«Se vedeste che continuassero/continuano…»
Moderatore: Cruscanti
«Se vedeste che continuassero/continuano…»
Salve, è il mio primo post e spero che riusciate ad aiutarmi a risolvere il dubbio.
Vorrei sapere quale sia la soluzione corretta o se possano considerarsi entrambe corrette.
Se vedeste che gli utenti continuassero/continuano a pagarvi un servizio, senza che glielo forniate/fornite cosa fareste?
Vorrei sapere quale sia la soluzione corretta o se possano considerarsi entrambe corrette.
Se vedeste che gli utenti continuassero/continuano a pagarvi un servizio, senza che glielo forniate/fornite cosa fareste?
Ultima modifica di Lutor in data mer, 17 apr 2019 15:22, modificato 1 volta in totale.
- Ferdinand Bardamu
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Benvenuto e grazie del suo primo… intervento.
Il verbo vedere regge una proposizione oggettiva all’indicativo. La locuzione senza che richiede il congiuntivo, ma esso va ovviamente concordato col tempo della reggente. La sua frase, dunque, dovrebb’essere: «Se vedeste che gli utenti continuano a pagarvi un servizio [la virgola qui non serve] senza che glielo forniate, cosa fareste?».

Il verbo vedere regge una proposizione oggettiva all’indicativo. La locuzione senza che richiede il congiuntivo, ma esso va ovviamente concordato col tempo della reggente. La sua frase, dunque, dovrebb’essere: «Se vedeste che gli utenti continuano a pagarvi un servizio [la virgola qui non serve] senza che glielo forniate, cosa fareste?».
Re: «Se vedeste che continuassero/continuano…»
Non si può parlare in questo caso di attrazione modale?
- Ferdinand Bardamu
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Re: «Se vedeste che continuassero/continuano…»
In italiano antico si poteva avere attrazione modale in una sovraordinata ipotetica: «[U]n operatore sintattico (ad es. il se ipotetico) è in grado di legittimare il congiuntivo in una frase subordinata a quella in cui si trova l’operatore stesso, in contesti che, se non ci fosse l’operatore nella sovraordinata, richiederebbero l’indicativo» (Grammatica dell’italiano antico, Bologna: «Il Mulino», 2010, p. 792).
Nel caso in questione, l’oggettiva col congiuntivo per attrazione modale mi suona male. Istintivamente direi che, se non è errata, è marginale. Ma attendiamo eventuali altre opinioni.
Nel caso in questione, l’oggettiva col congiuntivo per attrazione modale mi suona male. Istintivamente direi che, se non è errata, è marginale. Ma attendiamo eventuali altre opinioni.
Re: «Se vedeste che continuassero/continuano…»
Prima di tutto, una curiosità: secondo quei grammatici, in che data finisce l’italiano antico e comincia quello moderno? E in base a quali precisi criteri grammaticali ciò è stabilito?
Vi sono naturalmente fenomeni e forme non piú in uso nella lingua d’oggi; tuttavia, la lunga tradizione letteraria che ci lega a Dante si perpetua in larga parte; e l’attrazione modale, nel tipo di frase in esame, mi pare tutto fuorché estinta, tant’è vero che se ne trova un esempio recentissimo in una traduzione dal francese:
O pensiero stupendo! Se vedessi che tutti i magistrati, i potenti, i sovrani dell’universo si occupassero di me, dei miei interessi, io sarei fuori di me dalla gioia... (Pierre Duvignau, La dottrina spirituale di San Michele Garicoïts, 1949; traduzione italiana di Ernesto Colli e Alessandro Paniga, 2019)
Sempre grazie a Google Libri si rinviene un altro esempio (citazione che risale al 1876):
…ma confesso che mi godrebbe assai l’animo se vedessi che l’Accademia si facesse di quando in quando promotrice di qualche altra inaugurazione. (Discorso di Maggiorani del 1876 citato in Claudio Canonici, Giuseppe Monsagrati, Carlo Maggiorani: Politica e medicina nel Risorgimento, 2012)
Per non lasciare a mani vuote chi ha bisogno assoluto di regole, cerco di darne una (per quel che vale e se non si frantumerà in mille schegge all’urto con la versicolore realtà):
al costrutto Se + congiuntivo imperfetto [di un verbo che regga normalmente l’indicativo] + che segue normalmente, nella lingua comune, l’indicativo (o il condizionale); tuttavia, per il fenomeno dell’attrazione modale, è possibile, specie nella lingua scritta letteraria, adoperare anche il congiuntivo imperfetto.
Vi sono naturalmente fenomeni e forme non piú in uso nella lingua d’oggi; tuttavia, la lunga tradizione letteraria che ci lega a Dante si perpetua in larga parte; e l’attrazione modale, nel tipo di frase in esame, mi pare tutto fuorché estinta, tant’è vero che se ne trova un esempio recentissimo in una traduzione dal francese:
O pensiero stupendo! Se vedessi che tutti i magistrati, i potenti, i sovrani dell’universo si occupassero di me, dei miei interessi, io sarei fuori di me dalla gioia... (Pierre Duvignau, La dottrina spirituale di San Michele Garicoïts, 1949; traduzione italiana di Ernesto Colli e Alessandro Paniga, 2019)
Sempre grazie a Google Libri si rinviene un altro esempio (citazione che risale al 1876):
…ma confesso che mi godrebbe assai l’animo se vedessi che l’Accademia si facesse di quando in quando promotrice di qualche altra inaugurazione. (Discorso di Maggiorani del 1876 citato in Claudio Canonici, Giuseppe Monsagrati, Carlo Maggiorani: Politica e medicina nel Risorgimento, 2012)
Per non lasciare a mani vuote chi ha bisogno assoluto di regole, cerco di darne una (per quel che vale e se non si frantumerà in mille schegge all’urto con la versicolore realtà):
al costrutto Se + congiuntivo imperfetto [di un verbo che regga normalmente l’indicativo] + che segue normalmente, nella lingua comune, l’indicativo (o il condizionale); tuttavia, per il fenomeno dell’attrazione modale, è possibile, specie nella lingua scritta letteraria, adoperare anche il congiuntivo imperfetto.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Ferdinand Bardamu
- Moderatore
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- Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
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Re: «Se vedeste che continuassero/continuano…»
E cosí ho colmato un’altra mia lacuna. Grazie, Marco.

