
«Nesso»
Moderatore: Cruscanti
«Nesso»
In questa pagina di Vicipædia segnalatami da Marcri, si vede l’uso di nexus per collegamento o link. Io e altri usiamo da tempo anche nesso, piú breve. Mi conforta questa corrispondenza. 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- giulia tonelli
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Non mi sembra, cara Giulia, che questa sia un dimostrazione d’alcunché (se non appunto che nexus è stato scelto per significare link in latino, come io e altri, in maniera spontanea, abbiamo scelto nesso in italiano)... Le parole talvolta attecchiscono perché vengono adottate da un numero sempre maggiore di parlanti e di scriventi. Nesso ha il vantaggio della trasparenza e della brevità: ha quindi, a parer mio, tutte le carte in regola per sostituire link. Se ciò avverrà, ovviamente. E questo, nessuno lo può prevedere.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- u merlu rucà
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- Iscritto in data: mar, 26 apr 2005 8:41
Giulia dimentica che nei dialetti liguri (e non solo liguri) sono in uso espressioni che sono dei latinismi: esse in cimbali (ubriacarsi) da in cymbalis (bene sonantibus); esse sempre (o turna) au sicutera (essere sempre allo stesso punto, non fare nessun progresso) da sic ut erat (in principio) ecc.giulia tonelli ha scritto:Marco, io non voglio essere aggressiva, ma non si rende conto che il fatto che una parola la usi gente che scrive su Internet in latino e' semmai dimostrazione che mai verra' usata da parlanti standard?
- Freelancer
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- Iscritto in data: lun, 11 apr 2005 4:37
In maniera spontanea?Marco1971 ha scritto:...nexus è stato scelto per significare link in latino, come io e altri, in maniera spontanea, abbiamo scelto nesso in italiano)...

Io direi: dopo un meditato ragionamento, alla cui base sta la decisa ripulsa di link.
Trasparenza? Ma se occorre diventare conoscitori approfonditi di questo sito e delle preferenze linguistiche dei principali frequentatori di questo sito per capire quale sia l'accezione telematica di nesso e quali sono i motivi alla base del suo uso.Marco1971 ha scritto:...Nesso ha il vantaggio della trasparenza ...

Si possono però fare previsioni con una grado più o meno alto di certezza. E qui la previsione mi sembra facile. Aggiungo di più a rischio di suscitare violente reazioni: link è breve, ha il massimo grado di trasparenza - datagli dalla monoreferenzialità di anglismo tecnico - s'inquadra bene nel terzo sistema fonologico italiano (non lo si chiami sistema se il termine dà fastidio - Infarinato docet - ma solo collezione di anglismi con certe terminazioni consonantiche ormai accettate senza particolari problemi dagli italiani) ed è produttivo come altri anglismi ormai radicati - film, ad esempio - in quanto al pari di quest'ultimo se ne fa tranquillamente il verbo: filmare, linkare.Marco1971 ha scritto:...tutte le carte in regola per sostituire link. Se ciò avverrà, ovviamente. E questo, nessuno lo può prevedere.
Ultima modifica di Freelancer in data mar, 22 mag 2012 23:06, modificato 1 volta in totale.
E invece no, glielo direbbe anche amicus_eius, è nato spontaneamente mentre discorrevamo sul Messaggero.Freelancer ha scritto:In maniera spontanea?Marco1971 ha scritto:...nexus è stato scelto per significare link in latino, come io e altri, in maniera spontanea, abbiamo scelto nesso in italiano)...![]()
Io direi: dopo un meditato ragionamento, alla cui base sta la decisa ripulsa di link.
Marco1971 ha scritto:...Nesso ha il vantaggio della trasparenza ...
Riporto, anche se non servirà a nessuno, queste definizioni del Battaglia (ma sono ben conscio che una parola inglese appare, ai meno attrezzati, piú adatta a tutti i contesti della vita di oggi).Freelancer ha scritto:Trasparenza? Ma se occorre diventare conoscitori approfonditi di questo sito e delle preferenze lingusitiche dei principali frequentatori di questo sito per capire quale sia l'accezione telematica di nesso e quali sono i motivi alla base del suo uso.
Nèsso (ant. nèxo), sm. Relazione o rapporto di dipendenza, di concatenazione, di derivazione o di corrispondenza fra due o piú termini o fra fenomeni o fatti che non appaiono estranei e indipendenti fra loro; connessione, interdipendenza, legame. – Anche: ciò che ha per fine o per effetto di produrre o mantenere tale rapporto; mezzo unificante. [...]
