«Ghoul» («ghūl», «gul»)
Inviato: dom, 08 gen 2023 16:22
Dalla Treccani (1932):
Ricopio direttamente le mie opinioni dal mio libro sugli anglicismi:
[*Pronuncia /ɡuːl/; in italiano a voce mi pare d'averlo soprattutto sentito (e pronunciato io stesso) come /ɡɔ̍ul/, /ɡo̍ul/: esempio; cercando ora nei doppiaggi trovo /ɡu̍l/: esempio.]
L'adattamento inglese è ghoul*, e in questa forma il termine è stato ripreso e popolarizzato nel fantastico moderno di matrice anglosassone per indicare un morto vivente o un essere necrofago di qualche tipo; si trovano ghoul in un sacco di fumetti, romanzi, giochi di ruolo, ambientazioni di successo, da Dungeons & Dragons a World of Warcraft, da Warhammer a Harry Potter, e chiunque bazzichi questo mondo ha col termine piena familiarità (ricordo anche il manga Tokyo Ghoul). I traduttori italiani lasciano il termine nella sua forma inglese, e lo trattano al maschile: «il ghoul». Anche in questo caso, come per il roc di oggi, prima di rendermi conto dell'itangleseGHŪL. Essere demonico femminile di natura maligna, appartenente al numero dei Ginn malvagi e che secondo le credenze degli Arabi abitava luoghi deserti, seduceva con metamorfosi i viaggiatori che si avventurassero nelle solitudini, si concedeva loro, li sviava e li divorava. La menzione della G. occorre spessissimo nell'antica poesia degli Arabi ed essa è descritta come un orrido mostro dai denti aguzzi. La sua facoltà di trasformazione è divenuta proverbiale. Scienza naturale araba e teologia hanno teorizzato sulla sua natura, come su quella dei Ginn; al-Giāḥiz e al-Qazwīnī, ne parlano nei loro libri e alcuni teologi mu‛taziliti ne hanno negato l'esistenza. ad-Damirī (v.) s'intrattiene a lungo sui detti del Profeta circa la G., sui quali è questione (secondo una celebre tradizione il Profeta consigliava di recitare l'appello alla preghiera per mettere in fuga il mostro); nel Corano non ne occorre la menzione diretta. La credenza nella G. è scesa dall'antichità araba fino ai nostri giorni, ed è viva tra gli Arabi, e anche in varî popoli musulmani; credenze e racconti di orchi e di orchesse sono riferiti alle Ghūl. E G. ha preso anche il senso di cannibale, così spesso anche nella Mille e una notte, e nei racconti popolari. Anche oggi, in Egitto p. es., si crede tra il volgo che la G. frequenti luoghi deserti e cimiteri, si nutra di cadaveri e divori gli uomini. Sinonimo di Ghūl è Si‛lāh; il plurale è Aghwāl e Ghīlān.
Bibl.: J. Wellhausen, Reste arabischen Heidentums, 2ª ed., Berlino 1897; Th. Nöldeke, in Hastings, Encycl. of Religion a. Ethics, I, 670; Macdonald, in Encykl. de l'Islam, II, 175-76.
Oggi mi sembra assurdo che un essere del folclore arabo sia noto agl'italiani (al di fuori degli studi folcloristici) praticamente solo con un nome inglese.G. M. ha scritto: dom, 27 nov 2022 14:43non trovavo nulla di strano né rilevante nel fatto che l'onomastica fosse così inglese: per forza, essendo cresciuto —come tutti gl'italiani— in una "bolla" in cui quella era (e tuttora è) la piena normalità.

Ricopio direttamente le mie opinioni dal mio libro sugli anglicismi:
Per precisione qui.G. M., «Coccotelli, computieri e cani caldi», pp. 217–218 ha scritto:[...] Dall’inglese (dove non esistono i generi grammaticali), i traduttori di solito lo traslano direttamente, assegnandogli il genere maschile («un ghoul»); ma in arabo è femminile.
Trattandosi d’un elemento peculiare del folclore mediorientale, in italiano ha poco senso indicarlo con un nome inglese.
La soluzione è facile. Non serve che creiamo un nuovo adattamento, basta cercare nei libri del passato. In casi come questi, trattandosi d’un concetto antico, è probabile che se ne sia già scritto in italiano. Per esempio, in una vecchia edizione delle Mille e una notte:La traduzione è stata fatta non direttamente dall’arabo, ma dal francese. L’adattamento risulta comunque ottimo: gula è femminile come il termine originale arabo e ne mantiene (foneticamente) l’allungamento vocalico.Io fui spaventevolmente sorpreso quando vidi mia moglie con quella gula. […] dissotterrarono un morto stato seppellito nello stesso giorno, e la gula ne tagliò de’ pezzi di carne a più riprese […].251
Il plurale di gula è un regolare gule, e il termine femminile si riferisce a tali creature indipendentemente dal sesso: «La maestà vostra non ignora che le gule dell’uno e dell’altro sesso sono demonî erranti nella campagna»252.
Il termine francese è analogo: goule, anch’esso femminile, registrato nel Dizionario accademico253.
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- Le Mille e una notte. Novelle arabe, Tipografia del fu Migliaccio, Napoli 1856, p. 529. Il nome del traduttore italiano non è indicato.
- Ibidem. L’uso del corsivo non è per segnalare la parola come forestierismo non adattato (cap. IX) ma per marcarne la prima apparizione al singolare e al plurale, in quanto termine raro (ne viene data la spiegazione in nota). Più avanti nel testo gula è scritto normalmente in tondo.
- Dictionnaire de l’Académie française, IX edizione (attuale), versione in linea (www.dictionnaire-academie.fr), consultata il 21.2.2020.
[*Pronuncia /ɡuːl/; in italiano a voce mi pare d'averlo soprattutto sentito (e pronunciato io stesso) come /ɡɔ̍ul/, /ɡo̍ul/: esempio; cercando ora nei doppiaggi trovo /ɡu̍l/: esempio.]