«Riestensione» semantica dei forestierismi

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G. M.
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«Riestensione» semantica dei forestierismi

Intervento di G. M. »

Come sappiamo, quando una parola di una lingua viene usata in un'altra lingua, il suo significato spesso mostra delle differenze significative con quello originale: può essere più ampio, più ristretto, diverso.

Nel caso nostrano odierno degli anglicismi, per molti termini l'italiano tende a usare queste parole con un significato più ristretto, per esprimere solo una delle accezioni che appartengono al termine nella lingua d'origine. Lo vediamo per molti termini dell'informatica: mouse, che da noi significa solo il 'topo del computiere' ma non il 'topo animale'; bug che significa solo il 'baco informatico', non un 'insettino', 'microrganismo' o 'cimice (microspia)'; home che significa solo la 'pagina principale di un sito', non la '(propria) casa'; e moltissimi altri casi.

Una cosa che ho notato recentemente (per ora solo qua e là, raramente) è un uso dei forestierismi che, in contrasto con la precedente "restrizione" del significato rispetto alla lingua d'origine, tende a estendersi fino a riabbracciare l'intero spettro semantico originario.

Prendiamo per esempio bannare: deriva dall'inglese to ban 'bandire; proibire, vietare (in qualsiasi àmbito)', mentre il suo adattamento italiano, oggi, significa esclusivamente 'bandire da una comunità virtuale'. In quest'articolo di pochi giorni fa, invece, bannare viene riesteso a significare 'bandire, escludere' in generale, oltre la sfera delle reti sociali: «Paralimpiadi, bannati gli atleti russi e bielorussi», «La Commissione delle Paralimpiadi Invernali ha deciso di bannare gli atleti russi e bielorussi dai Giochi di Pechino».

Ciò è interessante, perché spesso i forestierismi sono giustificati (da chi li usa consapevolmente, o da chi descrive il fenomeno studiando la lingua in generale) con l'utilità di esprimere significati specifici, di individuare rapidamente sfumature che altrimenti sarebbero confuse con l'uso esclusivo dei termini nostrani, più ampi. Tuttavia, quest'utilità e specificità si perde nel momento in cui il termine si espande semanticamente fino a corrispondere praticamente a una parola italiana già in uso, e quindi la giustificazione del forestierismo non può più basarsi su ciò.

Avete notato altri casi del genere?
brg
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Re: «Riestensione» semantica dei forestierismi

Intervento di brg »

Questo perché c'è un evidente cambio qualitativo nell'uso dei forestierismi. Gli esempi da lei inizialmente riportati, il mouse, il bug (al quale io preferisco ormai il termine "baco", per cui posso parlare di programmi "bacati" ecc.) hanno una loro ragion d'essere, in quanto esprimono qualcosa di specifico e di nuovo. Si può discutere se sia meglio cercare un adattamento italiano, punto sul quale io sono sempre disponibilissimo, ma non si può negare che nascano da una effettiva necessità.

Tuttavia l'esempio che lei ha successivamente presentato, quello dell'orripilante verbo "bannare" (che giustamente il correttore ortografico mi sta sottolineando di rosso), non ha alcuna ragione d'essere: è nato non perché non ci fosse un adeguato corrispettivo in italiano, ci sono a bizzeffe, ma perché chi lo leggeva era troppo pigro (e ignorante, diciamolo) per tentare di tradurlo e l'ha adottato così come appariva, superficialmente. Infatti dire "bandito/espulso dalla comunità di rete" non pone alcun problema di comprensione anche a chi la rete non la conosce, mentre dire "il topo non funziona" negli anni '80 avrebbe fatto sgranare gli occhi anche a chi i calcolatori li conosceva bene; pure oggi per la verità, visto che "topo" è certamente una risemantizzazione non banale in questo contesto.