2. Sistema ordinato, organizzazione. [...]
– Sistema di rapporti.
Marco1971 ha scritto:...tutte le carte in regola per sostituire link. Se ciò avverrà, ovviamente. E questo, nessuno lo può prevedere.
Di qualsiasi anglicismo si può fare un verbo, un nome o un aggettivo (come downloadare o lurker). Mi stupisco che ne faccia un esempio di produttività nel caso specifico.Freelancer ha scritto:Si possono però fare previsioni con una grado più o meno alto di certezza. E qui la previsione mi sembra facile. Aggiungo di più a rischio di suscitare violente reazioni: link è breve, ha il massimo grado di trasparenza - datagli dalla monoreferenzialità di anglismo tecnico - s'inquadra bene nel terzo sistema fonologico italiano (non lo si chiami sistema se il termine dà fastidio - Infarinato docet - ma solo collezione di anglismi con certe terminazioni consonantiche ormai accettate senza particolari problemi dagli italiani) ed è produttivo come altri anglismi ormai radicati - film, ad esempio - in quanto al pari di quest'ultimo se ne fa tranquillamente il verbo: filmare, linkare.
Ma soprattutto mi fa specie che si accettino termini cosí deformi quando ci sono possibilità indigene di sostituzione.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Freelancer
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- Iscritto in data: lun, 11 apr 2005 4:37
Per parte mia, riporto la seguente definizione del Devoto-Oli, nell'edizione curata anche da Luca Serianni e Maurizio Trifone, che chissà perché hanno lasciato passare tale deforme termine:Marco1971 ha scritto: Riporto, anche se non servirà a nessuno, queste definizioni del Battaglia (ma sono ben conscio che una parola inglese appare, ai meno attrezzati, piú adatta a tutti i contesti della vita di oggi).Ma soprattutto mi fa specie che si accettino termini cosí deformi quando ci sono possibilità indigene di sostituzione.Nèsso (ant. nèxo), sm. Relazione o rapporto di dipendenza, di concatenazione, di derivazione o di corrispondenza fra due o piú termini o fra fenomeni o fatti che non appaiono estranei e indipendenti fra loro; connessione, interdipendenza, legame. – Anche: ciò che ha per fine o per effetto di produrre o mantenere tale rapporto; mezzo unificante. [...]
2. Sistema ordinato, organizzazione. [...]
– Sistema di rapporti.
Il confronto le due definizioni fa subito vedere che nesso - a volerne discutere - è un iperonimo di link. Dobbiamo quindi rinunciare a dire ciliegio perché abbiamo a disposizione albero?Link /lI˜k « in it. li˜k/ s.ingl., in it. s.m. - In un ipertesto, parola o immagine appositamente designata che, quando viene selezionata, determina l'accesso del browser a una nuova pagina web.
Certo, nessuno che avesse intitolato nesso questo filone intendeva discuterne, sarebbe stato, sembra, un controsenso...
Nesso è un iperonimo di link. Bene. Come albero e ciliegio. Edificante!
Ma, caro Roberto, io non le impedisco di seguire le mode e di parlare e scrivere come in quella definizione del Devoto-Oli; non può però pretendere da me che non mi ribelli a questo tipo di lingua in questo specifico luogo virtuale, anche se considera che è fiato sprecato. E questo perché io combatto, come sa, per l’integrità della lingua.

Nesso è un iperonimo di link. Bene. Come albero e ciliegio. Edificante!
Ma, caro Roberto, io non le impedisco di seguire le mode e di parlare e scrivere come in quella definizione del Devoto-Oli; non può però pretendere da me che non mi ribelli a questo tipo di lingua in questo specifico luogo virtuale, anche se considera che è fiato sprecato. E questo perché io combatto, come sa, per l’integrità della lingua.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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- Iscritto in data: lun, 11 apr 2005 4:37
Non ricominceremo certamente i soliti discorsi. Però non posso esimermi dal farle osservare che lei fa confusione, non so se volutamente, parlando sempre di seguire le mode quando invece dovrebbe parlare di seguire l'uso. Butta tutto nello stesso calderone e quindi qualunque sua argomentazione concernente gli anglismi perde di validità perché si frammenta e si sparpaglia. Per lei - in relazione agli anglismi - tutto è bianco o nero, mentre invece nella lingua le sfumature sono infinite e questo vale anche per i forestierismi. Ma lei è un purista del ventunesimo secolo, forse quindi è inevitabile che la pensi così.
