Gli scienziati plasmatori della lingua

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Marco1971
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Gli scienziati plasmatori della lingua

Intervento di Marco1971 »

Cito la parte finale della conclusione di quest’articolo, che sicuramente interesserà Freelancer:
La traduzione scientifica è oggi dunque in gran parte invenzione e creazione. Sarebbe bene che gli scienziati assumessero con franchezza e con energia questa funzione di plasmatori del linguaggio, che la storia assegna oggi a loro e che è stata in altri tempi di letterati, giuristi e filosofi: nell’esercizio di questa funzione si incontreranno con i poeti, eterni ma non sistematici creatori di linguaggio.
E speriamo che sappiano essere essi stessi poeti.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Gli scienziati non traducono. Se sono veramente scienziati, fanno ricerca e, si spera, scoperte utili. Chi traduce sono i traduttori, che provengono da percorsi diversissimi: scuole di traduzione e interpretariato, scienziati o ingegneri che hanno cambiato percorso lavorativo (ma sono pochi), e soprattutto una marea di persone con una laurea magari in lingua e letteratura o in altre discipline, senza retroterra tecnico, che hanno cominciato a fare il traduttore e, se sono bravi, lentamente impareranno a tradurre.
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Intervento di Marco1971 »

Non si parlava di tradurre testi, compito dei traduttori, ma di tradurre i termini forestieri del loro specifico campo di ricerca.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Non si curano di tradurli, perché conoscono l'inglese e con i loro colleghi della comunità internazionale comunicano in inglese. Semmai sono i divulgatori (e nella catena ci sono anche i traduttori) che dovrebbero tradurli.
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Intervento di Marco1971 »

Ma l’articolo l’ha letto o l’ha snobbato? :D
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Uri Burton
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DELFINO INSOLERA

Intervento di Uri Burton »

Bravo Marco. Un articolo illuminante, scritto da un uomo che sapeva ciò che diceva e sapeva come dirlo.
Uri Burton
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Marco1971 ha scritto:Ma l’articolo l’ha letto o l’ha snobbato? :D
Ma sì che l'ho letto. E lei l'ha letto, al punto 2.3 Contro il purismo, il passo "Alla massima libertà e facilità di far proposte deve corrispondere la massima prontezza nel riconoscere il verdetto dell’ambiente"? Ecco, questa è la norma principe della quasi totalità dei traduttori: prima di inventarsi una traduzione, cercano se ce n'è già in uso una, e se c'è la adottano, anche se è un prestito.
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Intervento di Marco1971 »

Non mi pare d’aver mai asserito il contrario: il verdetto spetta agli specialisti dei singoli rami (per la terminologia scientifica, non per quella delle parole dell’uso). Io, come altri, propongo solo delle soluzioni italiane; se poi gli specialisti le considereranno inadatte, mi piegherò. Ma prima dovranno conoscere le varie soluzioni.

Un prestito integrale, però, non è mai una traduzione.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Freelancer »

Marco1971 ha scritto:Non mi pare d’aver mai asserito il contrario: il verdetto spetta agli specialisti dei singoli rami (per la terminologia scientifica, non per quella delle parole dell’uso). Io, come altri, propongo solo delle soluzioni italiane; se poi gli specialisti le considereranno inadatte, mi piegherò. Ma prima dovranno conoscere le varie soluzioni.
Dubito di questa sua affermazione (che si piegherà). Nella lista ci sono tanti termini il cui uso in ciascun settore è ormai consolidato. Penso che se anche 100 specialisti del settore le inviassero una lettera dicendo "cuscino salvavita non va bene, noi diciamo airbag", lei andrebbe alla caccia del centounesimo specialista con la speranza che le dica "bello! comincerò subito a usarlo".
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Intervento di Marco1971 »

Nel caso di [cuscino] salvavita, non mi potrebbero dire che non va bene, poiché non l’ho inventato io, e se è lemmatizzato una ragione c’è. Eccone una prova in rete: cuscino salvavita.

