«Vicino a»
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«Vicino a»
In un mio intervento del 2004 avevo espresso un certo ottimismo. Devo ricredermi: al tg1 di questa sera non ho contato le varie occorrenze di vicino usato senza preposizione: «vicino Roma», «vicino Milano», «vicino Pistoia»... Scommetto che sarà ufficializzato nella prossima edizione del De Mauro. Ma sí, semplifichiamo, a che serve questa fastidiosissima preposizione a? A furia di pigrizia e sciatteria, si finirà col parlare a grugniti.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Lo stesso discorso si può fare per quanto attiene a davanti, sebbene Carducci abbia scritto Davanti S. Guido.
In proposito riporto quanto scrive Sapere.it
In proposito riporto quanto scrive Sapere.it
Il rosso è mio. Ho evidenziato ciò che scrive perché non lo reputo corretto: la preposizione "a" è obbligatoria.davànti: davànti
(rar. d'avànti, ma sempre con questa grafia se vuol significare "di avanti, di prima")
avv. di luogo
innanzi, di fronte, faccia a faccia
con senso fig. e valore temporale, in avvenire, nel tempo futuro
nella parte anteriore
prep. impr., con valore di luogo (seguita o no dalla prep. "a"), innanzi a, di fronte a, in faccia a
in cospetto a
con senso dinamico di allontanamento, via dalla vista, dalla presenza di
fig. agli occhi di
agg. indecl., anteriore; posto dirimpetto
s. m. inv., la parte anteriore.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Con davanti è ammessa anche la costruzione diretta, benché meno comune (ma presente in Boccaccio e in altri scrittori classici). Il Gabrielli, nel suo dizionario, dice «meno com. davanti la chiesa». Ma sa oggi di letterario negli scritti che tali non sono.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Non saprei: non ho trovato esempi di dinanzi senza a. Ma guarderò meglio piú tardi.
Tornando a vicino, dice il Battaglia:
Tornando a vicino, dice il Battaglia:
Ma anche nell’uso antico se ne trovano poche occorrenze (il Battaglia ne cita una sola, di Ghirardacci, che non è proprio famosissimo).18. Prep. Accanto a, a poca distanza da (ed è di uso ant.; attualmente, benché scorretto, è invalso nell’uso giornalistico).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Ho interrogato la LIZ, e sono davvero rarissimi gli esempi di dinanzi senza preposizione (bisogna cercarli col lanternino
). Il Gabrielli, alla voce dinnanzi (chissà perché ha scelto di mettere a lemma questa forma), non allude alla costruzione senza a.

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Infine, ecco quel che dice Luca Serianni su vicino a.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Ecco un altro caso in cui la stampa tende a fare scomparire la preposizione (semplice o articolata) "a": antistante.
Leggo da un giornale romano
Leggo da un giornale romano
L'aggettivo antistante si deve costruire con la preposizione a: antistante a Pediatria.I carabinieri sono tornati nelle corsie dell'Umberto I (nei corridoi antistanti Pediatria e in un laboratorio di malattie infettive).
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
In questo caso, tuttavia, l’omissione di a disturba meno, perché il verbo antistare può essere sia intransitivo sia transitivo (e in latino ammetteva sia l’accusativo sia il dativo).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Il che è dovuto al fatto che in molti verbi composti, il preverbio agglutinato era ancora sentito come sintatticamente forte.
In effetti, in origine i dialetti indoeuropei usano i casi in modo molto elastico, per specificare le determinazioni sintattiche; al più, per chiarire meglio la situazione, facevano accompagnare il verbo da avverbi appositi, come *en(s), *ek(s), *hanti, che sono all'origine sia dei costrutti preposizionali, sia dei verbi composti (e qualche volta, agglutinandosi come posposizione, dànno luogo in certe lingue a terminazioni allomorfe di casi).
In effetti, in origine i dialetti indoeuropei usano i casi in modo molto elastico, per specificare le determinazioni sintattiche; al più, per chiarire meglio la situazione, facevano accompagnare il verbo da avverbi appositi, come *en(s), *ek(s), *hanti, che sono all'origine sia dei costrutti preposizionali, sia dei verbi composti (e qualche volta, agglutinandosi come posposizione, dànno luogo in certe lingue a terminazioni allomorfe di casi).
Segnalo il filone su davanti a.
E poi c'è anche questa scheda, e c'è un cenno anche qui, nonché discussioni piú specificamente attinenti qui e qui.
E poi c'è anche questa scheda, e c'è un cenno anche qui, nonché discussioni piú specificamente attinenti qui e qui.
Re: «Vicino a»
Nel GRADIT non ancora, ma certi linguisti di certi siti incerti già danno vicino senza a come corretto, fondando, come sempre, le loro regole sulle sole attestazioni piú recenti – e neanche sorvegliatissime (che metodo!).Marco1971 ha scritto:Scommetto che sarà ufficializzato nella prossima edizione del De Mauro.
Ricordo che almeno due linguisti d’indubbia notorietà, Luca Serianni e Giuseppe Patota, séguitano a stimmatizzare tale impiego – davvero da «italiano della strada».
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Sí, certo, vicino a Pistoia, vicino a Roma, vicino al palazzo, vicino al fiume, ma anche vicino a casa? Io sono solito dire vicino casa. Ci troviamo dinnanzi, anche in questo caso, a una locuzione cristallizzata, o sto sprofondando nel baratro dell'errore?
- Ferdinand Bardamu
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