Dimettere, forse? Mi sono/hanno dimesso, perciò. In francese ospedale non era hôtel-Dieu ?giulia tonelli ha scritto: Nella C c'è check-in (nome, tradotto correttamente con accettazione), ma non c'è check-out, che presenta più gravi problemi, secondo me. Come si dice ho fatto il check-out (dall'albergo)?
Proposta di linee-guida per la discussione sui forestierismi
Moderatore: Cruscanti
Anche in questo caso probabilmente vi sono ambiti in cui il significato varia, l'ambiguità è presente anche nel termine inglese.ignorante1 ha scritto:Nella mia azienda il "facility manager" è la persona che gestisce tutto quello che riguarda gli aspetti logistici quali la posta interna, la ditta delle pulizie, i rapporti con gli affituari dei nostri edifici e così via.giulia tonelli ha scritto: Nella F per facility management si è proposto gestione facilitazioni, che secondo me non è corretto, essenzialmente perché in genere si usa in un contesto in cui facility non vuol dire facilitazione, bensì impianto, struttura, attrezzatura. Io lo sento usare, per esempio, nella seguente situazione: una banca ha bisogno di un certo sistema informatico per fare una certa cosa, e invece di comprare software e hardware e poi gestire il sistema all'interno, assolda una società che si mette le macchine e il software in casa propria (fuori dalla banca), e la banca vi accede dall'esterno, pagando ovviamente. In questo caso si dice che la banca ha acquistato il sistema in facility management. Io tradurrei gestione esterna.
La mia azienda è americana, ha sede in Germania e ha l'Inglese come lingua ufficiale.
Ho trovato questa definizione:
a (1) : something that makes an action, operation, or course of conduct easier -- usually used in plural <facilities for study> (2) : LAVATORY 2 -- often used in plural b : something (as a hospital) that is built, installed, or established to serve a particular purpose
Rimanendo alla traduzione letterale a mio avviso "facility" é fondamentalmente una struttura o attrezzatura logistica e quindi direi che "Facility Management" potrebbe essere tradotto con "Gestione Logistica" sapendo che questo può non soddisfare tutti gli ambiti d'uso.
- giulia tonelli
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Facendo un giro su Google sembra questo sia l'uso prevalente, in inglese. Non so che dirle, forse quello che ho descritto io è un uso minoritario, ma può darsi anche che sia un uso in voga solo in Italia, a volte succede che si prenda una locuzione straniera e la si storpi a significare un'altra cosa.ignorante1 ha scritto:Nella mia azienda il "facility manager" è la persona che gestisce tutto quello che riguarda gli aspetti logistici quali la posta interna, la ditta delle pulizie, i rapporti con gli affituari dei nostri edifici e così via.
- giulia tonelli
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Assolutamente ineccepibile.Marco1971 ha scritto:E allora non sta bene la mia proposta di parafuoco (francese pare-feu)?
Però... (io ho sempre dei però) mi chiedo se l'analogia che ha avuto tanta presa in inglese ne possa avere altrettanta in italiano. Qui riprendo un discorso che ha tentato una volta di fare Bue sulla Crusca. Secondo me l'italiano sopporta le analogie audaci peggio dell'inglese, nel senso che non è così comune usare la stessa parola in ambiti semantici tanto diversi. Chiamare parafuoco un pezzo di software che cerca di tenere fuori i virus secondo me è un meccanismo che con la nostra lingua ha poco a che fare. Qui ricasco nel mio concetto vago di "struttura profonda" della lingua, che è una cosa che riguarda il significato più che la forma delle parole.
In inglese si vede una cosa nuova, piccola, grigia, con la coda, e viene naturale chiamarla topo. In italiano (indipendentemente dall'invasione degli anglicismi) questo processo non è così naturale. A me sembra una forzatura, voler infilare delle analogie del genere della nostra lingua. Ma non ce l'ho chiarissimo questo concetto, quindi non riesco ad argomentare, uffa.
Non sono affatto d’accordo con lei, cara Giulia: l’estensione semantica per analogia è un fenomeno proprio di tutte le lingue, e l’italiano non vi si sottrae. Basta sfogliare il vocabolario per accertarsene (dal Devoto-Oli-Serianni):giulia tonelli ha scritto:Assolutamente ineccepibile.Marco1971 ha scritto:E allora non sta bene la mia proposta di parafuoco (francese pare-feu)?
