«Cripta»

Spazio di discussione su questioni di carattere morfologico

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«Cripta»

Intervento di Difesa Italiano »

Dal Treccani:
(ant. critta) s. f. [dal lat. crypta, gr. κρύπτη, der. di κρύπτω «nascondere, coprire»; v. grotta]. – 1. In senso generico, complesso dei sotterranei di un edificio pubblico, per lo più di carattere sacro o cimiteriale, sistemati in modo da consentirne l’accesso e l’uso in relazione con la destinazione dell’edificio stesso. In partic., complesso di vani che si sviluppa nella zona sotterranea di una chiesa, in tutta la sua estensione o limitatamente ad alcune parti (l’altare e il presbiterio). 2. estens. a. In anatomia, piccola cavità anfrattuosa di un organo: c. tonsillare, sinoviale, ecc. b. In botanica, c. stomatifera, cavità formata dall’introflessione dell’epidermide nello spessore della foglia, per cui le pareti della cavità sono tappezzate dall’epidermide che porta gli stomi (come, per es., nell’oleandro).
Anche in questo caso la consecuzione ‑pt‑ può essere resa più semplice per un locutore italiano attraverso il raddoppio della t (dando luogo a critta, citato nella summentovata voce della Treccani). Nel Mezzogiorno ho sentito parlare anche di crippeta (correggetemi se sbaglio), ma essendo il termine critta registrato dal Treccani ed in linea colla normale resa in italiano di ‑pt‑ (ettarchia, ettagono ecc), direi di usare questo!
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Re: «Cripta»

Intervento di Carnby »

È una parola dotta e si può lasciare così com’è, così come l'elemento chimico cripto (critto non l’ho mai sentito e mi suona vernacolare). Piuttosto, quello che m’infastidisce è la scarsa coerenza tra crittografia e segnale criptato.
Neve
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Re: «Cripta»

Intervento di Neve »

Almeno in campo medico, lasciateci le cripte! Non ho mai inteso alcun sanitario che non sapesse pronunciare correttamente il termine.
Difesa Italiano
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Re: «Cripta»

Intervento di Difesa Italiano »

Neve ha scritto: gio, 19 ott 2023 14:57 Non ho mai inteso alcun sanitario che non sapesse pronunciare correttamente il termine.
Il saper pronunciare un suono estraneo alle regole dell'italiano lo rende forse italiano?
Neve
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Re: «Cripta»

Intervento di Neve »

Se i Romani lo scrivevano, l'avranno anche saputo pronunciare; e i loro diretti discendenti dovrebbero forse averne perso per strada la capacità? Anzi, d'ora in avanti opto per trasformare la consecuzione -tt- in -pt- in tutte le parole!
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Re: «Cripta»

Intervento di Infarinato »

In realtà, è ampiamente dimostrato che, a ritmo allegro, anche gli antichi romani assimilavano tutt’i nessi di codesto tipo sia all’interno di parola sia fra parole diverse, da cui [la maggior parte del]le nostre doppie e il nostro raddoppiamento fonosintattico [morfolessicale], rispettivamente. ;)
Neve
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Re: «Cripta»

Intervento di Neve »

Caro Infarinato, le sue spiegazioni sono sempre oltremodo illuminanti.
Invece chiedo a Difesa Italiano: s'io fossi un copto, e in un raptus mi empissi la bocca di ptialina, lei giudicherebbe criptico il mio dire, optando per allontanarmi dal consesso degl'italofoni?
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Re: «Cripta»

Intervento di Infarinato »

Neve ha scritto: lun, 11 dic 2023 2:46 Invece chiedo a Difesa Italiano: s'io fossi un copto, e in un raptus mi empissi la bocca di ptialina, lei giudicherebbe criptico il mio dire, optando per allontanarmi dal consesso degl'italofoni?
Le rispondo velocemente io, caro Neve: velocemente, ché l’argomento è molto vasto e una risposta circostanziata sarebbe necessariamente molto lunga, senza contare il fatto che l’argomento è stato trattato davvero ad nauseam in queste stanze.

La risposta olofrastica alla sua domanda [retorica ;)] è ovviamente no. Le parole con nessi consonantici non genuinamente italiani a inizio o in corpo di parola appartengono al cosiddetto secondo sistema fonologico (o meglio, fonotattico) dell’italiano, e ce le portiamo dietro perlomeno dal Cinquecento (mentre ai tempi di Dante esistevano solo come consci latinismi [o grecismi, ma a quell’epoca la conoscenza del greco antico era assai approssimativa e indiretta]). Certo, sarebbe stato meglio se l’avessimo fatto seguendo —per dirla col Migliorini— «il metodo nostro e non il metodo altrui», ma ormai è troppo tardi e, soprattutto in àmbito scientifico, le forme piú genuinamente italiane, oltre a creare occasionali ambiguità, incontrerebbero l’inevitabile (seppur ingiustificata) censura sociale.

Quando possiamo, però, promuovere una forma [piú] italiana (e.g., senofobia a petto a xenofobia, come Senofonte e non *Xenofonte), facciamolo: occasionalmente, otterremo qualche successo in àmbito giornalistico-letterario, assai piú difficilmente in quello scientifico.

Ciò cui dovremmo opporci piú risolutamente sono, invece, i forestierismi crudi con uscita consonantica, ché quelli davvero minano le strutture dell’italiano. Ma dopo tanto discutere in questa piazza in questi ultimi vent’anni sono giunto alla conclusione che l’unico modo di ottenere qualche risultato in questo campo (in Italia —in altri Paesi il terreno sarebbe [è] piú fertile) è spingere la pubblica amministrazione (ma anche medici, industrie farmaceutiche etc.) ad adottare l’equivalente italiano del cosiddetto plain English: sono convinto che questa semplice mossa ridurrebbe i forestierismi [e con essi il nostro smodato appetito nei loro confronti] del 90%…
Neve
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Re: «Cripta»

Intervento di Neve »

Ringrazio Infarinato per le ottime spiegazioni; riconosco -pur da semplice dilettante- l'importanza, ove possibile, di mantenere forme italiane, benché tema che in ambiti come quello medico ormai la battaglia sia alquanto ardua se non persa.
Piuttosto, da neurologo interessato a comprendere i nessi logici e non solo storici che stanno dietro la formazione di una lingua, forse sarei più benevolo nei confronti di lasciti e recuperi dal Latino, il cui uso non credo sia mai venuto meno in tutti i secoli che hanno attraversato la transizione verso l'Italiano. Ma qui parla nuovamente il dilettante -o forse l'incompetente- per cui taccio e magari attendo qualche buon riferimento bibliografico.
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Re: «Cripta»

Intervento di Infarinato »

Neve ha scritto: lun, 11 dic 2023 16:20 [F]orse sarei più benevolo nei confronti di lasciti e recuperi dal Latino, il cui uso non credo sia mai venuto meno in tutti i secoli che hanno attraversato la transizione verso l'Italiano…
Sí, i latinismi [crudi] sono di norma piú accettabili per due semplici ragioni: fonotatticamente, perché le uscite consonantiche del latino sono generalmente meno complicate di quelle di altre lingue (e storicamente ci sono piú familiari); morfologicamente, perché sono in linea di massima piú trasparenti per noi italofoni.

Ci sarebbe poi una terza ragione di ordine socioculturale: chi oggigiorno, in un contesto italiano, usa il latino, normalmente lo fa con competenza e a ragion veduta. Chi usa l’inglese, lo fa perlopiú… a capocchia.
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