puer ha scritto:"Quello che fai fuori di qui,
a me non
riguarda".
Credo sia interessante vedere come nasce questa frase. Potrei scommettere che ciò che il parlante aveva in mente era "Quello che fai fuori di qui,
a me non
mi riguarda". Con un verbo transitivo, l'anticipazione (o, graficamente, dislocazione a sinistra) del complemento oggetto espresso da un pronome personale può generare il cosiddetto
accusativo preposizionale ("a me") con ripresa dello stesso tramite il clitico ("mi") [può trovare qualcosa
qui]. A seconda della persona pronominale, questa costruzione può
apparire identica alla ridondanza del complemento di termine (il classico "a me mi piace"). Con la terza persona, invece, la differenza dei due costrutti salta all'occhio ("
a lui gli [comp. di termine] daranno un aumento"; "
a lui questa faccenda non
lo [comp. oggetto] riguarda").
Ciò detto, la frase dell'esempio evidentemente è nata come "Quello che fai fuori di qui,
a me non
mi riguarda", e poi, per evitare il famigerato "a me mi", è stata "corretta" in senso più "formale" (almeno nelle intenzioni) sopprimendo il "mi".
Purtroppo, però, questa è una strada praticabile solo nei casi di ridondanza del complemento di termine ("a me piace" invece di "a me mi piace"), mentre con l'anticipazione del complemento oggetto dà vita a un mostro, perché senza la ripresa del clitico l'accusativo preposizionale all'inizio della frase non viene più riconosciuto come tale, e sembra un complemento di termine appeso al nulla.
In conclusione, o si lascia la frase nella sua spontanea informalità ("Quello che fai fuori di qui,
a me non
mi riguarda") o, in un registro più sorvegliato, l'unica alternativa è "Quello che fai fuori di qui non
mi riguarda": la via di mezzo ("Quello che fai fuori di qui,
a me non riguarda") non è possibile.