Interpretazione di un passo del Notaro da Lentini

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DeHuysmans97
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Interpretazione di un passo del Notaro da Lentini

Intervento di DeHuysmans97 »

Buonasera a tutti,

non sapevo bene in quale sezione del sito aprire questo filone, spero di non aver sbagliato aprendolo qui.
Chiedo lumi in merito alla possibile interpretazione di alcuni versi di una canzone di Jacopo da Lentini, la canzone "Amando lungiamente".
Riporto il testo della strofa "incriminata" 😂 così come pubblicato in "La poesia lirica del Duecento" a cura di Carlo Salinari, UTET 1968.

"Non so com'eo ripairo,
né che di me farete:
aucider mi potrete
e trovarete - in me core non vairo,
ma tuttavia d'un airo, cotanto mi piacete;
e morto mi vedrete
se non m'avrete - a lo vostro ripairo:
a lo conforto di pietanza che vi cozzi a lo core,
e li occhi fore - piangano d'amanza
e d'allegranza:
con abundanza - de lo dolce pianto
lo bel visagio bagni tutto quanto."

Ora, se fino a "se non m'avrete a lo vostro ripairo" il significato e la struttura logica mi sono chiari, dal verso dopo non è più così. "A lo conforto di pietanza che vi cozzi a lo core" a cosa si riferisce? E perché è preceduto dai due punti (in questa edizione per lo meno)? Cos'è poi quel "conforto di pietanza" che deve cozzare al cuore dell'amata? È proprio anche la struttura di questi ultimi versi che non comprendo. "A lo conforto di pietanza che vi cozzi a lo core, E li occhi fore piangano d'amanza e d'allegranza". Non capisco come si leghi alla frase che veniva prima. E poi, il "visagio" che deve bagnarsi tutto quanto dell'abbondanza del dolce pianto (se è questo il significato degli ultimi due versi) non dovrebbe essere il viso di lei, dell'amata? Non credo che il poeta avrebbe definito "bel visagio" il proprio viso, sembra proprio un aggettivo riferito a quello della donna idealizzata; eppure, facendo delle ricerche in rete, c'è chi lo interpreta come il pianto della donna che bagna il viso del poeta. Altri interpretano invece il pianto come quello del poeta che bagna il viso di lei. Non mi è chiaro, comunque, perché quando dice "vi cozzi a lo core e li occhi fore piangano d'amanza" sembra proprio intendere gli occhi dell'amata, e non i propri.

Chiedo gentilmente lumi, sarei molto grato se qualcuno che riesce a intendere agevolmente questa strofa nella sua interezza potesse farmene una parafrasi e spiegarmene la sintassi, che in questo punto mi pare alquanto oscura. Sono settimane che lo leggo e lo rileggo, le ricerche in rete non sono servite a granché e di conseguenza il passo mi continua a tormentare.

Grazie a tutti anticipatamente.
domna charola
Interventi: 1633
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Re: Interpretazione di un passo del Notaro da Lentini

Intervento di domna charola »

Provo...

a lo conforto di pietanza che vi cozzi a lo core,

qui c'è il conforto della pietà - o qualcosa del genere - che colpisce/deve colpire al cuore la dama, cioè, il poeta ipotizza che se un moto di pietà - o qualcosa del genere - la colpisce al cuore...

e li occhi fore - piangano d'amanza
e d'allegranza:


...in questo caso gli occhi (di qualcuno, e qui è il problema) piangeranno, ma di amore e di allegrezza/felicità. Se il senso è questo sin qui, allora gli occhi che piangono di gioia (e qui riprende sempre un gioco di contrapposizioni, piangere di gioia è un quasi un ossimoro, ma prima ci sono altre figure di questo tipo nel testo) sarebbero quelli del poeta, perché la dama finalmente si è impietosita.
In alternativa, può essere lei che, colpita da pietà (cioè, finalmente capisce) e quindi esprime amore e gioia piangendo; però mi sembra più arzigogolata, cioè, è una pretesa forse eccessiva: non solo ti accorgi di me, ma addirittura piangi... c'è un salto emotivo troppo grande, sembra condensare la pietà che colpisce il cuore suscitando il pianto (tempo 1) con l'esito finale di amore e gioia verso il poeta (tempo 2).
Non saprei che pesci pigliare. Tutte e due le versioni possono avere senso, il verso è ambiguo, e credo che solo un profondo conoscitore dell'opera del poeta e del suo uso della lingua possa dare una risposta definitiva, sulla base del confronto con altri passaggi simili e trovando strutture logiche simili ricorrenti.

con abundanza - de lo dolce pianto
lo bel visagio bagni tutto quanto.


