«Di che» / «del fatto che»

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draco37
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«Di che» / «del fatto che»

Intervento di draco37 »

Buongiorno, vorrei un vostro parere riguardo alle due frasi seguenti:
  1. "L'orgoglio lo rese dimentico di che si trovava ancora sotto tiro".
  2. "L'orgoglio lo rese dimentico del fatto che si trovava ancora sotto tiro".
La prima è corretta?

Certo, potrei scrivere: "...del trovarsi ancora sotto tiro", ma non è mia intenzione; vorrei capire se a livello di sintassi la parola "fatto" sia un pleonasmo sacrificabile o meno.

Grazie
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draco37
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Intervento di draco37 »

Aggiungo una nota.

Sovente mi capita di utilizzare la forma "da che" (in rari casi uso "dacché", ossia la congiunzione di cui "da che" è etimologia).

Pertanto, poiché "da che" è tutt'ora in uso - per alcuni scrittori, beninteso; poi sono scelte di stile... - al posto di "dal momento che", mi chiedevo se trovi altrettanta fondatezza il costrutto "di che" al posto di "del fatto che", sebbene il primo suoni un po' forzato all'orecchio, forse perché poco utilizzato.

Cioè troncare la parola "fatto", proprio come nel caso di "momento" in "da che".

Grazie.
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Millermann
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Intervento di Millermann »

Benvenuto, draco (anzi: Andrea)! :)
Guardi, se vuole andare sul sicuro, la seconda frase (come lei sa già) è ineccepibile. La prima, non saprei dire perché, non m'ispira poi tanto... :?
Volendo alleggerire il testo, io leverei anche la preposizione, ricorrendo a un che "polivalente": «lo rese dimentico che...».
Le sembra troppo colloquiale?

Riguardo all'altro suo ragionamento, dacché (o da che) è registrato nei vocabolari, e quindi il suo uso è certamente lecito. Invece «di che» è solitamente associato a «[qualcosa] di/con cui» (es. «avere di che nutrirsi») e, usato al posto di «del fatto che», mi suonerebbe di registro eccessivamente alto, ricercato e letterario. Ascolterei però anche altri pareri. :)
In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
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Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

Benvenuto anche da parte mia!
Sbrigati i convenevoli, diciamo subito che la prima frase è inaccettabile. Alcuni sostantivi e aggettivi possono reggere direttamente un'oggettiva, introdotta da che o da di (se il verbo è all'infinito). Ad esempio, consapevole: "consapevole di essere in torto", "consapevole che non tutti i casi sono equiparabili". In altri casi (appunto! :wink: ) è indispensabile adoperare del fatto che. Mi pare che ci fosse un filone dedicato a quest'argomento, ma non riesco a ritrovarlo... Comunque, resta il fatto che di e che si escludono a vicenda.
Questo per ciò che riguarda le oggettive (come quella del Suo esempio).
Ma dimentico (aggettivo) di che, di per sé, non è una sequenza impossibile: è legittima se dimentico introduce un'interrogativa indiretta ("dimentico di che cosa volessi dire").
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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draco37
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Intervento di draco37 »

Buonasera, grazie per i preziosi interventi.

Ho deciso alfine di ripiegare sulla seconda frase, anziché di inserire un "che" generico; ho altresì evitato la forma all'infinito, per via di una ripetizione ravvicinata che si verrebbe a creare nel paragrafo (che per ragioni di lunghezza non sono stato a riportare).

Provo disamore verso la formula "del fatto che", poiché appesantisce la frase, ma, in mancanza di alternative, mi vedo coartato a farne uso; cercavo un modo per detronizzarlo, ma a quanto pare invano - astrazion fatta per la forma all'infinito.

Auguro una buona serata a tutti voi.
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Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

Be', se la domanda non era dettata da un mero rovello grammaticale, ma dalla necessità di esprimere in modo snello il concetto, può sempre scrivere che "l'orgoglio gli fece dimenticare che si trovava ancora sotto tiro".
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
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valerio_vanni
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Intervento di valerio_vanni »

Oppure "gli fece dimenticare di trovarsi".
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marcocurreli
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Re: Di che / Del fatto che

Intervento di marcocurreli »

draco37 ha scritto: ... sia un pleonasmo sacrificabile o meno.
Mi perdoni la digressione, ma sarebbe meglio "o no" invece di "o meno" (ci sono diverse discussioni al riguardo).
Approffitto comunque dell'occasione per darle il benvenuto anche da parte mia.

Saluti,
Marco Curreli
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draco37
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Intervento di draco37 »

Salve Marco.

Si figuri. Le due locuzioni sono entrambe corrette; la scelta dipende dal taglio che si vuole dare alla frase. In generale, "o meno" è più scorrevole, e lo prediligo nei periodi lunghi.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

draco37 ha scritto:Si figuri. Le due locuzioni sono entrambe corrette; la scelta dipende dal taglio che si vuole dare alla frase. In generale, "o meno" è più scorrevole, e lo prediligo nei periodi lunghi.
Benvenuto anche da parte mia. :)

Naturalmente tutto è opinione, ma vorrei capire in che senso o meno sia per lei piú scorrevole di o no.

Non si abbandoni alle cattive abitudini. ;)

Legga qui in particolare.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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draco37
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Intervento di draco37 »

Buongiorno Marco,

Perché è meno formale. Suona un poco dialettale, ed è talmente usato nel parlato che accorcia il tempo di reazione delle sinapsi. Lei cosa ne pensa?

Ho letto l'articolo, e mi è parso di capire che alla fine dei giochi abbia vinto il"o no"; se così è, aggiornerò il mio usus scribendi.

Grazie per l'intervento.
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Marco1971
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Per me, o meno è una di quelle espressioni da bandire totalmente dal proprio lessico; la riterrei accettabile solo in un dialogo che voglia rispecchiare un parlato molto informale.

Quanto all’argomento di questo filone, concordo con quel che è già stato detto: in quel contesto, di che è agrammaticale, e le sono state fornite validissime soluzioni fra cui scegliere. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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draco37
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Intervento di draco37 »

Ho approfondito la digressione su o meno, e alfine mi sono convinto di eliminarlo in favore di o no.

Grazie per i consigli profferti.
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