Però... (io ho sempre dei però) mi chiedo se l'analogia che ha avuto tanta presa in inglese ne possa avere altrettanta in italiano. Qui riprendo un discorso che ha tentato una volta di fare Bue sulla Crusca. Secondo me l'italiano sopporta le analogie audaci peggio dell'inglese, nel senso che non è così comune usare la stessa parola in ambiti semantici tanto diversi. Chiamare parafuoco un pezzo di software che cerca di tenere fuori i virus secondo me è un meccanismo che con la nostra lingua ha poco a che fare. Qui ricasco nel mio concetto vago di "struttura profonda" della lingua, che è una cosa che riguarda il significato più che la forma delle parole.
In inglese si vede una cosa nuova, piccola, grigia, con la coda, e viene naturale chiamarla topo. In italiano (indipendentemente dall'invasione degli anglicismi) questo processo non è così naturale. A me sembra una forzatura, voler infilare delle analogie del genere della nostra lingua. Ma non ce l'ho chiarissimo questo concetto, quindi non riesco ad argomentare, uffa.
cipolla: Per analogia con la forma del bulbo, parte tondeggiante del lume a petrolio o a olio contenente il liquido e lo stoppino / L’appendice espansa e bucherellata posta in cima al collo dell’annaffiatoio
cavallo: Attrezzo ginnico costituito di un corpo cilindrico di cuoio imbottito, con o senza maniglie, poggiante su quattro gambe di legno
pera: Qualsiasi oggetto a forma di pera: p. di gomma; pera della luce, interruttore a pulsante; nel pugilato, il punching ball
lingua: estens. e fig. (per analogia) L. di fuoco, la punta mobile e guizzante, di una fiamma / L. di terra, striscia di terra emersa, lunga e stretta, collegata o no alla terraferma / L. glaciale... etc.
topo: Utensile di ferro usato dai vetrai, sin. di grisatoio.
E si potrebbe continuare all’infinito. Tornando al parafuoco, mi sembra che l’estensione del significato già esistente (Pannello mobile che si dispone davanti al caminetto o alla stufa come riparo dall’eccessivo calore del fuoco e dal pericolo di scintille sprizzanti fuori dal caminetto) sia connaturalissima alla nostra lingua.
Ultima modifica di Marco1971 in data gio, 14 lug 2005 0:54, modificato 1 volta in totale.
- giulia tonelli
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...io non ho detto che in italiano questo fenomeno non esiste, ho solo detto che mi sembra esista in misura molto minore di quanto avviene in inglese. Può non essere vero, certo, e del resto non è una tesi né facilmente sostenibile né facilmente confutabile (non è così facile andare a "contare" gli slittamenti semantici in una e nell'altra lingua). A me sembra (per sensibilità mia, e per la conoscenza - imperfetta - che ho di entrambe le lingue) che l'inglese sia molto più incline alle estensioni semantiche, così come alla formazione di neologismi, e anche al cambiamento di funzione grammaticale delle parole (nomi che diventano verbi, e viceversa). E mi sembra anche che questa sia una delle caratteristiche profonde che distinguono l'italiano dall'inglese, come lingua, a parte tutte le ovvie differenze fono-morfo-sintattiche.
Mi pare che una possibile causa di questo effetto (non dimostrato) si trovi nell'esistere per secoli dell'italiano solo come lingua letteraria: questo può averlo reso più rigido alle innovazioni di tutti i tipi (spostamenti semantici, neologismi, analogie, ecc.); credo infatti che anche su questo forum si sia discussa questa tesi, e credo questo trovi dimostrazione in quanto poco sia cambiato l'italiano rispetto ad altre lingue nei secoli.
A lei non sembra che in inglese sia molto più facile inventare le parole, usare una parola in un contesto semantico diverso, far diventare verbo un nome, eccetera?
Mi pare che una possibile causa di questo effetto (non dimostrato) si trovi nell'esistere per secoli dell'italiano solo come lingua letteraria: questo può averlo reso più rigido alle innovazioni di tutti i tipi (spostamenti semantici, neologismi, analogie, ecc.); credo infatti che anche su questo forum si sia discussa questa tesi, e credo questo trovi dimostrazione in quanto poco sia cambiato l'italiano rispetto ad altre lingue nei secoli.