Caro Marco1971, la sua battaglia è, in linea di principio, lodevole ma la mia impressione è che spesso la combatta con armi improprie.Marco1971 ha scritto: ... io non le impedisco di seguire le mode e di parlare e scrivere come in quella definizione del Devoto-Oli; non può però pretendere da me che non mi ribelli a questo tipo di lingua in questo specifico luogo virtuale, anche se considera che è fiato sprecato. E questo perché io combatto, come sa, per l’integrità della lingua.
Non tiene conto di tutta una serie di variabili ambientali determinanti per l'accettabilità del traducente.
Nesso è sociolinguisticamente inaccettabile e metterebbe molto probabilmente chi decidesse di adottarlo "in situazioni socialmente imbarazzanti".
Un purista del ventunesimo secolo non può prescindere da queste considerazioni.
Invece come effetto collaterale del suo atteggiamento vi è che, a volte, non si sa se i termini che usa vadano presi nel loro significato usuale oppure in un significato originale frutto dei voli della sua immaginazione.
Ad esempio, leggendo questa sua frase:
non ho potuto fare a meno di chiedermi: "Starà parlando del noto quotidiano o intenderà qualcos'altro, noto solo a lui, nato in qualcuna delle stanze di questo forum?". Questo è solo uno dei problemi di comunicazione a cui può portare l'uso incontrollato di un lessico personale come il suo.Marco1971 ha scritto:E invece no, glielo direbbe anche amicus_eius, è nato spontaneamente mentre discorrevamo sul Messaggero.
Nel caso particolare di link, il purista del ventunesimo secolo potrebbe sostituirlo, nella maggior parte dei casi, con collegamento o, se ha tempo, collegamento ipertestuale. Non sempre però. In certi contesti, con certi interlocutori, link è insostituibile, se vogliamo, come dovremmo sempre volere, mirare a una comunicazione piana che non crei imbarazzo agli attori della stessa.
A mio parere lei, col suo comportamento, non sta combattendo per l'integrità della lingua ma per la sua rovina indebolendo una delle sue funzioni essenziali: la comunicazione efficiente.
È per questo che mi ritrovo, nella mia posizione di appassionato difensore della nostra lingua e nonostante la grande simpatia epidermica che provo per lei, a doverla spesso contestare, a volte duramente.

La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
V. M. Illič-Svitič
Per poco che possa valere la mia testimonianza, certamente considerata partigiana, devo ammettere in tutta sincerità che non mi era proprio passato per la testa che Messaggero si riferisse a qualcosa di diverso dal quotidiano. Avevo interpretato "sul" come un "a proposito di" - il che a dire il vero non mi rendeva meno oscura la frase.bubu7 ha scritto: Ad esempio, leggendo questa sua frase:
non ho potuto fare a meno di chiedermi: "Starà parlando del noto quotidiano o intenderà qualcos'altro, noto solo a lui, nato in qualcuna delle stanze di questo forum?".Marco1971 ha scritto:E invece no, glielo direbbe anche amicus_eius, è nato spontaneamente mentre discorrevamo sul Messaggero.
In larga parte faccio mia l'opinione di bubu7.bubu7 ha scritto:Nel caso particolare di link, il purista del ventunesimo secolo potrebbe sostituirlo, nella maggior parte dei casi, con collegamento o, se ha tempo, collegamento ipertestuale. Non sempre però. In certi contesti, con certi interlocutori, link è insostituibile, se vogliamo, come dovremmo sempre volere, mirare a una comunicazione piana che non crei imbarazzo agli attori della stessa.
Ma preferisco avere maggiori delucidazioni quanto a quei contesti in cui link non può essere sostituito da collegamento.
Mi oppongo inoltre alla ricerca ossessiva di brevità per il traducente, canone che non condivido, pur non disdegnando una lingua che offra una gamma sempre piú vasta di vocaboli a denotare un'unica realtà. Ma inutile è continuare a sognare: fino a quando un organo specifico non regolerà il riflusso di anglicismi dal vocabolario italiano, abbiamo da essere cauti su tutti i registri, meno che ‒ a mio avviso ‒ in quello strettamente colloquiale-familiare. Con ciò non intendo ripetere il discorso topico di questo spazio di discussione, ma voglio esortare ad abbracciare una posizione intermedia: non temere di impiegare, in ambito informale, adattamenti, coni propri, traducenti vari, con un gioco (perdonatemi se l'accostamento non è gradito) non troppo differente da chi sfoggia anglicismi o gallicismi per puro desiderio di ostentare erudizione o da chi, per orgoglio di origine o per campanilismo, consapevolmente non rinuncia a espressioni dialettali (spero di non recare danno alla coerenza di Giulia in questo modo).
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