Il resto viene di conseguenza:
a) il poeta piange di gioia --> 1) e bagna il viso della dama finalmente vicina (ma che schiif... no, scusate...); 2) e bagna il suo viso (ma si crede veramente bello?... ecco qui verrebbe in aiuto la conoscenza dell'intera opera, il "bel viso" viene usato solo per l'amata o a volte si definisce anche lui così? in questo caso, magari altrove si capisce anche perché si definisce "bel viso", boh?
b) la dama piange di gioia --> 1) e le lacrime le bagnano il viso; 2) oppure bagnano il viso del poeta (de gustibus...).

La chiave di tutto sta nei due versi centrali: chi è dei due che piange? Infatti, da quello che lei scrive, vertono le discussioni anche fra gli "esperti". Forse un elemento chiave potrebbe essere quel "fore" (fuori? a me viene da interpretarlo così, però mi sorgono dubbi anche su ciò): rafforza l'idea che gli occhi versano fuori il pianto, oppure gli occhi che stanno fuori della porta/rifugio/stanza dell'amata piangono?

Insomma, non ho aggiunta nulla che non avesse già trovato, mi sa... :roll:
DeHuysmans97
Interventi: 7
Iscritto in data: sab, 13 nov 2021 20:02

Re: Interpretazione di un passo del Notaro da Lentini

Intervento di DeHuysmans97 »

Buongiorno,

La ringrazio molto, domna charola, per il suo intervento. È vero che non ha aggiunto una parola definitiva sulla questione, ma è anche vero che discuterne è comunque produttivo, oltre al fatto che per questi testi così antichi (oltre che poetici) molte volte non si trova una risposta definitiva, solo ipotesi più o meno condivise. Quindi la ringrazio per aver tentato. Se non altro, mi conferma che non sono io cretino a non comprenderne il significato 😂. "Mal comune mezzo gaudio" insomma 😂.

Ma poi, quella e cosa ci fa lì, secondo lei?
a lo conforto di pietanza
E li occhi fore piangano d'amanza

Non so se si tratti di quella particolare struttura della lingua storica che si incontra generalmente negli scrittori fino al Trecento, la ricordo in Boccaccio ad esempio, dove noi invece semplicemente non metteremmo quella e... E quindi in quel caso il significato dei due versi sarebbe: "al fine di colpire il vostro cuore (rivolto alla donna) col conforto della pietà, gli occhi (del poeta?) piangano fuori (perché quel "fore" solo così mi pare di poterlo interpretare) d'amore e allegrezza". Se invece quella "e" fosse effettivamente coordinante... significherebbe che l'altro verso, quello preceduto dai due punti (a lo conforto di pietanza che vi cozzi a lo core, vada letto in riferimento a se non m'avrete a lo vostro ripairo. Infatti non capisco neanche la scelta del curatore del testo di mettere lì due punti, come se introducesse una spiegazione, una precisazione..
Come lo avrà inteso il pensiero il curatore? I dubbi permangono.

Ma poi perché il cuore della donna dev'essere colpito dal conforto? Dovrebbe essere il poeta a necessitare di conforto, e la donna semmai colpita dalla pietanza. O forse che sia a dire che il cuore della donna dev'essere colpito dal desiderio di confortare questa pietà?

In quanto al bel visagio, non mi pare che in tutta l'opera dell'autore ci sia un'attestazione in cui il suo stesso viso venga definito bello. E d'altronde non mi sembrerebbe proprio adatto allo stile aulico della lirica siciliana. Mi pare di poter scludere che il bel viso sia quello del poeta, anche se ovviamente non può esser detta l'ultima parola.

Ma per finire, in quanto a: con abundanza - de lo dolce pianto / lo bel visagio bagni tutto quanto, quel verbo come si deve interpretare? Il soggetto è il cuore, e quindi il bel viso SI BAGNI tutto quanto oppure il soggetto è la donna in terza persona e quindi ELLA BAGNI tutto quanto il suo bel viso con l'abbondanza delle sue lacrime? Tenendo conto che il poeta aveva appena parlato in seconda persona con l'amata, vi cozzi a lo core.