Il verbo "bannare" appartiene a quella schiatta di forestierismi dannosi di cui abbiamo discusso recentemente su queste pagine con "startare". Altri membri della categoria sono: "switchare" (per "scambiare", "invertire di posizione", "commutare" e simili), "bypassare" (per "aggirare", "saltare", "deviare", "scartare" ecc.), "droppare" (per "lasciare", "abbandonare"), "evidenza" (in senso anglosassone), "severo" (per "grave"), "confidente" (che sta erodendo l'ambito di "fiducioso"). La dannosità di questi termini deriva dal fatto che hanno un significato talmente vago e impreciso nella testa di molti italiani, che parlanti pigri ed ignoranti possono finire per applicarli ad una serie di ambiti che addirittura oltrepassano quelli del termine nella sua lingua originale (penso in particolare a "bypassare"). Il risultato è un linguaggio più povero e impreciso, una comunicazione più povera ed imprecisa, una società più insipiente e confusa.
brg
Interventi: 494
Iscritto in data: mer, 12 gen 2022 20:53

Re: «Riestensione» semantica dei forestierismi

Intervento di brg »

Scusate il secondo messaggio di seguito, ma devo fare un'aggiunta con tanto di autorevole citazione di giornata (o quasi). Tra i termini che hanno avuto una riestensione semantica, aggiungo anche l'insopportabile "divisivo", che sta soppiantando "controverso", e "supportare", invece di "sostenere".

La citazione annunciata è un cinguettio di Palazzo Chigi (nom de plume di anonimo funzionario statale):
#ConferenzaDraghi: Il #CTS ha dato un supporto psicologico nel dire che le decisioni sono state prese sulla base della scienza e non sulle sensazioni. Aspetto essenziale per chi prende decisioni o le vota in Parlamento
Leggere un organo istituzionale che si esprime in un italiano così zoppicante fa quasi rimpiangere i bagni di folla in mezzo ai supporter dello zar, che sono una farsa planetaria.
domna charola
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Re: «Riestensione» semantica dei forestierismi

Intervento di domna charola »

brg ha scritto: dom, 20 mar 2022 12:55 Scusate il secondo messaggio di seguito, ma devo fare un'aggiunta con tanto di autorevole citazione di giornata (o quasi). Tra i termini che hanno avuto una riestensione semantica, aggiungo anche l'insopportabile "divisivo", che sta soppiantando "controverso", e "supportare", invece di "sostenere".
Qui però il problema secondo me non è il termine in sé, bensì - come al solito - il fatto che una volta sentito viene ripreso da politici e stampa e applicato indistintamente, solo perché "alla moda". E' l'abuso che rende intollerabili certi termini, e su questo mi trova d'accordo.

In sé, non vivo con la medesima repulsione l'adozione di termini di origine straniera tradotti e risemantizzati con un nuovo significato specifico; in fondo, è il modo con cui si è accrezionata la lingua italiana a partire dai primi volgari, attraverso l'aggiunta via via di termini germanici, longobardi, arabi e via così, di volta in volta adattati per sopperire a nuove necessità di comunicazione, sino a divenire l'insieme omogeneo e coeso che oggi usiamo.

In "divisivo", o meglio, nell'uso specifico che ne viene fatto, si sente una sfumatura diversa rispetto a controverso. "Controverso" è ciò che è oggetto di controversia, o materia di dubbio, di incerta interpretazione. "Divisivo" invece è ciò che crea divisioni o contrapposizioni. Uno oggetto, l'altro soggetto agente.
Una cosa controversa può non essere "divisiva", ad esempio le modalità dell'evoluzione sono ampiamente controverse, ma attualmente non danno luogo a fazioni irremovibili sulle proprie posizioni. Alcune cose controverse invece sono anche divisive, ci si scontra in assenza di una risposta certa, si vedano ad esempio tutte le recenti questioni riguardo il covide, sul quale si sono fatte numerose ipotesi, con poche certezze, e si sono delineate coppie di fazioni molto nette: esiste / è un falso, vaccino / no-vaccino.
Ci sono poi cose che consideriamo assolutamente chiare e inoppugnabili, che però appena le si sfiora come argomento divengono "divisive" nel senso che generano proprio dei fronti ideologici opposti, si veda ad esempio l'ampio discorso delle parità sociali: sull'uguaglianza personale e di diritti non abbiamo alcun dubbio, però lo scontro ideologico è sempre molto netto e molto forte.

Allora, dato che si è creata la necessità di un termine distintivo nuovo, serve inventarlo o prenderlo da qualche parte; l'importante è che si ambienti nella nostra lingua seguendone le regole, che si naturalizzi insomma nel tessuto linguistico, come è sempre stato nel passato della lingua stessa.
Altrimenti si rischia di arroccarsi su un purismo estremo che difficilmente può sortire risultati evidenti, ma anzi può ottenere l'effetto opposto, cioè l'atteggiamento di quelli che catalogno qualsiasi tentativo di salvare l'italiano come obsoleto e non proponibile.

