Si usa il congiuntivo o indicativo nella seguente frase: "... aperto a tutti coloro che vogliono/vogliano collaborare". Grazie.
Congiuntivo nella frase relativa
Moderatore: Cruscanti
Congiuntivo nella frase relativa
Sono di nuovo qui con i miei dubbi.
Si usa il congiuntivo o indicativo nella seguente frase: "... aperto a tutti coloro che vogliono/vogliano collaborare". Grazie.
Si usa il congiuntivo o indicativo nella seguente frase: "... aperto a tutti coloro che vogliono/vogliano collaborare". Grazie.
- Animo Grato
- Interventi: 1384
- Iscritto in data: ven, 01 feb 2013 15:11
La mia poco autorevole opinione è che si possa dire in entrambi i modi. Il che non significa che le due possibilità siano perfettamente equivalenti.
Tralasciando le differenze di tono (con la sciccheria che il congiuntivo quasi automaticamente comporta), c'è una lieve differenza di significato: nella frase coll'indicativo si presenta come un dato oggettivo il fatto che ci sono persone desiderose di collaborare; nella variante col congiuntivo l'esistenza di tali volenterosi è vista come eventuale, ipotetica, da verificare.
In sintesi:
aperto a tutti coloro che vogliono collaborare: so che ci siete, sappiate che siete i benvenuti;
aperto a tutti coloro che vogliano collaborare: nel caso che qualcuno sia interessato, sappia che può collaborare.
Tralasciando le differenze di tono (con la sciccheria che il congiuntivo quasi automaticamente comporta), c'è una lieve differenza di significato: nella frase coll'indicativo si presenta come un dato oggettivo il fatto che ci sono persone desiderose di collaborare; nella variante col congiuntivo l'esistenza di tali volenterosi è vista come eventuale, ipotetica, da verificare.
In sintesi:
aperto a tutti coloro che vogliono collaborare: so che ci siete, sappiate che siete i benvenuti;
aperto a tutti coloro che vogliano collaborare: nel caso che qualcuno sia interessato, sappia che può collaborare.
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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Fausto Raso
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- marcocurreli
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- Località: Cagliari
Concordo anch'io. Spesso la scelta è dovuta più a ragioni inconscie che a una manifesta volontà, a seconda che il parlante sia tendenzialmente ottimista o pessimista, sicuro di sé o insicuro nelle sue affermazioni.
Sotto quest'aspetto mi pare interessante notare come dall'uso di un indicativo o di un congiuntivo si possano trarre indicazioni sulla natura umana (per esempio un congiuntivo usato da una persona che millanta una sicurezza che non ha).
Sotto quest'aspetto mi pare interessante notare come dall'uso di un indicativo o di un congiuntivo si possano trarre indicazioni sulla natura umana (per esempio un congiuntivo usato da una persona che millanta una sicurezza che non ha).
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Fausto Raso
- Interventi: 1725
- Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25
Il gentile marcocurreli mi perdonerà se gli faccio notare che inconsce si scrive senza la "i".marcocurreli ha scritto:Concordo anch'io. Spesso la scelta è dovuta più a ragioni inconscie che a una manifesta volontà, a seconda che il parlante sia tendenzialmente ottimista o pessimista, sicuro di sé o insicuro nelle sue affermazioni.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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- Ferdinand Bardamu
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Una dubbio simile è stato esposto già parecchie volte nel nostro foro: si veda questa semplice ricerca interna.
- marcocurreli
- Interventi: 625
- Iscritto in data: ven, 25 set 2009 22:36
- Località: Cagliari
La ringrazio della correzione, provvederò alle necessarie modifiche. Probabilmente sono stato tratto in inganno dal Treccani e dal DOP (entrambi in rete), che alla voce inconscio segnalano: «pl. f. -sce o -scie».Fausto Raso ha scritto:Il gentile marcocurreli mi perdonerà se gli faccio notare che inconsce si scrive senza la "i".
- Infarinato
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Infatti sono entrambe corrette, anche se oggigiorno la seconda variante (etimologica) è indubbiamente rara.marcocurreli ha scritto:Probabilmente sono stato tratto in inganno dal Treccani e dal DOP (entrambi in rete), che alla voce inconscio segnalano: «pl. f. -sce o -scie».
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Fausto Raso
- Interventi: 1725
- Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25
Gentile marcocurreli, incredibile! Non so il DOP, ma il Treccani si dà la zappa sui piedi:
-CIA, -GIA, -SCIA, PLURALE DEI NOMI IN
Nei plurali dei sostantivi femminili terminanti con le sillabe -cia o -gia non accentate, la grafia segue di solito una regola pratica:
– si conserva la i quando la c e la g sono precedute da vocale
acacia ▶ acacie
ciliegia ▶ ciliegie
– si elimina la i quando c e g sono precedute da consonante
goccia ▶ gocce
spiaggia ▶ spiagge
Si tratta di una questione puramente ortografica: al plurale, infatti, la i non viene pronunciata (come nel singolare) e non serve neanche a indicare la corretta pronuncia della c e della g (come invece accade nel singolare); dunque potrebbe essere eliminata sempre. E questo accade – in una situazione analoga – con i nomi che terminano con la sillaba -scia non accentata
conscia ▶ consce
coscia ▶ cosce
fascia ▶ fasce
Quando invece la i dei gruppi -cia, -gia, -scia è accentata, al plurale (ovviamente) si conserva sempre
farmacìa ▶ farmacìe
strategìa ▶ strategìe
scìa ▶ scìe.
La regola pratica che viene qui indicata per le parole in -cia e -gia si è diffusa e imposta solo a partire dalla metà del Novecento. Questo spiega, in testi più antichi, la presenza di grafie che seguono un diverso criterio, ispirato dall’etimologia
provincie (latino provinciae)
ciliege (latino *cereseae)
La prima grafia, ad esempio, si ritrova ancora nelle targhe e nei cartelli stradali di molte città.
-CIA, -GIA, -SCIA, PLURALE DEI NOMI IN
Nei plurali dei sostantivi femminili terminanti con le sillabe -cia o -gia non accentate, la grafia segue di solito una regola pratica:
– si conserva la i quando la c e la g sono precedute da vocale
acacia ▶ acacie
ciliegia ▶ ciliegie
– si elimina la i quando c e g sono precedute da consonante
goccia ▶ gocce
spiaggia ▶ spiagge
Si tratta di una questione puramente ortografica: al plurale, infatti, la i non viene pronunciata (come nel singolare) e non serve neanche a indicare la corretta pronuncia della c e della g (come invece accade nel singolare); dunque potrebbe essere eliminata sempre. E questo accade – in una situazione analoga – con i nomi che terminano con la sillaba -scia non accentata
conscia ▶ consce
coscia ▶ cosce
fascia ▶ fasce
Quando invece la i dei gruppi -cia, -gia, -scia è accentata, al plurale (ovviamente) si conserva sempre
farmacìa ▶ farmacìe
strategìa ▶ strategìe
scìa ▶ scìe.
La regola pratica che viene qui indicata per le parole in -cia e -gia si è diffusa e imposta solo a partire dalla metà del Novecento. Questo spiega, in testi più antichi, la presenza di grafie che seguono un diverso criterio, ispirato dall’etimologia
provincie (latino provinciae)
ciliege (latino *cereseae)
La prima grafia, ad esempio, si ritrova ancora nelle targhe e nei cartelli stradali di molte città.
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«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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