La lingua descritta nella grammatica in questione è «il fiorentino del Duecento […] e dei primi del Trecento», ma il periodo preso in considerazione è esteso in singoli casi «fino alla fine del Trecento» (cit. dalla prefazione).Marco1971 ha scritto: gio, 18 apr 2019 16:08 Prima di tutto, una curiosità: secondo quei grammatici, in che data finisce l’italiano antico e comincia quello moderno? E in base a quali precisi criteri grammaticali ciò è stabilito?
Re: «Se vedeste che continuassero/continuano…»
La ringrazio, marco, per i chiarimenti. Avrei, tuttavia, un altro dubbio da sciogliere affinché possa avere una visione più nitida dell'argomento: suddetta attrazione è possibile, analogamente, anche volgendo la stessa frase in un periodo ipotetico di terzo grado?
Es: Se aveste capito che gli utenti continuassero/avessero continuato a pagarvi il servizio senza che glielo forniste, cosa fareste?
Es: Se aveste capito che gli utenti continuassero/avessero continuato a pagarvi il servizio senza che glielo forniste, cosa fareste?
Re: «Se vedeste che continuassero/continuano…»
Grazie, Ferdinand, della precisazione sul periodo preso in esame dalla grammatica in questione. 
Per Lutor: sí, vale anche per il terzo grado, e gli esempi se li può cercare da sé.
E qui ricopio quello che andavo elaborando prima di leggere i due interventi precedenti.
Come dicevo dianzi – scusate se proseguo, ma la cosa è interessante e, inusitata evenienza, ho tempo –, l’attrazione modale è ben viva e vegeta nell’italiano attuale, come si vede dagli esempi piú recenti qui sotto, persino in dialoghi e in libri che difficilmente potrebbero entrare nel novero delle opere di alta letteratura. Ho eseguito la ricerca in Google Libri usando alcuni dei verbi che reggono di norma l’indicativo (elenco della grammatica di Serianni, XIV, 50).
Ma Fanny s’ostinava a convincermi che era vero: – Io ti do la mia parola d’onore, se capissi che tu mi volessi bene... (Federigo Tozzi, Giovani, 2008)
Se dicessi che affatto le riuscisse disgustoso quell’ardore non mostrerei conoscere il cuor delle donne… (Cesare Cantú, Margherita Pusterla, 1873)
…uscire e sul quale ho penato 6 anni, neppure di quello che sono e che ho fatto – appena del futuro – e se mi accorgessi che mi importasse, a costo di crepare mi costringerei all’indifferenza, anzi all’ostilità verso tutta questa roba – ecco, per ora, quello che sento e penso – è forse roba da Enfant terrible? (Moravia, Lettere [1926-1940], 2015)
…se sapessi che fosse vostra volontà, discenderei al più particolare, li direi ad uno ad uno i miei enormissimi peccati. (Opere complete di S. Leonardo Da Porto Maurizio, 1868)
– Tuo papà è sempre strano. Secondo me ha un’altra relazione. Non me lo dirà mai. Sa che non lo lascerei mai.
– Ma tu, mamma. Ma cosa dici? Se scoprissi avesse un’altra non lo lasceresti? (Sabita Esposto, La commessa del lunedí, 2014)
E tutto questo tende a rivelare come la lingua antica soffonda ancora la presente, in maniera talvolta insospettata, di deiscenti rampolli.

