u merlu rucà ha scritto:Marco1971 ha scritto (nel filone Ricordi)
Ho trovato questo nel Battaglia:Citazione:
Palègro, sm. Gerg. Ant. Bara, tomba (nella locuz. Mandare al palegro: uccidere).
Aretino, 20-67: La traditora contentò uno che lo mandò al palegro con tre ferite.
= Etimo incerto.
Mi chiedo come il Battaglia possa definire palegro gergale antico Bara, tomba quando sembrerebbe un conio individuale dell'Aretino.
Sì, avevo trovato anch'io la definizione del Battaglia (ma, ovviamente,
Marco1971 mi ha preceduto

).
Le due definizioni non sono in contraddizione.
Dire, come fa il DEDI, "forse conio individuale" oppure "gergale", come fa il GDLI, è come vedere due facce della stessa medaglia.
Quello che sappiamo è che la locuzione non ha attestazioni (presenti o passate) nei dialetti. La si ritrova invece nella scrittura dell'Aretino.
I termini del linguaggio gergale sono quasi sempre frutto di conii di individui, facenti parte di un certo gruppo, che sottopongono il linguaggio corrente a tutta una serie (più o meno prevedibile) di trasformazioni.
Uno degli obiettivi del linguaggio gergale è di essere opaco per coloro che non appartengono al gruppo che lo usa. Naturalmente, il termine dev'essere comprensibile all'interno del gruppo.
La locuzione dell'Aretino, anche se si trattasse di un suo conio, difficilmente deve essere stata completamente opaca: un piccolo gruppo di persone deve comunque averla intesa: queste sono proprio le caratteristiche dei termini gergali.