Semiadattamento italiano (pronunciato /wi̍da/) dall'inglese weed, entrambi i termini corrispondono al nostro erba.
È un caso curioso, non tanto per la diffusione nel rappe e ippoppe*, ma perché in questo caso vediamo un semiadattamento che non segue le regole fonotattiche dell'italiano ma che non è un derivato (base straniera e suffisso italiano). Adattando alla fiorentina, quindi guida, si sarebbe sovrapposto a guida «capo», adattando alla latina (se vogliamo chiamarla così), avremmo vida, che non esiste in italiano ma si potrebbe confondere con vita. L'unica opzione sarebbe stata gueda, trattando la e lunga inglese come una e lunga latina, quindi é.
Nelle prime due ipotesi, la sequenza /wi-/ iniziale ha un valore distintivo (fonematico?). La cosa ancora più curiosa è che si sia sentito il bisogno di adattare questo termine, per quanto alla fine sia comunque parte di un gergo. La prima attestazione che trovo è con questa canzone, nel 2003.
* S'è già parlato dell'adattamento di rap e hip-hop?
«Weeda»
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- Lorenzo Federici
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Re: «Weeda»
Sto scorrendo Slengo alla ricerca di casi simili, ma non ne vedo molti (e ora smetto ché è tardi). Circa l'aspetto non fonotattico ma grafico: chungo (< chungus), shippo (< ship)? Alcuni so che sono falsi positivi, come husbando, che nasce in àmbito anglofono come termine pseudogiapponese.Lorenzo Federici ha scritto: mer, 12 lug 2023 0:01 È un caso curioso [...] perché in questo caso vediamo un semiadattamento che non segue le regole fonotattiche dell'italiano ma che non è un derivato (base straniera e suffisso italiano).
Fuori tema
Sempre lì scopriamo che dii plurale di dio non è un'antica forma letteraria bensì sarebbe un termine coniato da «Cicciogamer89» (che ricordi).

Mi pare di no.Lorenzo Federici ha scritto: mer, 12 lug 2023 0:01 * S'è già parlato dell'adattamento di rap e hip-hop?
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