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Inviato: mar, 08 nov 2005 13:57
di Federico
giulia tonelli ha scritto:Non saprei, la prima volta che ho sentito dire diversabile è stato qui, da lei.
Hmm... Buon per lei. Si vede che leggiamo giornali diversi (presumibilmente l'ho letto in un quotidiano): io principalmente il Corriere. Lei (se è lecito)?
giulia tonelli ha scritto:sta ingigantendo la portata del problema. Lei ne parla come se fosse un problema sentito e generale, come se tutti stessero disperatamente cercando un'alternativa a disabile
:lol:
Ma no, ma no: in questa lista ci sono molti termini tecnici e gergali (prevalentemente informatici): vogliamo forse escludere il gergo dei politicamente corretti? In questo periodo la par condicio è in serio pericolo su tutti i fronti... :lol:

Comunque, seriamente parlando, l'immagine del "disabile" sembra inevitabilmente legata alla carrozzella. Mio nonno ad esempio ha dei gravissimi problemi cardiaci (nessuno capisce come possa essere ancora vivo, per capirci) ed è pertanto classificato come "disabile", tanto che ha il cartellino per posteggiare negli spazi appositi, cosa che prende quasi come una furbata: sembra sanissimo, a vederlo, e nessuno (tanto meno lui) lo chiamerebbe "disabile", se non (appunto) un burocrate... O è solo una mia impressione anche questa? Può darsi benissimo, per carità.
giulia tonelli ha scritto:(anche perché è l'unica giustificazione possibile, per sostituire parole tanto radicate)
Ma non è vero... Ci sono anche dei gusti personali, è inutile negarlo. Del resto questa lista non pretende certo di imporre niente a nessuno: sono perfettamente d'accordo con Fabbe, quando dice che
fabbe ha scritto:Questa iniziativa è per la libertà espressiva permettendo a chi non vuole usare certe parole inglesi di poter scegliere soluzioni italiane.[...]

E non c'entra nulla lo snobismo, a meno che qualcuno si senta particolarmente intellettuale a dire "chicca" invece di "cookie" (ma non mi sembra davvero il nostro caso).

Inviato: mar, 08 nov 2005 15:29
di Federico
Riporto una simpatica lettera al Corriere.
I diversamente colti
Vorrei ricordare che esiste una minoranza particolarmente debole, anche se numerosa, costituita dalle persone ignoranti - cioè coloro che non hanno avuto l'occasione, la possibilità o i mezzi per studiare la lingua inglese - che per rispetto chiamerò «diversamente colti». Mi riferisco in modo particolare alle persone anziane senza titolo di studio, che seguono le trasmissioni tv, compresi i tg, e hanno difficoltà a comprendere un ragionamento infarcito di parole straniere.
Mia suocera di 82 anni, che dedica tutte le mattine un'ora alla lettura di un giornale, mentre ascoltava una trasmissione televisiva mi ha chiesto: «Ma chi sono questi manager»?
Almeno la Rai, che chiede il canone anche ai «diversamente colti», non sente il dovere morale di invitare gli addetti alla comunicazione a non usare parole straniere quando esistono chiari e conosciuti sinonimi nella lingua italiana? Strano Paese è il nostro: si impiegano risorse per eliminàre le barriere architettoniche e nello stesso tempo non si spreca una parola per eliminare una barriera linguistica!
Fiorenza Ciocchetti
P.s.: un altro "diversamente [qualcosa]"! Sta diventando una mania... :P
P.p.s.: è successo anche a me, con un'altra ottantaduenne: mia nonna. :)

Inviato: mar, 08 nov 2005 15:37
di Federico
Ah, aggiungo una traduzione di governance in una sua accezione sempre più diffusa: governabilità.

Inviato: mar, 08 nov 2005 17:24
di Incarcato
O anche, semplicemente, governo.

Inviato: mar, 08 nov 2005 19:01
di Federico
Incarcato ha scritto:O anche, semplicemente, governo.
Dice? :?
C'è chi dice - ad esempio - che la legge elettorale attuale (o quella futura, o entrambe :)) causa(-erebbe) problemi di governance: mi sembra impossibile tradurre con "problemi di governo": potrebbe essere qualunque cosa...

