Decimo ha scritto:Probabilmente non riceverò i commenti che richiedo...
Penso, e spero, che lei si chieda: è questo l'italiano che sarà parlato da
tutti gli italiani tra 50 anni? Perché qui veramente vediamo in atto la creolizzazione paventata da Arrigo Castellani.
Secondo me, no. Siamo qui in presenza di una delle tante varietà dell'italiano e in particolare di una lingua settoriale in cui ha luogo la commistione tra due fattori che non sempre vanno uniti in altre lingue speciali: l'enorme afflusso di anglismi, superiore in volume a quello di altre lingue speciali, si cala su un terreno lessicale nudo, data l'inesistenza di una tradizione scientifica italiana in questo settore. Quindi chi ha una normale istruzione e legge documenti solo in inglese, ha grandissime difficoltà a trasformare tutto questo materiale - sintagmi inclusi, non solo termini, si veda per esempio il
dare un taglio di overview per
dare una panoramica, un descrizione generale - in italiano normale.
In altre lingue speciali invece esiste un substrato lessicale e sintattico in cui tanti termini nuovi trovano posto sì, ma altri trovano concorrenti o espressioni cristallizzate in cui devono inserirsi. Si pensi al linguaggio della medicina, della chimica, della fisica e ancora di più a quello della meccanica in generale - ad esempio il settore automobilistico, che anch'esso riveste molta importanza per gli italiani - in cui esiste uno zoccolo duro, per così dire, di nomenclatura che risale agli inizi e allo sviluppo della tecnologia e può essere scalfito ma non disintegrato.
Del resto, tornando al linguaggio dell'informatica, anch'esso è variegato secondo chi lo parla; nel caso citato abbiamo uno specialista che conosce solo la tecnologia pura, ma potrebbe parlarlo anche un avvocato specializzato nel settore, e la sua lingua sarà diversa; o addirittura il legislatore, che dovrà sì adoperare tecnicismi irrinunciabili ma li calerà in una struttura sintattica burocratica - magari altrettanto deprecabile, ma questo è un altro discorso.
A completamento di quanto ha detto Bue: non parlerà mai un italiano creolizzato chi conosce bene l'italiano e anche l'inglese nonché la cultura americana, perché non solo avrà la voglia di (mi si permetta il termine) mappare una realtà linguistica in un'altra, ma ne sarà anche in grado.
Insomma, dobbiamo essere tutti traduttori competenti.
