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«on/off line»

Inviato: dom, 10 lug 2005 0:48
di Marco1971
In linea e fuori linea sono lessicalizzati. Vogliamo cercare di utilizzarli? ;)

Inviato: dom, 10 lug 2005 10:22
di Miseria
Io lo faccio sempre. Preferisco però non in linea a fuori linea. È piú usato.

In linea e fuori

Inviato: dom, 10 lug 2005 11:28
di CarloB
D'accordissimo per l'utilizzo dei nostri vocaboli. Anch'io sento dire più spesso "non in linea", e non capisco perché: "fuori linea" è, tra l'altro, più economico.

Inviato: dom, 10 lug 2005 16:38
di Miseria
CarloB ha scritto:Anch'io sento dire più spesso "non in linea", e non capisco perché: "fuori linea" è, tra l'altro, più economico.
Forse perché Internet Explorer dice «non in linea» e non «fuori linea»? :wink:

Inviato: dom, 10 lug 2005 20:32
di Marco1971
Miseria ha scritto:
CarloB ha scritto:Anch'io sento dire più spesso "non in linea", e non capisco perché: "fuori linea" è, tra l'altro, più economico.
Forse perché Internet Explorer dice «non in linea» e non «fuori linea»? :wink:
Sí, ma il retesploratore non è stato tradotto bene, come tutti gli altri logicali. :D

Inviato: lun, 11 lug 2005 9:27
di Miseria
Marco1971 ha scritto:Sí, ma il retesploratore non è stato tradotto bene, come tutti gli altri logicali. :D
:lol:
PS
Ora uso anch’io Mozilla Igneavolpe (che dice «Lavora scollegato»). :wink:

Inviato: gio, 14 lug 2005 14:01
di dario
Miseria ha scritto:
Marco1971 ha scritto:Sí, ma il retesploratore non è stato tradotto bene, come tutti gli altri logicali. :D
:lol:
PS
Ora uso anch’io Mozilla Igneavolpe (che dice «Lavora scollegato»). :wink:
Igneavolpe? Mmmh, non lo conosco! ;)
Non trovo giusto tradurre i nomi dei programmi.
Allora dovremmo tradurre proprio tutto.
Anche il dentifricio AZ white sensation, ad esempio. Al supermercato diremmo "Scusi, dove posso trovare l'AZ sensazione di bianco?"

Inviato: gio, 14 lug 2005 16:42
di Miseria
Anch’io preferisco il nome originale finché si tratta di nomi propri di cose. Ma la faccina… :wink:

Inviato: gio, 14 lug 2005 17:32
di fabbe
Tornando un attimo al tema della discussione, anche io ho notato che fondamentalmente si usa «in linea» o «collegato» e «scollegato».

Penso comunque che «fuori linea» possa andare benissimo.

Quindi in risposta al suo intervento Marco1971, la risposta è «si» certamente li utilizzerò con piacere :D

Per quanto riguarda quali parole si debbano adattare e quali no, credo che la linea di demarcazione possa essere tracciata non in via di principio ma caso per caso.

Inviato: gio, 22 mar 2007 2:26
di Marco1971
Disseppellisco questo vecchio filone perché costato che, lasciando anche stare fuori linea, tutti o quasi dicono e scrivono sempre on line (con trattino, senza trattino o univerbato). Spero proprio che la gente si svegli e diventi meno passiva: cos’ha che non va in linea? Finiremo col dire Mi sento well?

Inviato: gio, 22 mar 2007 2:34
di methao_donor
Probabilmente, caro Marco.
La informo d'aver già udito utilizzare tale espressione. :oops:

Inviato: gio, 22 mar 2007 2:41
di Marco1971
Caro methao_donor, e allora ci s’arrende? Si lascia che venga distrutto l’edificio immenso costruito cosí abilmente per otto secoli? S’accetta che gli organi ufficiali stessi releghino la nostra lingua tra i vernacoli? :(

Inviato: gio, 22 mar 2007 4:12
di methao_donor
Certo che no ma, non potendo sovvertire di colpo la tendenza, a una certa passività ci siam costretti.
Per quanto mi riguarda, quel che è in mio potere lo faccio.
Ovvero, cerco di immunizzarmi dal "morbus anglicus" da un lato e sensibilizzare alla questione chi mi può ascoltare dall'altro.
Naturalmente, avessi maggiore visibilità/influenza sarebbe più semplice. Purtroppo non le ho.

Inviato: gio, 22 mar 2007 15:21
di Freelancer
Marco1971 ha scritto:Disseppellisco questo vecchio filone perché costato che, lasciando anche stare fuori linea, tutti o quasi dicono e scrivono sempre on line (con trattino, senza trattino o univerbato). Spero proprio che la gente si svegli e diventi meno passiva: cos’ha che non va in linea? Finiremo col dire Mi sento well?
In questi giorni sono a Palermo e devo dire che, come mi capita ogni volta che sono in Italia (ci torno un paio di volte all'anno), non mi capacito di questo stracciarsi le vesti per banalità come on line. Leggendo i giornali, parlando con un pescivendolo o un fruttivendolo o con un addetto al supermercato, oppure con un impiegato alla biblioteca regionale dove ho fatto un salto per procurarmi una copia di un articolo di Gianfranco Folena in cui il linguista già nel 1964 parlava della diffusione delle terminazioni consonantiche (ne parlerò in altra sede), mi risulta evidente che in Italia si parla, si scrive e si legge in italiano e che la nostra lingua è ben lungi dall'essere minacciata o in declino.
Semplicemente, in tanti casi esiste convivenza - che a volte magari diventa concorrenza ma non sempre - con termini inglesi. Stamattina ero negli uffici di uno spedizioniere e sfogliavo un catalogo di prodotti per imballaggi; nella stessa pagina leggevo, usati nella stessa descrizione di un prodotto, transpallet e carrello elevatore; oppure pallet e bancali; oppure dispenser e dosatore; oppure cutter e taglierino. E l'Italia e il commercio continuano ad andare avanti...
Suggerisco vivamente di evitare toni apocalittici, non siamo assolutamente sull'orlo dell'abisso.

Inviato: gio, 22 mar 2007 16:50
di Marco1971
methao_donor ha scritto:Certo che no ma, non potendo sovvertire di colpo la tendenza, a una certa passività ci siam costretti.
Per quanto mi riguarda, quel che è in mio potere lo faccio.
Ovvero, cerco di immunizzarmi dal "morbus anglicus" da un lato e sensibilizzare alla questione chi mi può ascoltare dall'altro.
Naturalmente, avessi maggiore visibilità/influenza sarebbe più semplice. Purtroppo non le ho.
Sono contento. È già molto quel che fa. :)

Per Roberto:

Naturalmente nelle chiacchiere quotidiane ci sono relativamente pochi anglicismi. Ma la lingua scientifica ne abbonda; in questo senso parlavo di relegazione tra i vernacoli.