- Considerando ora la forma del verbo nei composti V + N, ci sono almeno tre possibilità: il verbo è
a) all’imperativo,
b) alla III persona singolare del presente indicativo,
c) nella forma del semplice «tema» (cioè della radice più vocale tematica).
La terza possibilità è più coerente dal punto di vista semantico, in quanto in un composto come rompiscatole non ci sono determinazioni di tipo temporale/imperativo. […] Dire che la forma verbale dei composti V + N è il tema permette una trattazione unitaria di composizione, derivazione e flessione. Per esempio, si può così sostenere che in mangiafuoco, mangiatore e mangiava, la forma comune è il tema mangia.
«Puliorecchie» ~ «pulisciorecchie»
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«Puliorecchie» ~ «pulisciorecchie»
Vedo che in Rete, oltre a puliorecchie, si trova anche pulisciorecchie. La forma pulisciorecchie nasce, a quanto pare, dall’interpretazione peculiare del primo elemento del composto. Vediamo cosa dice la GGIC in proposito (Grande Grammatica Italiana di Consultazione , Bologna: «Il Mulino», 2001, vol. III, § X.7.3.1.):
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Re: «Puliorecchie» ~ «pulisciorecchie»
Mah? Devo dire che la motivazione data dalla GGIC mi pare fondata s’un criterio di mera comodità classificatoria piuttosto che su solide basi teoriche.Ferdinand Bardamu ha scritto:[…]
- Dire che la forma verbale dei composti V + N è il tema permette una trattazione unitaria di composizione, derivazione e flessione. Per esempio, si può così sostenere che in mangiafuoco, mangiatore e mangiava, la forma comune è il tema mangia.
Ci vorrebbe una riprova al riguardo, fermo restando che, seguendo la GGIC, puliorecchie è morfologicamente piú corretto.

Pulisci- è un prefisso decisamente produttivo (perlomeno a partire dalla fine dell’Ottocento): oltre, appunto, a pulisciorecchi, il GRADIT registra puliscipenne, puliscipennino, puliscipiedi, pulisciscarpe, puliscistrada, pulisciunghie e pulsicivetri.
Il GRADIT registra anche nettaorecchi come sinonimo di pulisciorecchi. Nessuna, traccia, invece di ??puliorecchi(e).
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Mangia può essere II persona singolare dell’imperativo o III persona singolare del presente indicativo, mentre rompi o pulisci possono essere II persona singolare dell’imperativo o II persona singolare del presente indicativo, dal che facilmente si deduce quale sia l’ipotesi piú economica…Ferdinand Bardamu ha scritto: Come interpretare dunque l’elemento verbale? È il tema del presente? O dell’imperativo?

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…L’ipotesi piú economica, quindi, è che si tratti d’imperativi. Dello stesso avviso erano Pisani (V. Pisani, «Paṇini, Magha e l’imperativo descrittivo», in Id., Studi di Lingua e di Filologia, Roma 1934) e Migliorini (B. Migliorini, Recensione a: «Le parole composte nella lingua italiana» di F. Tollemache, Lingua Nostra 7[1946]: 61), e di «composti imperativali» parla anche il DELI (M. Cortelazzo & P. Zolli, DELI: Dizionario etimologico della lingua italiana, Bologna 1999²).
L’ipotesi dello Scalise (sostanzialmente sposata dalla Stefanelli [il cui articolo invito comunque tutti a leggere per intero, se non altro per l’importante lavoro di rassegna] e ribadita nel capitolo della GGIC di cui sopra, a cura, appunto, dello stesso Scalise) è che si tratti del tema verbale puro, con l’accortezza (lege: stratagemma
) di usare la vocale tematica impiegata nella derivazione… ma è proprio sui verbi incoativi (con l’interfisso -isc-, cioè) che casca l’asino! 
È vero che di composti con questi verbi come primo elemento ci sono praticamente solo quelli di pulisci- ricordati sopra, ma è indubbio (di qui il mio doppio punto interrogativo davanti a puliorecchi[e], che francamente non esiterei a trasformare in asterisco) che, volendo coniare un neologismo per una zia particolarmente petulante, si potrebbe ricorrere a [manovra] zittiscizia (non certo *zittizia), e «colpo di grazia» potrebbe essere reso con colpo finiscimoribondo (non davvero *finimoribondo), e una nota introduttiva potrebbe essere definisciquadro (non *definiquadro), e questo appetto a finitore/finitura e definitorio, ὅπερ ἔδει δεῖξαι.
Quindi non ci sono dubbi —mi pare— che, dal punto di vista morfologico, si tratti d’imperativi, e solo d’imperativi, i quali, se guardiamo agli esempi piú antichi, dovettero essere forse sentiti come veri e propri imperativi anche dal punto di vista semantico (per esempio con valore apotropaico-augurante come nel cognome Vinciguerra), ma che ben presto divennero (per dirla col Pisani, e non —mi perdonerà— con la Stefanelli) «imperativi usati come puri temi».
L’ipotesi dello Scalise (sostanzialmente sposata dalla Stefanelli [il cui articolo invito comunque tutti a leggere per intero, se non altro per l’importante lavoro di rassegna] e ribadita nel capitolo della GGIC di cui sopra, a cura, appunto, dello stesso Scalise) è che si tratti del tema verbale puro, con l’accortezza (lege: stratagemma


È vero che di composti con questi verbi come primo elemento ci sono praticamente solo quelli di pulisci- ricordati sopra, ma è indubbio (di qui il mio doppio punto interrogativo davanti a puliorecchi[e], che francamente non esiterei a trasformare in asterisco) che, volendo coniare un neologismo per una zia particolarmente petulante, si potrebbe ricorrere a [manovra] zittiscizia (non certo *zittizia), e «colpo di grazia» potrebbe essere reso con colpo finiscimoribondo (non davvero *finimoribondo), e una nota introduttiva potrebbe essere definisciquadro (non *definiquadro), e questo appetto a finitore/finitura e definitorio, ὅπερ ἔδει δεῖξαι.
Quindi non ci sono dubbi —mi pare— che, dal punto di vista morfologico, si tratti d’imperativi, e solo d’imperativi, i quali, se guardiamo agli esempi piú antichi, dovettero essere forse sentiti come veri e propri imperativi anche dal punto di vista semantico (per esempio con valore apotropaico-augurante come nel cognome Vinciguerra), ma che ben presto divennero (per dirla col Pisani, e non —mi perdonerà— con la Stefanelli) «imperativi usati come puri temi».
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Grazie davvero, un’analisi preziosissima. Aggiungo ciò che dice Schwarze (C. Schwarze, Grammatica della lingua italiana, Roma: «Carocci», 2009, pp. 408-409), che non si esprime sulla natura dell’elemento verbale, ma parla invece, genericamente, di «espansione consonantica»:
- I verbi con espansione consonantica della coniugazione -i usano la forma con espansione, cosicché si aggiungono i suoni /iʃʃi/, scritti -isci-. Esempi:
— coniugazione-a: contagocce;
— coniugazione-e: accendigas;
— coniugazione-i con aumento consonantico: puliscipiedi;
— coniugazione-i senza aumento consonantico: apriscatole;
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Appunto. Il che conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, che nella composizione si usa la forma imperativale e non il tema verbale dei derivati.Ferdinand Bardamu ha scritto:Schwarze […] non si esprime sulla natura dell’elemento verbale, ma parla invece, genericamente, di «espansione consonantica»:
- I verbi con espansione consonantica della coniugazione -i usano la forma con espansione, cosicché si aggiungono i suoni /iʃʃi/, scritti -isci-.

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