Scusatemi la confusione anche nell'esposizione 😅, spero di essermi spiegato sufficientemente bene.
brg
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Iscritto in data: mer, 12 gen 2022 20:53

Re: Interpretazione di un passo del Notaro da Lentini

Intervento di brg »

A me pare piuttosto comprensibile se si tiene conto che il poeta muoia d'amore, immaginando così di poter scatenare forti sentimenti nell'amata.
Avatara utente
Infarinato
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Re: Interpretazione di un passo del Notaro da Lentini

Intervento di Infarinato »

Per chi non possedesse La poesia lirica del Duecento (e per meglio capire il contesto) segnalo che c’è qualcosa qui.

Per chi non avesse accesso riporto tutte le note disponibili:
1. lungiamente: lungamente, per lungo tempo. La g palatale è evidentemente dovuta all’influsso provenzale (prov. lonjament).

2. Desidero vedere.

4. com’io valesse: adeguatamente al mio amore e alla mia fedeltà; a voi: va riferito a piacesse; valente: di valore.

6-8. Mi sforzo di fare in modo che io possa tanto valere (cioè nutrire un amore così fine e leale), che il mio contegno vi possa soddisfare.

8. lo mio affar: il mio contegno.

10. u’: ove. Siciliano; piacire: piacere. La i, al posto della e, è dovuta alla caratteristica continuazione siciliana (ma anche del sardo, del corso del Sud, e di alcune zone della Lucania) della ē tonica latina (placére: placiri) e della ĭ tonica latina, che nel toscano e nella maggioranza dei dialetti dell’Italia continentale diventano e chiusa. Nei poeti siciliani si troveranno molte di queste forme e se ne troveranno anche, sia pure in minor misura, nei poeti toscani, per influsso dei siciliani.

11-12. E far corrispondere, adeguare le mie parole al mio sentimento.

13. intendanza: comprensione.

14. dole: duole. Nel siciliano antico non v’è traccia di dittonghi derivati da e e o tonici in sillaba aperta.

18. in voi pensare: pensando a voi.

22. Mi sembra di vedere ciò che mi piace enormemente (mi sorgoglia): cioè la corrispondenza della donna al suo amore.

23. mi cordoglio: mi addoloro.

25. sacciate: sappiate. Meridionalismo.

26. A ciò: perciò; mi doglio: mi lamento.

28. persuna: persona. L’u è dovuta alla continuazione siciliana della ō tonica e della ŭ tonica latina, che nel toscano diventano invece o chiusa. Simili forme si troveranno spesso nei poeti siciliani e anche, talvolta, nei toscani, per influsso dei siciliani.

31. mutto: (siciliano per motto) frase, parola.

34. corrutto: (siciliano per corrotto) lutto.

35. ritorna: si ritorna; disdutto (siciliano per disdotto) allegria, divertimento.

36. dutto: (siciliano per dotto) temo, dubito.

39. Che siete ancora piú bella per la vostra sostenutezza (orgoglio).

41. voi convene: si adatta bene a voi.

43. vio: vedo. Caratteristica forma siciliana.

44. avenanteze: cosa avvenente, bella. È da considerare un singolare, non un plurale. L’esito singolare in -eze anziché in -eza (belleze per belleza) è frequente nel siciliano, e va riportato a una desinenza latina -ities (5ª decl.) anziché -itia (1ª decl.).

49-50. Che in confronto alla vostra eccellenza non sia piccola cosa; ond’io me ne innamoro (Panvini).

55. E sempre finché duri l’amore; avraggio: è una forma meridionale, come tutte quelle in aggio, aggia, usate non solo dai siciliani, ma anche dai toscani.

59. aucider: uccidere.

60. Cioè, non troverete in me un cuore incostante (vairo: diverso, vario). L’a dinanzi a r in trovarete corrispondeva non solo all’uso provenzale, ma anche a quello della maggioranza dei dialetti italiani non toscani.

61. tuttavia: sempre; d’un airo: lett. d’una stessa aria, cioè d’uno stesso sentimento.

66. vi cozzi: che vi colpisca nel cuore.
DeHuysmans97
Interventi: 7
Iscritto in data: sab, 13 nov 2021 20:02

Re: Interpretazione di un passo del Notaro da Lentini

Intervento di DeHuysmans97 »

brg ha scritto: ven, 15 set 2023 14:38 A me pare piuttosto comprensibile se si tiene conto che il poeta muoia d'amore, immaginando così di poter scatenare forti sentimenti nell'amata.
È vero, però è pur vero che mi sembra strano che la donna, per quanto sempre algida nella poesia lirica siciliana, dopo la morte del poeta pianga d'amanza e d'allegranza... Mi sembra un po' troppo anche per l'astratta donna della lirica aulica piangere di allegrezza dopo la morte del poeta 😂
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