Dubbio pratico sulla legge Tobler-Mussafia

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G. M.
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Dubbio pratico sulla legge Tobler-Mussafia

Intervento di G. M. »

Due anni fa citavo in queste stanze un rinnegollo che volevo usare in poesia per trovare la rima in una traduzione.

Dopo tanti anni di lavoro la traduzione è finalmente «finita» (almeno formalmente), ma fintantoché il libro non è stampato è sempre bene limare e rivedere.

«Bastonato» di recente dall'Infarinato (con pertinenza probabilmente involontaria, ma comunque fulminante), la cosa mi è tornata in mente, e oggi ho finalmente un momento per occuparmene:
Infarinato ha scritto: mar, 29 ago 2023 11:52 [U]sare l’enclisi di tipo antico (e.g., pagherollo «lo pagherò») senza seguire la légge di Tobler-Mussafia, […] può essere fatto solo consapevolmente con intento scherzoso o inconsapevolmente da ignoranti, che si espongono cosí al ridicolo. :P
La strofa incriminata è così, nell'originale e nella mia traduzione al momento:

“He brake Him and betrayed Him,
And fast and far he fell,
Till you and I may stretch our necks
And burn our beards in hell.


ed egli Lo tradì, ei rinnegolLo,
e cadde e cadde, finché al tempo odierno
sol dobbiamo tu ed io stirare il collo
per bruciar questa barba nell’inferno.


Ora, per la legge Tobler-Mussafia mi rifaccio alla trattazione dell'Enciclopedia dell'Italiano Treccani:
FUNZIONAMENTO

Più dettagliatamente, rielaborando la proposta di Mussafia alla luce delle conoscenze attuali (cfr., tra gli altri, Schiaffini 1926; Sorrento 1951; Ulleland 1960; Ramsden 1963; Mura Porcu 1977; Patota 1984; Rollo 1993), i clitici:
  1. seguono sempre il verbo se questo si trova:
    1. in principio di frase: «Fecemi la divina potestate» (Dante, Inf. III, 5);
    2. dopo un vocativo o dopo interiezione: «Donne, dicerollo a vui» (Dante, Vita nuova XXIII, 20, 28);
    3. all’inizio di una frase (principale o dipendente) coordinata per asindeto alla precedente: «Amor mi fa sovente / lo meo core penare, / dami pene e sospiri» (Re Enzo I, 1-3), «Vogliono […] che voi […] perdoniate le ingiurie, guardiatevi dal mal dire» (Boccaccio, Dec. III, 7, 389);
  2. possono seguirlo o precederlo:
    1. nelle frasi coordinate mediante le congiunzioni ma ed e: «l’ombra si tacque e riguardommi (Dante, Purg. XXI, 110); «ma dimmi, in avarizia hai tu peccato» (Boccaccio, Dec. I, 1, 57), ma anche «abbracciommi la testa e mi sommerse (Dante, Purg. XXI, 101);
    2. all’inizio di frasi principali precedute da subordinate: «Ma quando tu sarai nel dolce mondo / priegoti ch’a la mente altrui mi rechi» (Dante, Inf. VI, 88-9), ma anche «Quando voi togliete, si vuole sapere perché» (Novellino 820, 18).
In tutti gli altri casi i clitici pronominali e avverbiali di norma precedono il verbo, ma la posizione enclitica è sempre possibile (la cosiddetta enclisi libera; cfr. Formentin 2007), seppur facoltativa.
Da quel che capisco, ci sono casi in cui l'enclisi è obbligatoria, ma se «[i]n tutti gli altri casi [...] è sempre possibile», non ci sono situazioni in cui sia vietata, e allora il mio uso nella strofa va bene: giusto?

La lingua della mia traduzione non intende assolutamente essere un «italiano antico» realistico: è un italiano di base «moderna» in cui sono innestati molti elementi poetici e anticheggianti, per creare una sensazione di poesia epica.
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Re: Dubbio pratico sulla legge Tobler-Mussafia

Intervento di Infarinato »

G. M. ha scritto: gio, 05 ott 2023 12:09 Da quel che capisco, ci sono casi in cui l'enclisi è obbligatoria, ma se «[i]n tutti gli altri casi […] è sempre possibile», non ci sono situazioni in cui sia vietata, e allora il mio uso nella strofa va bene: giusto?
Sí, sono stato un po’ brachilogico: in realtà, il problema è piuttosto non ricorrere all’enclisi laddove sarebbe obbligatoria secondo la nota légge. In poesia, poi, il ricorso all’enclisi è sempre stato ampio in quanto spesso dettato da ragioni metriche o stilistiche, quindi nel suo caso va benissimo.

Certo, se uno (in un testo arcaizzante) ricorre sempre, indiscriminatamente all’enclisi, la cosa, ancorché teoricamente ammissibile, risulta assai poco realistica e quindi inevitabilmente «stona».
G. M. ha scritto: gio, 05 ott 2023 12:09 La lingua della mia traduzione non intende assolutamente essere un «italiano antico» realistico: è un italiano di base «moderna» in cui sono innestati molti elementi poetici e anticheggianti, per creare una sensazione di poesia epica.
Ecco: questo potrebbe portare alle stonature di cui sopra, quindi, magari, lo chiarisca bene nella «nota del traduttore»… ;)
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Re: Dubbio pratico sulla legge Tobler-Mussafia

Intervento di G. M. »

La ringrazio. :)
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