Grazie del riferimento, tuttavia l'argomentazione di quella pagina non mi convince del tutto.
Partiamo dal caso più chiaro e "pacifico": in Manzoni, per indicare la posteriorità, non si trova mai una frase come
Don Abbondio in vece non sapeva altro se non che l’indomani sarebbe stato giorno di battaglia , ma solo
Don Abbondio in vece non sapeva altro se non che l’indomani sarebbe giorno di battaglia. Nulla da dire: tutti noi, da studenti al primo incontro coi
Promessi Sposi, siamo stati colpiti da quest'uso e abbiamo imparato presto a capirne la logica e a farci l'abitudine.
Mi sembra però "contestabile" affiancargli l'altro caso (
Chi avrebbe creduto che le cose potessero [e non: avrebbero potuto] arrivare a questo segno?). La parte che contesto non è la correttezza della frase (ché anzi mi suona meno "esotica" dell'altra, e più in linea con l'uso attuale) ma l'interpretazione di posteriorità. Io la sento, sintatticamente, come un caso di contemporaneità (perfettamente conforme all'uso moderno, esemplificato nella
tabella 1) anche se, semanticamente, si spinge nel futuro: è la versione stilisticamente sorvegliata del più "basso" e colloquiale
Chi avrebbe creduto che le cose potevano andare così?. La presenza di un verbo come
potere, che già di suo sfuma i contorni temporali e rimanda indefinitamente il passaggio dalla potenza all'atto, rafforza quest'idea, ma lo stesso esempio della citata tabella 1, anche senza
potere, casca a fagiolo:
avrei creduto che egli riuscisse è chiaramente una previsione e quindi, semanticamente, un caso di posteriorità.
Quella stessa pagina mi ha fatto venire in mente altre questioni, alle quali non so rispondere e che la stessa pagina non approfondisce.
Al di là della compatibilità con la spiegazione "moderna" (che, in mancanza di elementi contrari, diamo per buona), perché Manzoni opta per
Chi avrebbe creduto che le cose potessero arrivare a questo segno?? Il suo abituale "futuro del passato" è il condizionale presente: ha forse preferito, in una dipendente da una principale a sua volta al condizionale, la
variatio del congiuntivo? O forse non s'è trattato di una scelta occasionale, ma il suo sistema di concordanze gli vietava lo scarto dal condizionale passato della principale al condizionale presente della subordinata, obbligandolo alla "contemporaneità sintattica" con valore di posteriorità? Il che vorrebbe dire che, nel sistema manzoniano, in un caso del genere non c'era modo di distinguere sintatticamente la contemporaneità dalla posteriorità...
La parola agli esperti. Come ho detto all'inizio, il caso tipico del
disse che la domenica successiva farebbe saltava agli occhi (e agli orecchi) di qualunque studente, ma quello di un'eventuale sistematicità di
avrebbe creduto che le cose potessero, senza alternative, passa inosservato proprio per la sua non estraneità all'uso corrente, a meno che uno non decida di prestarci una particolare attenzione.