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Congiuntivo nella frase relativa
Inviato: mar, 11 ott 2016 17:26
di Vinci
Sono di nuovo qui con i miei dubbi.
Si usa il congiuntivo o indicativo nella seguente frase: "... aperto a tutti coloro che vogliono/vogliano collaborare". Grazie.
Inviato: mar, 11 ott 2016 17:46
di Animo Grato
La mia poco autorevole opinione è che si possa dire in entrambi i modi. Il che non significa che le due possibilità siano perfettamente equivalenti.
Tralasciando le differenze di tono (con la sciccheria che il congiuntivo quasi automaticamente comporta), c'è una lieve differenza di significato: nella frase coll'indicativo si presenta come un dato oggettivo il fatto che ci sono persone desiderose di collaborare; nella variante col congiuntivo l'esistenza di tali volenterosi è vista come eventuale, ipotetica, da verificare.
In sintesi:
aperto a tutti coloro che vogliono collaborare: so che ci siete, sappiate che siete i benvenuti;
aperto a tutti coloro che vogliano collaborare: nel caso che qualcuno sia interessato, sappia che può collaborare.
Inviato: mar, 11 ott 2016 18:18
di Fausto Raso
Concordo con Animo Grato.
Inviato: mar, 11 ott 2016 22:35
di marcocurreli
Concordo anch'io. Spesso la scelta è dovuta più a ragioni inconscie che a una manifesta volontà, a seconda che il parlante sia tendenzialmente ottimista o pessimista, sicuro di sé o insicuro nelle sue affermazioni.
Sotto quest'aspetto mi pare interessante notare come dall'uso di un indicativo o di un congiuntivo si possano trarre indicazioni sulla natura umana (per esempio un congiuntivo usato da una persona che millanta una sicurezza che non ha).
Inviato: mer, 12 ott 2016 0:37
di Fausto Raso
marcocurreli ha scritto:Concordo anch'io. Spesso la scelta è dovuta più a ragioni inconscie che a una manifesta volontà, a seconda che il parlante sia tendenzialmente ottimista o pessimista, sicuro di sé o insicuro nelle sue affermazioni.
Il gentile
marcocurreli mi perdonerà se gli faccio notare che
inconsce si scrive senza la "i".
Inviato: mer, 12 ott 2016 8:31
di Ferdinand Bardamu
Una dubbio simile è stato esposto già parecchie volte nel nostro foro: si veda
questa semplice ricerca interna.
Inviato: mer, 12 ott 2016 15:24
di marcocurreli
Fausto Raso ha scritto:Il gentile
marcocurreli mi perdonerà se gli faccio notare che
inconsce si scrive senza la "i".
La ringrazio della correzione, provvederò alle necessarie modifiche. Probabilmente sono stato tratto in inganno dal Treccani e dal DOP (entrambi in rete), che alla voce inconscio segnalano: «pl. f. -sce o -scie».
Inviato: mer, 12 ott 2016 15:49
di Infarinato
marcocurreli ha scritto:Probabilmente sono stato tratto in inganno dal Treccani e dal DOP (entrambi in rete), che alla voce inconscio segnalano: «pl. f. -sce o -scie».
Infatti sono
entrambe corrette, anche se oggigiorno la seconda variante (
etimologica) è indubbiamente rara.
Inviato: mer, 12 ott 2016 19:48
di Fausto Raso
Gentile marcocurreli, incredibile! Non so il DOP, ma il Treccani si dà la zappa sui piedi:
-CIA, -GIA, -SCIA, PLURALE DEI NOMI IN
Nei plurali dei sostantivi femminili terminanti con le sillabe -cia o -gia non accentate, la grafia segue di solito una regola pratica:
– si conserva la i quando la c e la g sono precedute da vocale
acacia ▶ acacie
ciliegia ▶ ciliegie
– si elimina la i quando c e g sono precedute da consonante
goccia ▶ gocce
spiaggia ▶ spiagge
Si tratta di una questione puramente ortografica: al plurale, infatti, la i non viene pronunciata (come nel singolare) e non serve neanche a indicare la corretta pronuncia della c e della g (come invece accade nel singolare); dunque potrebbe essere eliminata sempre. E questo accade – in una situazione analoga – con i nomi che terminano con la sillaba -scia non accentata
conscia ▶ consce
coscia ▶ cosce
fascia ▶ fasce
Quando invece la i dei gruppi -cia, -gia, -scia è accentata, al plurale (ovviamente) si conserva sempre
farmacìa ▶ farmacìe
strategìa ▶ strategìe
scìa ▶ scìe.
La regola pratica che viene qui indicata per le parole in -cia e -gia si è diffusa e imposta solo a partire dalla metà del Novecento. Questo spiega, in testi più antichi, la presenza di grafie che seguono un diverso criterio, ispirato dall’etimologia
provincie (latino provinciae)
ciliege (latino *cereseae)
La prima grafia, ad esempio, si ritrova ancora nelle targhe e nei cartelli stradali di molte città.