Non mi piegherò all’uso del forestierismo crudo, ma a qualsiasi soluzione italiana gli specialisti reputeranno adatta.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Freelancer »

Marco1971 ha scritto:Nel caso di [cuscino] salvavita, non mi potrebbero dire che non va bene, poiché non l’ho inventato io, e se è lemmatizzato una ragione c’è. Eccone una prova in rete: cuscino salvavita.
Forse avrà notato dai pochi siti in cui compare cuscino salvavita, che il termine viene sempre adoperato per chiosare airbag; benissimo, perché no? Convivono due termini, uno maggioritario nell'uso, l'altro minoritario per chi voglia cercare di sintetizzare in due parole il concetto (che andrà poi spiegato però). Comunque cuscino non va bene, serve a riposarsi, meglio andrebbe pallone, che ha anche alcune accezioni tecniche.
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Intervento di Marco1971 »

A che serve contrastare l’uso d’una parola italiana, lemmatizzata almeno nel GRADIT? Cuscino, poi, ha anche un’accezione tecnica in cui è presente il concetto di protezione: cuscino (accezione 2).

E si può accorciare in il salvavita (nel contesto automobilistico non si penserà certo al farmaco o al dispositivo elettrico).

Ma ci stiamo perdendo in quisquilie... ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971 ha scritto:A che serve contrastare l’uso d’una parola italiana, lemmatizzata almeno nel GRADIT? Cuscino, poi, ha anche un’accezione tecnica in cui è presente il concetto di protezione: cuscino (accezione 2).

E si può accorciare in il salvavita (nel contesto automobilistico non si penserà certo al farmaco o al dispositivo elettrico).

Ma ci stiamo perdendo in quisquilie... ;)
Pensavo che a lei piacesse tentare operazioni onomaturgiche. Allora deve sforzarsi di fare un sostituto quanto più appropriato possibile. Pallone comunica subito l'idea di un dispositivo che si gonfia, non così cuscino.
Vede, esiste nelle persone una resistenza innata all'estensione semantica; quando si è abituati a una certa accezione di un termine, mi riferisco qui all'ambito tecnico, si fa fatica ad accoglierne un altro significato, a meno che non sia appoggiato dall'autorità degli specialisti. Poiché la stragrande maggioranza delle persone associa a cuscino il significato comune che conosciamo, riesce difficile la nuova associazione con un concetto diametralmente opposto, ossia di dispositivo gonfiabile a grandissima rapidità che resiste a un urto; questo secondo me spiega - in parte naturalmente perché ci sono anche tutti gli altri motivi di snobismo, prestigio e monoreferenzialità del tecnicismo straniero ecc. - il perché della mancata accoglienza di cuscino salvavita come possibile sostituto. Pallone vincerebbe più facilmente questa inerzia al nuovo termine. Ma sono d'accordo, sono quisquilie, il termine in uso ormai è airbag.
:wink:
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Intervento di Marco1971 »

Sí, le operazioni onomaturgiche sono necessarie solo quando non esiste ancora un termine italiano lemmatizzato. Non è questo il caso di airbag, sicché è uno spreco di tempo cercare altro, tanto piú che cuscino salvavita, che non è una coniazione mia (sebbene io fossi giunto alla stessa locuzione prima di scoprire che già esisteva) è usato nella stampa, e non per chiosare, ma come sinonimo, per evitare la ripetizione.

Ma cosa dice, Roberto? La mancata accoglienza? Le devo mettere sotto il naso il GRADIT? ;) Penso che lo sappia consultare da sé. :)

Certe volte non la capisco proprio: perché ostinarsi con pallone, se cuscino è stata la soluzione adottata? E so bene che si usa di piú airbag, ma non si discute del fatto che siano piú diffusi gli xenismi dei loro corrispettivi italiani.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Freelancer »

Marco1971 ha scritto:Ma cosa dice, Roberto? La mancata accoglienza? Le devo mettere sotto il naso il GRADIT? ;) Penso che lo sappia consultare da sé. :)
Lei sa bene, perché a volte se ne è disperato, che nel Gradit ci sono termini che magari trovano un solo riscontro. Oppure mancano termini che sono dappertutto, come sovrascrivere.
Il fatto che ci sia cuscino salvavita significa che, come possiamo verificare in rete, qualche lessicografo avrà osservato da qualche parte questo termine. Accettabile ma non perfetto per chiosare airbag.
Marco1971 ha scritto:Certe volte non la capisco proprio: perché ostinarsi con pallone, se cuscino è stata la soluzione adottata? E so bene che si usa di piú airbag, ma non si discute del fatto che siano piú diffusi gli xenismi dei loro corrispettivi italiani.
Ma chi si ostina? Stavamo discutendo del fatto se cuscino salvavita è ben fatto, tutto qui. Mica mi propongo di sostituire cuscino salvavita airbag. Se poi se ne deve spiegare il funzionamento, si usa pallone e non cuscino, come per l'appunto fanno a wikipedia, giusto? E se vuole la possiamo chiudere qui.
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