Per Lutor: sí, vale anche per il terzo grado, e gli esempi se li può cercare da sé.

E qui ricopio quello che andavo elaborando prima di leggere i due interventi precedenti.

Come dicevo dianzi – scusate se proseguo, ma la cosa è interessante e, inusitata evenienza, ho tempo –, l’attrazione modale è ben viva e vegeta nell’italiano attuale, come si vede dagli esempi piú recenti qui sotto, persino in dialoghi e in libri che difficilmente potrebbero entrare nel novero delle opere di alta letteratura. Ho eseguito la ricerca in Google Libri usando alcuni dei verbi che reggono di norma l’indicativo (elenco della grammatica di Serianni, XIV, 50).
Ma Fanny s’ostinava a convincermi che era vero: – Io ti do la mia parola d’onore, se capissi che tu mi volessi bene... (Federigo Tozzi, Giovani, 2008)
Se dicessi che affatto le riuscisse disgustoso quell’ardore non mostrerei conoscere il cuor delle donne… (Cesare Cantú, Margherita Pusterla, 1873)
…uscire e sul quale ho penato 6 anni, neppure di quello che sono e che ho fatto – appena del futuro – e se mi accorgessi che mi importasse, a costo di crepare mi costringerei all’indifferenza, anzi all’ostilità verso tutta questa roba – ecco, per ora, quello che sento e penso – è forse roba da Enfant terrible? (Moravia, Lettere [1926-1940], 2015)
…se sapessi che fosse vostra volontà, discenderei al più particolare, li direi ad uno ad uno i miei enormissimi peccati. (Opere complete di S. Leonardo Da Porto Maurizio, 1868)
– Tuo papà è sempre strano. Secondo me ha un’altra relazione. Non me lo dirà mai. Sa che non lo lascerei mai.
– Ma tu, mamma. Ma cosa dici? Se scoprissi avesse un’altra non lo lasceresti? (Sabita Esposto, La commessa del lunedí, 2014)
E tutto questo tende a rivelare come la lingua antica soffonda ancora la presente, in maniera talvolta insospettata, di deiscenti rampolli.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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