Per "fare lo slalom" potrebbe andare "zizzagare"; per la variante agonistica, invece?Wikipedia ha scritto:La parola slalom deriva dal termine norvegese slalåm: "sla" significa declivio ripido, e "låm" significa pista da sci.
«Slalom»
Moderatore: Cruscanti
«Slalom»
Direi che slalom è accettabile, sebbene sarebbe stato preferibile lo slàlomo, sostenuto dalla prima persona singolare di slalomare; la lingua offre molti casi in cui il sostantivo e la prima persona singolare del presente sono uguali: calcolo, bagno, traforo, abbandono, espatrio, importo, calibro...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Immagino che si riferisca all'uscita in nasale; ma, a questo proposito, in che modo una parola piana con uscite consonantiche accettabili (-l, -r, -m, -n) rientra nei canoni della lingua italiana? Voglio dire, al momento non mi riesce di trovare una parola italiana, in consonante, non tronca...
"Andiam", "alcun", "nessun", "far" ...
O perlomeno escludendo eventuali forme [poetiche] verbali flesse: "dàmmel"
M'illumini...
"Andiam", "alcun", "nessun", "far" ...
O perlomeno escludendo eventuali forme [poetiche] verbali flesse: "dàmmel"
M'illumini...

Ha perfettamente ragione, caro Pocoyo: escludendo forme poetiche o della prosa letteraria (come símil, àbil, àrbor, fàccian...), non esistono parole italiane sdrucciole – almeno di categoria A, come direbbe Migliorini – uscenti in liquida o nasale. Tuttavia una piccola tolleranza per parole come slalom (pur preferendo slàlomo) ce l’ho persino io...
Ben piú nocive fonotatticamente sono le uscite in gruppo consonantico, soprattutto quando il termine è del tutto superfluo e cerca di soppiantare il lustro equivalente nostrale, già di verde vita vivente.

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Sono comunque costretto a preferire "zizzagare" o eventualmente come suggerisce lei "slàlomo"; diciamo che saprò non storcere il naso all'udire slalom. 
Quindi lei sarebbe per una completa integrazione? Voglio dire: corsivo sí o no?
Due domande, approfittando della sua gentilezza: perché si riferisce alle parole da lei riportate come sdrucciole e non piane? ha che vedere colla vocale elisa o soppressa? E cosa intende Migliorini con "Categoria A"?
Grazie.

Quindi lei sarebbe per una completa integrazione? Voglio dire: corsivo sí o no?
Due domande, approfittando della sua gentilezza: perché si riferisce alle parole da lei riportate come sdrucciole e non piane? ha che vedere colla vocale elisa o soppressa? E cosa intende Migliorini con "Categoria A"?

Grazie.

Senza corsivo, trattandosi di parola attestata e usata dal 1934.pocoyo ha scritto:Quindi lei sarebbe per una completa integrazione? Voglio dire: corsivo sí o no?
Ha ragione. Avevo in mente la vocale mancante... L’articolo di Migliorini, gentilmente fornitoci da Freelancer, è stato pubblicato in queste stanze da Infarinato, ma non so piú dove. Glielo posso eventualmente mandare.pocoyo ha scritto:Due domande, approfittando della sua gentilezza: perché si riferisce alle parole da lei riportate come sdrucciole e non piane? ha che vedere colla vocale elisa o soppressa? E cosa intende Migliorini con "Categoria A"?

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Inviato. Rileggendo m’accorgo che Migliorini usa la parola serie (A/B) e non categoria. Vogliate scusare la mia capnogena memoria... 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Mi scusi lei, ho fatto uso di radici greche per significare che genera fumo.methao_donor ha scritto:Mi scusi, Marco, che vuol dire "capnogena". Non trovo occorrenze su google.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Ho notato che questo antico filone non ha dato frutti nella lista dei traducenti.
Ora, nemmeno nei miei sogni più sfrenati ho l'ardire d'immaginare che in una telecronaca sportiva o nell'elenco ufficiale delle specialità della Coppa del Mondo di Sci slalom possa essere sostituito da un'altra parola, ma a chi si trovasse nella necessità di usare questo termine in senso lato (ad es., il ciclista faceva lo slalom tra le auto in coda) non potremmo suggerire una parola dimessa, trasparente e italianissima come serpentina?
Ora, nemmeno nei miei sogni più sfrenati ho l'ardire d'immaginare che in una telecronaca sportiva o nell'elenco ufficiale delle specialità della Coppa del Mondo di Sci slalom possa essere sostituito da un'altra parola, ma a chi si trovasse nella necessità di usare questo termine in senso lato (ad es., il ciclista faceva lo slalom tra le auto in coda) non potremmo suggerire una parola dimessa, trasparente e italianissima come serpentina?
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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Perplessa, data l'"antichità" di ingresso del termine nella nostra lingua, che depone comunque a suo favore, in quanto ormai non suona più così estraneo.
Il fatto è che slalom ha in sé una nota quasi onomatopeica: sembra di sentire l'oggetto che scivola via veloce, elegante e padrone di sé.
Zizzagare (comunque anch'esso adattato, l'originario zig zag mi sembra presenti analoghi problemi fonotattici) invece dà un ritmo sincopato, come qualcosa che frena bruscamente, cambia direzione, rifrena... insomma, non è il suono immaginario di uno sciatore che scende in scioltezza un pendio, o di un ciclista che sguscia abilmente fra una macchina e l'altra.
Se vogliamo, un ciclista può anche zizzagare tra le macchine, ma me lo immagino di quelli che ti si piantano davanti col piedino a terra, poi trascinano la bicicletta quasi appoggiandosi al tuo cofano, poi passano oltre dando una pedalata, per ricominciare subito dopo l'improba operazione di scavalcamento del mezzo successivo. Il ciclista che fa lo slalom invece è quello che guizza fuori all'improvviso da dietro alla tua destra, per attraversarti la strada e fiondarsi nel primo varco davanti a sinistra, e non fai in tempo a ostiargli dietro che è già passato oltre... insomma, sono due figure professionali diverse...
La serpentina è neutro: corretto, ma freddo, non evoca nulla.
Ovvio, sto ragionando a sentimento personale, però le belle lingue secondo me risultano vincenti anche per le sonorità e la capacità evocativa dei loro termini.
Il fatto è che slalom ha in sé una nota quasi onomatopeica: sembra di sentire l'oggetto che scivola via veloce, elegante e padrone di sé.
Zizzagare (comunque anch'esso adattato, l'originario zig zag mi sembra presenti analoghi problemi fonotattici) invece dà un ritmo sincopato, come qualcosa che frena bruscamente, cambia direzione, rifrena... insomma, non è il suono immaginario di uno sciatore che scende in scioltezza un pendio, o di un ciclista che sguscia abilmente fra una macchina e l'altra.
Se vogliamo, un ciclista può anche zizzagare tra le macchine, ma me lo immagino di quelli che ti si piantano davanti col piedino a terra, poi trascinano la bicicletta quasi appoggiandosi al tuo cofano, poi passano oltre dando una pedalata, per ricominciare subito dopo l'improba operazione di scavalcamento del mezzo successivo. Il ciclista che fa lo slalom invece è quello che guizza fuori all'improvviso da dietro alla tua destra, per attraversarti la strada e fiondarsi nel primo varco davanti a sinistra, e non fai in tempo a ostiargli dietro che è già passato oltre... insomma, sono due figure professionali diverse...
La serpentina è neutro: corretto, ma freddo, non evoca nulla.
Ovvio, sto ragionando a sentimento personale, però le belle lingue secondo me risultano vincenti anche per le sonorità e la capacità evocativa dei loro termini.
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