Salve a tutti, leggo su un sito di grammatica italiana, nella sezione "casi particolari" della correlazione o dipendenza dei tempi:
"Quando l'azione della proposizione dipendente si riferisce al presente, il verbo della stessa va al presente, pur dipendendo da un verbo passato".
Uno degli esempi citati è questo:
Ho voluto che tu faccia.
Vi confesso che, quando mi sono trovato davanti alla scelta tra congiuntivo presente o imperfetto, anche in presenza di un'azione proiettata nel presente, con il verbo della principale al passato prossimo mi sono (quasi) sempre affidato alla consecutio e preferendo il congiuntivo imperfetto: che sicuramente userei per modificare l'esempio in esame.
Ho voluto che tu facessi
mi suona infatti benissimo, senza tradire la funzione del caso particolare menzionato dalla grammatica online.
Che cosa ne dite?
«Ho voluto che tu faccia»?
Moderatore: Cruscanti
Secondo il mio modesto parere l'imperfetto congiuntivo è giusto proprio per una questione di consecutio temporum, e non mi sembra abbia valore controfattuale.
Poi penso che questo tipo di ragionamento sia valido con l'indicativo e non con il congiuntivo. Sul sito della Treccani c'è una tabella riassuntiva che indica a che cosa mi riferisco.
http://www.treccani.it/enciclopedia/con ... aliana%29/
Spero possa esserti utile mentre aspettiamo il parere dei più esperti!
Poi penso che questo tipo di ragionamento sia valido con l'indicativo e non con il congiuntivo. Sul sito della Treccani c'è una tabella riassuntiva che indica a che cosa mi riferisco.
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Sí, col congiuntivo è davvero un caso limite, mentre con l’indicativo è abbastanza normale quando si voglia sottolineare il perdurare della validità dell’enunciato nel presente.nicodeb ha scritto:Poi penso che questo tipo di ragionamento sia valido con l'indicativo e non con il congiuntivo.
Ma qui direi che il problema maggiore sta nel verbo della reggente, volere, che pone l’enunciato in questione ai margini della grammaticalità. Piú accettabile risulta infatti l’esempio (comunque da non imitare) di Dardano & Trifone, riportato dall’Enciclopedia dell’Italiano Treccani: ho temuto che questa notizia ti possa dispiacere.
A tale voce dell’Enciclopedia dell’Italiano rimando anche per qualche informazione in piú sull’argomento, facendo però notare che è presente un refuso nella Tabella 3 (cosí come nella 6 della succitata voce della Grammatica italiana Treccani): come si evince anche dal testo (e da Dardano & Trifone, dal Serianni e da innumeri altre grammatiche), in dipendenza dai tempi storici e dal condizionale, si ha il condizionale composto («passato»), non il congiuntivo piucchepperfetto («trapassato»), per esprimere un rapporto di posteriorità col verbo della reggente. Al massimo, fino alla fine dell’Ottocento si poteva usare il congiuntivo imperfetto (e il condizionale semplice per l’espressione del «futuro nel passato»).
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