Il problema, ripeto, è l'abuso, cioè quando qualsiasi cosa dubbia o controversa diviene automaticamente "divisiva".
Avatara utente
G.B.
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Re: [FT] «Accrezionare»

Intervento di G.B. »

Fuori tema
domna charola ha scritto: mer, 23 mar 2022 12:57 ...in fondo, è il modo con cui si è accrezionata la lingua italiana a partire dai primi volgari...
Provocazione? :wink:
G.B.
domna charola
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Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09

Re: [FT] «Accrezionare»

Intervento di domna charola »

Fuori tema
G.B. ha scritto: gio, 24 mar 2022 10:33
domna charola ha scritto: mer, 23 mar 2022 12:57 ...in fondo, è il modo con cui si è accrezionata la lingua italiana a partire dai primi volgari...
Provocazione? :wink:
...lo sapevo, lo sapevo... :twisted:

È un termine geologico, riportato regolarmente nella Treccani e trasferito in questo contesto per indicare un processo in fondo molto molto simile.
Licenza poetica.

https://www.treccani.it/enciclopedia/accrezione/
Avatara utente
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Re: [FT] *«Riguardo il»

Intervento di Infarinato »

Fuori tema
G.B. ha scritto: gio, 24 mar 2022 10:33 Provocazione? :wink:
Enorme provocazione :P:
domna charola ha scritto: mer, 23 mar 2022 12:57 …riguardo il covide…
…ma apprezzo covide, anche se io direi còvidde:)
brg
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Re: «Riestensione» semantica dei forestierismi

Intervento di brg »

Guardi, in realtà mi trova sostanzialmente d'accordo. Io non sono favorevole ad una esclusione dei forestierismi tout court.
Infatti, qualora l'uso occasionale e consapevole del forestierismo possa essere sfruttato per dare maggiore chiarezza, per esprimere con accresciuta efficacia o, semplicemente, per soddisfare un fuggevole vezzo stilistico, io non vi vedo nulla di male.
Quello che mi infastidisce e, ancor più, mi preoccupa è l'uso insensato e incosciente, che finisce per impoverire e imbarbarire il linguaggio.
La destrutturazione del linguaggio, a mio avviso attualmente in atto, non è una banale minaccia al parlar fino, ma una concreta minaccia alle fondamenta di una società, che, dicendosi democratica, etica, scientifica, non può fare a meno di reggersi sul dialogo, quindi sul linguaggio.

Passando poi alla controversa questione di "controverso" e "divisivo", rilevo che la controversia è (cfr. vocabolario Treccani):
differenza di opinioni sostenuta con proprie ragioni da ciascuna delle due parti contrapposte
ovvero già include il concetto di divisione, anzi, addirittura di contrapposizione tra parti. Insomma, quando la divisione tra più parti è dovuta ad una differenza di vedute o di principî, mi pare che "controverso" sia termine più appropriato e corretto. "Divisivo" esiste in italiano, ma si riferisce semplicemente ad una divisione, senza esprimere in sé il concetto di divisione dovuta a contrapposizione. Ad esempio, divisiva è la linea di centrocampo dello stadio di San Siro, più che la questione di inviare armamenti qua e là. Tuttavia l'impiego di "divisivo" nell'altro senso finisce per far suonare estraneo il "divisivo" usato in questo senso, quello proprio.

Come riestensione semantica del giorno, segnalo "disegnare" nel senso di "progettare". Ora, sono perfettamente consapevole dell'affinità tra i due termini già presente in italiano, visto che i progetti si disegnano, e che si può pensare di usare il termine "disegnare" in senso figurato, tuttavia c'è ora un uso dilagante di "disegnare" in maniera del tutto impropria. Tralasciamo pure le sciattissime traduzioni a occhio, come quella fatta da Milena Gabanelli qualche giorno fa, che, nel presentare un prodotto di Apple, ha detto: "disegnato in California, assemblato in Cina", mentre sul televisore si poteva vedere la scritta "designed by Apple in California, assembled in China". Tuttavia nell'ultimo discorso del Presidente del Consiglio alle camere si è potuto udire:
Vogliamo disegnare un percorso di maggiore vicinanza dell'Ucraina all'Europa.
Qui io ritengo che il termine sia fuori luogo, perché, volendo rimanere in metafora, si dovrebbe usare "tracciare", volendo uscire di metafora, si dovrebbe usare "progettare" o "allestire". L'uso di un vocabolo, che in italiano non ha una attinenza immediata con i concetti espressi, mi pare che tradisca sgraziatamente l'influsso del termine inglese.
domna charola
Interventi: 1633
Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09

