Carnby ha scritto: dom, 23 lug 2023 10:40
Il fonema minoritario /ʃ/ che si riscontra in vari dialetti toscani (
Carsciana oggi
Crasciana,
rinverscio,
soverscio) soprattutto a Lucca e Arezzo, ma anche in umbro (
Marsciano) e in qualche località pistoiese, come si può trascrivere?
sç?
Confesso di non aver ben inteso il suo intervento, caro Carnby, e, se l’ho inteso, allora non lo condivido punto.
Innanzitutto, [ʃ]
non è un «fonema minoritario [?]», né dell’italiano né del fiorentino/toscano odierno. Anche in una visione difonematica (meglio che «bifonematica») della fonologia Italiana (che, per intenderci, distingue un fonema doppio come /tt/ dal corrispondente scempio /t/ e che non ha mai trovato il favore della maggioranza dei linguisti), [ʃ] appartiene al fonema doppio /ʃʃ/, che si realizza come [ʃ(ː)ʃ] intervocalicamente e come [ʃ] altrove. Com’è noto, in fiorentino/toscano moderno, quest’ultimo è
anche la realizzazione intervocalica di /ʧ/.
Fonema vero e proprio era invece in italiano antico (cioè, nel fiorentino dugentesco), dove non si era ancora verificata la spirantizzazione di /ʧ/ in posizione intervocalica, che è attestata solo a partire dalla seconda metà del Trecento, per cui Dante non fa mai rimare
baci /‑ʃ‑/ con
taci /‑ʧ‑/, né
cuce /‑ʃ‑/ con
luce /‑ʧ‑/. Coppia unidivergente /ʃ ~ ʧ/ sarebbe teoricamente
bacino («piccolo bacio») ~
bacino («recipiente per l’acqua»), sennonché la prima parola «non solo non è attestata ma non era nemmeno possibile, visto che il suffisso ‑
ino non viene adoperato da solo in it. ant. per formare diminutivi da nomi inanimati» (Larson,
Fonologia).
Carnby ha scritto: dom, 23 lug 2023 10:40
Caso differente sono i cognomi di origine albanese come
Borsci e
Gramsci o cultismi come
conscio, che però, secondo la pronuncia normativa dovrebbero pronunciarsi con /ʃ/ scempia; per noi toscani «normali» questo è innaturale e quindi lo sostituiamo con /Cʃ-ʃ/ eterosillabico.
Qui proprio non la seguo: una sequenza del tipo /
Cʃ-ʃ/

direi che impossibile nel toscano di ogni tempo e luogo, ma può darsi che non abbia inteso il significato della sua trascrizione…
Borsci è regolarmente [‑ŗːʃ‑], mentre
Gramsci tende a essere un assimilato [‑ņːʃ‑] piuttosto che il normativo/teorico [‑mːʃ‑], e a ritmo allegro in un registro trascurato si può arrivare semmai a [‑ʃːʃ‑] in entrambi i casi.
In ragione di tutto ciò, il problema non è come rappresentare graficamente [ʃ], sibbene [ʃ(ː)ʃ], per il quale recupererei l’[assai piú logica ancorché non sistematicamente applicata] ortografia medievale
ssc, che ha l’ulteriore vantaggio di facilitare l’andare a capo (sia graficamente sia in termini di preparazione degli organi fonatori). Quindi,
scena,
conscio, ma
lasscio e —volendo—
la sscena. (E analogamente recupererei anche
lgli e
ngn.

)
Quanto allo [ʃ] del toscano moderno, non avendo esso statuto fonematico, non v’è ragione di rappresentarlo diversamente da
c, ma una grafia
sc può essere senz’altro utile per rappresentare il fono in un contesto italiano, ed è —direi— indispensabile per rappresentare il corrispondente fonema dell’italiano antico.