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«Di che» / «del fatto che»
Inviato: gio, 06 lug 2017 10:52
di draco37
Buongiorno, vorrei un vostro parere riguardo alle due frasi seguenti:
- "L'orgoglio lo rese dimentico di che si trovava ancora sotto tiro".
- "L'orgoglio lo rese dimentico del fatto che si trovava ancora sotto tiro".
La prima è corretta?
Certo, potrei scrivere: "...del trovarsi ancora sotto tiro", ma non è mia intenzione; vorrei capire se a livello di sintassi la parola "fatto" sia un pleonasmo sacrificabile o meno.
Grazie
Inviato: gio, 06 lug 2017 12:22
di draco37
Aggiungo una nota.
Sovente mi capita di utilizzare la forma "da che" (in rari casi uso "dacché", ossia la congiunzione di cui "da che" è etimologia).
Pertanto, poiché "da che" è tutt'ora in uso - per alcuni scrittori, beninteso; poi sono scelte di stile... - al posto di "dal momento che", mi chiedevo se trovi altrettanta fondatezza il costrutto "di che" al posto di "del fatto che", sebbene il primo suoni un po' forzato all'orecchio, forse perché poco utilizzato.
Cioè troncare la parola "fatto", proprio come nel caso di "momento" in "da che".
Grazie.
Inviato: gio, 06 lug 2017 12:35
di Millermann
Benvenuto, draco (anzi: Andrea)!

Guardi, se vuole andare sul sicuro, la seconda frase (come lei sa già) è ineccepibile. La prima, non saprei dire perché, non m'ispira poi tanto...

Volendo alleggerire il testo, io leverei anche la preposizione, ricorrendo a un
che "polivalente": «lo rese dimentico che...».
Le sembra troppo colloquiale?
Riguardo all'altro suo ragionamento,
dacché (o
da che) è registrato nei vocabolari, e quindi il suo uso è certamente lecito. Invece «di che» è solitamente associato a «[qualcosa] di/con cui» (es. «avere di che nutrirsi») e, usato al posto di «del fatto che», mi suonerebbe di registro eccessivamente alto, ricercato e letterario. Ascolterei però anche altri pareri.

Inviato: gio, 06 lug 2017 16:03
di Animo Grato
Benvenuto anche da parte mia!
Sbrigati i convenevoli, diciamo subito che la prima frase è inaccettabile. Alcuni sostantivi e aggettivi possono reggere direttamente un'oggettiva, introdotta da
che o da
di (se il verbo è all'infinito). Ad esempio,
consapevole: "consapevole di essere in torto", "consapevole che non tutti i casi sono equiparabili". In altri casi (appunto!

) è indispensabile adoperare
del fatto che. Mi pare che ci fosse un filone dedicato a quest'argomento, ma non riesco a ritrovarlo... Comunque, resta il fatto che
di e
che si escludono a vicenda.
Questo per ciò che riguarda le oggettive (come quella del Suo esempio).
Ma
dimentico (aggettivo)
di che, di per sé, non è una sequenza impossibile: è legittima se
dimentico introduce un'interrogativa indiretta ("
dimentico di che cosa volessi dire").
Inviato: gio, 06 lug 2017 20:15
di draco37
Buonasera, grazie per i preziosi interventi.
Ho deciso alfine di ripiegare sulla seconda frase, anziché di inserire un "che" generico; ho altresì evitato la forma all'infinito, per via di una ripetizione ravvicinata che si verrebbe a creare nel paragrafo (che per ragioni di lunghezza non sono stato a riportare).
Provo disamore verso la formula "del fatto che", poiché appesantisce la frase, ma, in mancanza di alternative, mi vedo coartato a farne uso; cercavo un modo per detronizzarlo, ma a quanto pare invano - astrazion fatta per la forma all'infinito.
Auguro una buona serata a tutti voi.
Inviato: gio, 06 lug 2017 20:33
di Animo Grato
Be', se la domanda non era dettata da un mero rovello grammaticale, ma dalla necessità di esprimere in modo snello il concetto, può sempre scrivere che "l'orgoglio gli fece dimenticare che si trovava ancora sotto tiro".
Inviato: gio, 06 lug 2017 20:50
di valerio_vanni
Oppure "gli fece dimenticare di trovarsi".
Re: Di che / Del fatto che
Inviato: ven, 07 lug 2017 0:13
di marcocurreli
draco37 ha scritto: ... sia un pleonasmo sacrificabile o meno.
Mi perdoni la digressione, ma sarebbe meglio "o no" invece di "o meno" (ci sono diverse discussioni al riguardo).
Approffitto comunque dell'occasione per darle il benvenuto anche da parte mia.
Saluti,
Marco Curreli
Inviato: ven, 07 lug 2017 1:04
di draco37
Salve Marco.
Si figuri. Le due locuzioni sono entrambe corrette; la scelta dipende dal taglio che si vuole dare alla frase. In generale, "o meno" è più scorrevole, e lo prediligo nei periodi lunghi.
Inviato: ven, 07 lug 2017 1:58
di Marco1971
draco37 ha scritto:Si figuri. Le due locuzioni sono entrambe corrette; la scelta dipende dal taglio che si vuole dare alla frase. In generale, "o meno" è più scorrevole, e lo prediligo nei periodi lunghi.
Benvenuto anche da parte mia.
Naturalmente tutto è opinione, ma vorrei capire in che senso
o meno sia per lei piú scorrevole di
o no.
Non si abbandoni alle cattive abitudini.
Legga
qui in particolare.
Inviato: ven, 07 lug 2017 10:45
di draco37
Buongiorno Marco,
Perché è meno formale. Suona un poco dialettale, ed è talmente usato nel parlato che accorcia il tempo di reazione delle sinapsi. Lei cosa ne pensa?
Ho letto l'articolo, e mi è parso di capire che alla fine dei giochi abbia vinto il"o no"; se così è, aggiornerò il mio usus scribendi.
Grazie per l'intervento.
Inviato: ven, 07 lug 2017 18:51
di Marco1971
Per me,
o meno è una di quelle espressioni da bandire totalmente dal proprio lessico; la riterrei accettabile solo in un dialogo che voglia rispecchiare un parlato molto informale.
Quanto all’argomento di questo filone, concordo con quel che è già stato detto: in quel contesto,
di che è agrammaticale, e le sono state fornite validissime soluzioni fra cui scegliere.

Inviato: mar, 11 lug 2017 19:10
di draco37
Ho approfondito la digressione su o meno, e alfine mi sono convinto di eliminarlo in favore di o no.
Grazie per i consigli profferti.