Re: «Riestensione» semantica dei forestierismi

Intervento di domna charola »

Resta il fatto che argomenti in sé non particolarmente controversi riescono comunque a dividere fazioni. Non per la reale esistenza di un dibattito su cosa sia più vero/verificabile/accettabile, ma proprio perché l'argomento in sé suscita il distinguersi di gruppi. Argomenti che costituiscono una linea di demarcazione netta fra due parti, una contraria e una a favore.
E che gran parte degli argomenti controversi e discussi, non polarizzano l'opinione pubblica in due fazioni opposte, semplicemente vengono discussi, talora modificando le proprie posizioni, talora apportando nuovi contributi al dibattito.
Alcuni invece suscitano subito la reazione che in cucina si definirebbe "impazzire della maionese": una linea netta al centro, e due gruppi di ex-amici coagulati alla massima distanza possibile l'uno dall'altro, che si guardano in cagnesco. Ecco, questo per me può essere definito "divisivo".
brg
Interventi: 494
Iscritto in data: mer, 12 gen 2022 20:53

Re: «Riestensione» semantica dei forestierismi

Intervento di brg »

Segnalo l'odiosa pubblicità della clinica privata che vuole prendersi cura della mia "visione" (prima avete da imparare l'italiano...) ed i commentatori sportivi (specialmente quell'ex difensore scarpone, che ora fa il filosofo del calcio) che parlano di "attitudine" giusta dei giocatori in campo.
Avatara utente
G. M.
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Iscritto in data: mar, 22 nov 2016 15:54

Re: «Riestensione» semantica dei forestierismi

Intervento di G. M. »

Altri due termini che ho incontrato di recente usati in senso riesteso: community e target. Rispettivamente definiti dal Treccani come:
communitykëmi̯ùuniti› s. ingl. (propr. «comunità»; pl. communitieskëmi̯ùuniti∫›), usato in ital. al femm. – 1. Nel linguaggio di Internet, gruppo di persone che si incontrano, discutono e si scambiano informazioni attraverso la rete (gli strumenti utilizzati più frequentemente dagli utenti per interagire sono forum, chat e programmi di messaggistica istantanea): far parte di una community. 2. estens. Il luogo virtuale in cui avvengono le interazioni tra i membri di una community.
targettàaġit〉 s. ingl. [dim. di un ant. targe «targa, scudo», con suffisso non bene spiegato] (pl. targetstàaġits〉), usato in ital. al masch. – 1. Termine (che significa propr. «bersaglio, obiettivo») largamente usato nel linguaggio commerciale, e spec. della pubblicità e del marketing, con le seguenti accezioni: obiettivo che un’azienda si propone di raggiungere (in partic., aumento delle vendite, espansione sul mercato) espresso in termini quantitativi (e target manager è detto il dirigente che, dotato di grande esperienza nel settore di gestione e organizzazione aziendale, viene incaricato di collaborare al raggiungimento di tale obiettivo); la fascia dei potenziali acquirenti di un prodotto, o della clientela a cui un messaggio pubblicitario può essere indirizzato, o più genericam. dei particolari ascoltatori a cui un messaggio radiotelevisivo è diretto. 2. In biologia, organi, tessuti, componenti cellulari e cellule target, quelli che costituiscono il bersaglio dell’azione di un determinato ormone, o anticorpo, o sostanza attiva (farmaco, veleno, ecc.). 3. In fisica, sinon. di bersaglio (v. targhetta).
Il primo è usato dal centro sportivo Seven Infinity per significare semplicemente 'comunità': Seven Infinity, la community dello sport (anche qui, all'italiano restano preposizioni e articoli, che gioia :roll:); Una community sportiva.

Il secondo l'ho letto poco fa su Facebook nella presentazione del promo d'un nuovo filme d'azione: «Stone, hai un nuovo target» (scritto nel post; mentre l'audio del video e i sottotitoli usano l'italiano), intendendo evidentemente un 'obiettivo' o 'bersaglio' in senso generico, e non in quelli ristretti (commerciale, biologico, fisico) registrati dal Treccani.

PS. Un altro: food, che in itanglese sarebbe «[i]l settore industriale e commerciale dell’alimentazione» (Treccani). Riesteso qui dal Corriere della Sera a significare semplicemente ‘cibo’.
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