazione di neologismi. E la sua posizione è sempre come prefisso, perciò permette di formare composti con la testa a destra: «giornale televisivo» = telegiornale (e non *giornale-tele).
Inoltre, cosa ancor piú importante, un simile prefissoide è produttivo; continuano, infatti, a nascere neologismi che risultano accettabili anche quando, onestamente, risultano poco "scorrevoli": si pensi alla telelettura (del contatore), quasi uno scioglilingua!

Fatto questo (doveroso?) preambolo, passiamo a noi. Sappiamo bene che il prefisso inglese «e-» sta per electronic, anche se quello che indica, in realtà, è la Rete. E allora, perché non prendere un paio di lettere in più, e coniare in italiano un prefisso «ele-», con lo stesso significato (e costruzione) di quello inglese?

Non vi sarà sfuggito che ele- ricorda molto da vicino il suono di tele-, e quindi appare, già in partenza, accettabile per l'orecchio di un italiano! Anche la costruzione dei composti appare identica a quella di tele-, e consente di applicare le regole già acquisite (ad esempio, il comportamento davanti a vocale, come in teleabbonato, teleutente).
Vi propongo, per cominciare, alcuni semplici esempi di neologismi che si potrebbero creare con questo prefisso (non so se abbia le caratteristiche per essere definito "prefissoide"

elebanca (e-banking), elelibro (e-book), elemoneta (e-cash), elecommercio (e-commerce), elefinanza (e-finance), elemodulo (e-form), elegoverno (e-government), eleposta (e-mail), eledirigenza (e-management), eledenaro (e-money), elemusica (e-music), eleditoria (e-publishing), elefirma (e-signature), elenegozio (e-shop), elebiglietto (e-ticket), eleformazione (e-training), elevoto (e-voting), elerivista (e-zine)...
E ancora, pensando a certi altri filoni attivi proprio in questo periodo, mi vengono in mente eleseminario e eleleggio.

Ciò che appare evidente anche a un primo ascolto è la "familiarità", cioè la naturalezza che queste parole, intrinsecamente, possiedono, dovuta al fatto che in italiano esistono già diverse parole che iniziano per «ele» (alcune delle quali anche lunghe: elefante, eleganza, elementare...), e tuttavia nessuna di esse pare sufficientemente "autorevole" da poter essere creduta la vera origine di "ele-", come può essere televisione per "tele-".
Inoltre si potrebbe facilmente realizzare un dualismo "ele/tele" per le stesse parole, in cui "tele" è più generico e significa "a distanza", mentre "ele" è più specifico, e significa "attraverso la Rete".
Ad esempio: un telelavoro sarebbe più generico di un elelavoro, come una teleconferenza lo sarebbe rispetto a un'eleconferenza. E, in riferimento a un altro filone, e-learning potrebbe essere tradotto come «eleapprendimento», riservando il concetto piú ampio di «teleapprendimento» al distance learning!
In pratica, il nuovo prefisso potrebbe rendere superfluo anche il ricorso all'abusata locuzione on line: neologismi come «elesportello», «elesegreteria» potrebbero sostituire egregiamente sportello online e segreteria on line.

Potrebbero nascere anche parole simili ad alcune già note, ma connotate specificamente alla rete: si potrebbe parlare di elefonate, e perfino di elefonini, per le applicazioni di telefonia via rete!
I nuovi oggetti "intelligenti" basati sulla cosiddetta «internet delle cose» potrebbero essere, semplicemente, "elecomandati".
Insomma, le nuove possibilità sarebbero molteplici. Ma come far diffondere questo nuovo prefisso? Secondo me, ciò potrebbe avvenire per imitazione: basterebbe lanciare l'idea, sotto forma di un neologismo simile a quelli citati, purché orecchiabile e magari relativo a una qualche novità (penso a qualcosa come «elecomando»

A quel punto, forse, nuove applicazioni potrebbero nascere e diffondersi spontaneamente, divenendo il suo significato viepiù trasparente.
È l'uovo di Colombo o soltanto un'idea senz'alcuna possibilità di successo? È ciò che vorrei capire; perciò, a questo punto, mi piacerebbe ascoltare anche il vostro parere al riguardo.