Ah, segnalo che ho trovato pedana mobile per tapis roulant (in un testo scientifico tradotto dall'americano).

Inviato: mar, 08 nov 2005 22:08
di Marco1971
Il dizionario Hazon traduce governance con:
1. governo; direzione
2. autorità, dominio
Se non vanno bene, si faccia governanza (come performanza da performante, ecc.).

Per quanto riguarda tapis roulant, esiste nastro trasportatore.

Inviato: mar, 08 nov 2005 23:08
di Federico
Marco1971 ha scritto:Il dizionario Hazon traduce governance con:
1. governo; direzione
2. autorità, dominio
Se non vanno bene, si faccia governanza (come performanza da performante, ecc.).
Vedo, ma parole simili subiscono in italiano (visto il fermento politico e le orgie terminologistiche) una fortissima evoluzione. E davvero non c'è bisogno di nuove coniazioni: governabilità è una traduzione già in uso (nello stesso contesto), oltre ad essere perfetta - per l'uso che si fa in italiano di governance -:
De Mauro in linea ha scritto:l’essere governabile; possibilità di essere governato in modo stabile e durevole [soprattutto in questo senso]: la g. di un paese
Marco1971 ha scritto:Per quanto riguarda tapis roulant, esiste nastro trasporatore.
E' vero, ma a me dà l'impressione di un qualcosa che trasporta merci, non persone. E infatti da una ricerca con Google mi sembra utilizzato in questo senso: per il trasporto di persone, vedo "tapis roulant". Tappeto mobile invece mi sembra una traduzione molto comprensibile (tanto da annullare il "vantaggio iniziale" del lemmatizzato nastro trasportatore: non per nulla è usato senza troppe spiegazioni, a giudicare dalle pagine trovate da Google), migliore sotto tutti i punti di vista. Comunque anche qui non serve accapigliarsi più di tanto: esistono più traduzioni, nessuna sarà esclusa dalla nostra accogliente lista.:)

Inviato: mer, 09 nov 2005 17:53
di Incarcato
Una frase (di recente sentita in televisione) come «nuove regole per la governance universitaria », io la tradurrei « nuove regole per il governo universitario », non « per la governabilità ».
Governabilità è sicuramente un traducente valido, ma non in tutti i contesti, io credo.

Inviato: mer, 09 nov 2005 18:40
di Federico
Incarcato ha scritto:Governabilità è sicuramente un traducente valido, ma non in tutti i contesti, io credo.
Naturalmente, naturalmente.

P.s.:la discussione prosegue qui, ora.

Inviato: gio, 11 gen 2007 23:32
di amicus_eius
Meglio, visto che il filone è diventato diversamente breve...

Inviato: ven, 20 apr 2012 14:55
di Angeligna
Incarcato ha scritto:Un solo appunto:

CEO: amministratore delegato.
Mi accodo qui, anche se commentare un messaggio del 2005 produce un curioso effetto di straniamento!

Nella lista dei traducenti, per CEO si accoglie sia amministratore delegato che direttore generale.

Ritengo che direttore generale non sia da considerare: nella mia esperienza il CEO indica esclusivamente l'amministratore delegato.
Secondo me anche l'Oxford Paravia sbaglia, invertendo clamorosamente i due significati.

Inviato: ven, 24 ago 2012 1:27
di Zabob
Per quel che riguarda compliance, in aggiunta ai traducenti proposti (partecipazione, collaborazione, conformità; osservanza, e anche obbedienza e acquiescenza) segnalo l'uso del termine in campo medico, tradotto (quelle poche volte) di solito con "aderenza (alla terapia)".
Come diceva (è deceduto) il prof. Bartolozzi qui (il grassetto e il corsivo sono nell'originale):
Giorgio Bartolozzi ha scritto:L'aderenza alle prescrizioni farmaceutiche, comunemente indicata con il nome di compliance, viene in generale definita come la tendenza di un paziente ad assumere i farmaci, secondo la prescrizione del medico curante.
Il termine “aderenza” è preferibile a quello importato di “compliance”, perché quest'ultimo suggerisce che il paziente segue passivamente gli ordine [sic] del medico e che il piano di trattamento non è basato su una “alleanza terapeutica” o su una specie di contratto fra paziente (o famiglia del paziente) e medico.
Stando a Wikipedia, il termine è talora reso in italiano con "acquiescenza", ma a mia memoria non ho mai sentito parlare di acquiescenza di un paziente (mi farebbe pensare a un soggetto recalcitrante finalmente domato).

