Pronuncia pregeminante di alcuni monosillabi
Inviato: lun, 22 mag 2017 9:24
Salve! Vorrei aprire questo filone perché ho notato che di quest'argomento non si parla quasi da nessuna parte (né qui, né altrove). Se non fosse per il DiPI, anzi, non si riuscirebbe neppure a stabilire se una pronuncia pregeminante esista davvero!
Per chi non conoscesse il fenomeno, mi riferisco al fatto che, in alcune varietà centro-meridionali (ma non in italiano stàndaro) alcuni monosillabi, quali piú, qui/qua, lí/là (e talvolta o localmente anche altri) sono pronunciati sempre [piú o meno] rafforzati, anche quando seguono una parola ageminante.
Nel mio italiano regionale, ad esempio, la pregeminazione riguarda piú, qui/qua, che (pronome/aggettivo interrogativo ed esclamativo) e ci. Non pregeminano, invece, lí e là.
Ad alcuni parlanti "scappa" pure la pregeminazione di per, che invece dai piú è avvertita come dialettale.
Naturalmente, la causa principale di questo fenomeno è proprio l'influenza del dialetto, i cui corrispettivi termini sono sempre [pre-]geminanti. Tuttavia, l'ascolto dei doppiaggi televisivi non aiuta piú di tanto, visto che il fenomeno pare essere presente anche a Roma...
Il DiPI marca la pregeminazione di piú, qui/qua, lí/là come "tollerabile", ma poco o nulla dice a proposito di «che» e «ci».
Vi presento, in proposito, uno specchietto riassuntivo delle raccomandazioni del DiPI ("depurato" dagli esempi):
• Piú, qui/qua, lí/là: geminanti; pregeminazione "tollerata", presente al centro ma non in Toscana.
•Che: geminante; pregeminazione (di che congiunzione) "trascurata". (E negli altri casi?
)
•Ci: ageminante; pregeminazione (unicamente di c, lettera alfabetica) "accettabile".
Sulla base di quanto esposto, mi piacerebbe sapere che cosa ne pensano gli esperti (e no
) di questo fenomeno.
È da correggere o evitare?
Può essere invece mantenuto (come il raddoppiamento fonosintattico), dal momento che conferisce piú espressività al parlato?
A questo punto, non volendo risultare troppo prolisso, rimanderei gli esempi e le altre domande che ho intenzione di proporvi a un intervento successivo. Spero, nel frattempo, che l'argomento susciti anche il vostro interesse, e che troviate il tempo d'esprimere il vostro parere.
Come al solito, non esitate a chiedere chiarimenti, se necessario: sarò pronto a fornirveli!
Per chi non conoscesse il fenomeno, mi riferisco al fatto che, in alcune varietà centro-meridionali (ma non in italiano stàndaro) alcuni monosillabi, quali piú, qui/qua, lí/là (e talvolta o localmente anche altri) sono pronunciati sempre [piú o meno] rafforzati, anche quando seguono una parola ageminante.
Nel mio italiano regionale, ad esempio, la pregeminazione riguarda piú, qui/qua, che (pronome/aggettivo interrogativo ed esclamativo) e ci. Non pregeminano, invece, lí e là.

Ad alcuni parlanti "scappa" pure la pregeminazione di per, che invece dai piú è avvertita come dialettale.
Naturalmente, la causa principale di questo fenomeno è proprio l'influenza del dialetto, i cui corrispettivi termini sono sempre [pre-]geminanti. Tuttavia, l'ascolto dei doppiaggi televisivi non aiuta piú di tanto, visto che il fenomeno pare essere presente anche a Roma...

Il DiPI marca la pregeminazione di piú, qui/qua, lí/là come "tollerabile", ma poco o nulla dice a proposito di «che» e «ci».
Vi presento, in proposito, uno specchietto riassuntivo delle raccomandazioni del DiPI ("depurato" dagli esempi):
Riassumendo, si avrebbe:Il DiPI, alle rispettive voci, ha scritto:piú
pju*; *- •
[T*, °/*UM*, *L*/°, *R*]
qui
(↓-í) ˈkwi*; *- •
[T*, °/*U*/°, */°M*, *L*/°, *R*]
là
(↓la, ↓lá) ˈla*; *- •
[T*, °/*U*/°, */°M*, *L*/°, *R*]
che
(cong., rel., inter., escl., ↕ch’V-) ke*
(cong. ↓*k-) •
[TL*/°, UMR*]
ci
(avv., pron.) ʧi° + /C/ •
[…]
(c) ˈʧi*, *-
[T*, *ULR*, */°M*]
• Piú, qui/qua, lí/là: geminanti; pregeminazione "tollerata", presente al centro ma non in Toscana.
•Che: geminante; pregeminazione (di che congiunzione) "trascurata". (E negli altri casi?

•Ci: ageminante; pregeminazione (unicamente di c, lettera alfabetica) "accettabile".
Sulla base di quanto esposto, mi piacerebbe sapere che cosa ne pensano gli esperti (e no

È da correggere o evitare?
Può essere invece mantenuto (come il raddoppiamento fonosintattico), dal momento che conferisce piú espressività al parlato?
A questo punto, non volendo risultare troppo prolisso, rimanderei gli esempi e le altre domande che ho intenzione di proporvi a un intervento successivo. Spero, nel frattempo, che l'argomento susciti anche il vostro interesse, e che troviate il tempo d'esprimere il vostro parere.
Come al solito, non esitate a chiedere chiarimenti, se necessario: sarò pronto a fornirveli!