A lei non sembra che in inglese sia molto più facile inventare le parole, usare una parola in un contesto semantico diverso, far diventare verbo un nome, eccetera?
Sí, quel che dice lei è vero, in particolare il fatto che l’italiano sia stato solo lingua letteraria fino a ieri; ma proprio perché la lingua letteraria è creativa l’estensione semantica è radicatissima in italiano (e abbiamo avuto grandi coniatori di terminologia scientifica, basti pensare a Galileo). L’inglese è indubbiamente molto piú duttile dell’italiano nella formazione delle parole, ma se noi non fossimo obnubilati dagli anglicismi che i mezzi ci reciono addosso tutti i giorni, troveremmo naturalissimo dare un nome alle cose per analogia, che è quel che l’uomo ha sempre fatto. Il problema, fondamentalmente — a mio parere —, sta nell’assuefazione: se fin dall’inizio avessimo chiamato topolino il mouse (come fecero i francesi e gli spagnoli), nessuna ragazza «sorcifoba» esiterebbe a porvi la mano sopra. Ma di questo ho già parlato fin troppo in un altro filone.
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- Interventi: 16
- Iscritto in data: mer, 22 giu 2005 13:41
Scusate, torno a tediar loro con le mie turbe da traduzione dei termini informatici per il mio corso. Dovrei forse aprire una nuova discussione?
Come tradurreste "hover the mouse over..."? "Librare il mouse su..."?
Forse è troppo aulico. Forse è meglio "muovere il mouse su ....", anche se non è proprio esatto.
Come tradurreste "hover the mouse over..."? "Librare il mouse su..."?
Forse è troppo aulico. Forse è meglio "muovere il mouse su ....", anche se non è proprio esatto.
- Infarinato
- Amministratore
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- Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 10:40
- Info contatto:
Potrebbe essere utile aprire una nuova discussione per i termini informatici dato che questa in cui scriviamo adesso è orientata all'analisi in ordine alfabetico dei foresterismi.
Concordo con Infarinato e aggiungo che anche "spostare il mouse su" secondo me andrebbe benissimo. Io poi scriverei "spostare il topolino(mouse) su" ma questo sarebbe un dibattito diverso.
Concordo con Infarinato e aggiungo che anche "spostare il mouse su" secondo me andrebbe benissimo. Io poi scriverei "spostare il topolino(mouse) su" ma questo sarebbe un dibattito diverso.
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- Interventi: 16
- Iscritto in data: mer, 22 giu 2005 13:41
Grazie. Posizionare è perfetto. Se avrò ulteriori domande aprirò una nuova discussione per i termini informatici.Infarinato ha scritto:Posizionare il mouse su… In alcuni contesti: fare scorrere il mouse su…ignorante1 ha scritto:Come tradurreste "hover the mouse over..."? "Librare il mouse su..."?
Forse è troppo aulico. Forse è meglio "muovere il mouse su ....", anche se non è proprio esatto.
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- Moderatore «Dialetti»
- Interventi: 77
- Iscritto in data: ven, 12 nov 2004 23:28
- Info contatto:
Lettera f
Fading = segnale debole
Fair play = correttezza
Fallout = feccia (nucleare)
Fan = fanatico, tifoso
Fantasy = favoloso (di libro, di film)
Faq = domande frequenti
Fashion = moda
Fast ethernet = connessione rapida
Feedback = retroazione
Feeling = intesa
Fiche = gettone
Fifty-fifty = a mezzo
File server = fornitore documenti
Finger =identificatore utente
Finish = volata
Firewall = barriera/muro di fuoco
First lady = prima cittadina/presidentessa/sindachessa ecc.
Fiscal drag = drenaggio fiscale
Fitness = benessere
Fixing = quotazione ufficiale
Flash = notizia-lampo
Flashback = richiamo
Flirt = filarino
Flou = dissolvenza
Fon = asciugacapelli
Football = calcio
Footing = corsetta
Forcing = spinta
Forfait, forfait = prezzo fisso
Form = modulo
Forum = dibattito
Foulard = fazzoletto
Foyer = atrio
Frac = fracche
Frame = riquadro
Franchising = marchio esclusivo
Frappé = frullato
Freak = fricco
Freelance = indipendente
Freeware = gratuito
Front-end = gestione interattiva
FTP = protocollo trasferimento documenti (PTD)
Full immersion = apprendimento concentrato
Full time = tempo pieno
Fading = segnale debole
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