Naturalmente, se un paziente segue la terapia che gli è stata data si dice che è "compliante" (in ingl. compliant), in caso contrario "non compliante".

R: «Accounting manager»

Inviato: sab, 18 dic 2021 13:32
di Utente cancellato 676
amicus_eius ha scritto: mer, 15 giu 2005 14:52Accounting manager: gestore di registrazione
Non è chiaro a che ambito si faccia riferimento, non essendo riportata nessuna abbreviazione tematica (ad esempio econ.) nella lista dei traducenti.

Cito questo messaggio perché è la prima occorrenza di questo traducente nel foro.

Re: Proposta di linee-guida per la discussione sui forestierismi

Inviato: mar, 08 nov 2022 21:46
di brg
Sono i nomi propri propriamente forestierismi?

È chiaro che non tutte le parole straniere che compaiono in un testo sono classificabili come forestierismi. Se io dico che "acqua fredda" in tedesco si dice "kaltes Wasser", non sto introducendo un forestierismo nel mio discorso, ma sto semplicemente citando una lingua straniera. Poiché "kaltes" e "Wasser" non significano, ma identificano, nel mio discorso, due parole tedesche, non potrei mai logicamente dire che "acqua fredda" in tedesco si dice "caltesse vassa", adattando le parole in costrutti lessicali inesistenti ed irriconoscibili.
Se dico, allora, che l'ideatore della teoria della relatività si chiamava, ohibò, Albert Einstein (Nobilillustre Impietro?) sto forse introducendo un forestierismo o sto semplicemente citando un nome straniero? Considerando che il nome proprio serve ad identificare e non a significare, esso svolge un ruolo simile, se non analogo, a quello della citazione: la relazione tra il segno e l'oggetto è sostanzialmente immediata.

Il ragionamento, che già non è semplice, si complica ulteriormente quando il nome proprio assume un significato: "quel tizio è un Einstein". In tal caso si può: sia ritenere che Einstein sia sempre un riferimento diretto al referente Albert Einstein, per cui il significato della frase si completa per una associazione di idee rispetto al referente; sia che si tratti di un sostantivo dal significato di "genio", specialmente se chi parla non sa chi sia l'uomo Albert Einstein, ma usi il termine per averlo sentito usare. Tuttavia questo è un altro, ulteriore problema.

D'altra parte il problema della riconoscibilità del significante è chiaramente fondamentale per l'efficacia della comunicazione. Esempio: nella traduzione italiana del Silmarillion, scusate, del Silmariglione viene usato l'aggettivo "abrupto", che è un latinismo, che non esiste in italiano, che però esiste in inglese (abrupt), ma modernamente con altro significato. Ora, mi pare che, se il traduttore avesse optato (o ottato?) per un adattamento completo, avrebbe dovuto scrivere "abrutto", che però non è di facile interpretazione. Scrivendo "abrupto", con un minimo di conoscenza di latino (e forse di inglese) si capisce. Scrivendo "abrutto" direi proprio di no, anzi sarebbe stato un termine poco comprensibile che fa venire in mente qualche termine dialettale invece che colto (ahó, ah bbrutto fijo de ecc. ecc.). Quella scelta lessicale, secondo me fortunata, riesce a comunicare sia il significato, che ad identificare il cultismo.

Re: Proposta di linee-guida per la discussione sui forestierismi

Inviato: mer, 09 nov 2022 13:41
di Difesa Italiano
Storicamente abbiamo adattato numerosi nomi stranieri, non vedo perché smettere. :D