Franco Fochi, «Lingua in rivoluzione»

Spazio di discussione su questioni che non rientrano nelle altre categorie, o che ne coinvolgono piú d’una

Moderatore: Cruscanti

Intervieni
Avatara utente
Federico
Interventi: 3008
Iscritto in data: mer, 19 ott 2005 16:04
Località: Milano

Franco Fochi, «Lingua in rivoluzione»

Intervento di Federico »

Chi ha letto Lingua in rivoluzione di Franco Fochi?
L'ho tenuto come ciliegina sulla torta delle letture estive, e mi ha divertito moltissimo (soprattutto all'inizio e alla fine; nel mezzo ci sono un po' troppi elenchi di parole e frasi): basti come esempio questa frase (qui qualche altro passo).
Così anche -ABILE e -IBILE pagano un tributo di servitù all'irreggimentazione, che ha fatto la loro potenza: una potenza triste, senza un'ombra di varietà né un soffio di fantasia. Ma ai gerarchi basta l'autorità.
Ci sono parecchie affermazioni davvero troppo catastrofiste, secondo me, però l'idea di fondo, quella della diminuzione della varietà della lingua, della sua per cosí dire standardizzazione (cioè parole e frasi si fanno collo stampino), anche se probabilmente non quanto temesse Fochi.

Un altra idea interessante è quella della meccanovocabologenesi (:)); in pratica l'italiano, sempre piú dominato da neologismi formati sempre cogli stessi suffissi e suffissoidi, prefissi e prefissoidi (passati in rassegna inesorabilmente), starebbe cercando di imitare il tedesco e l'inglese, con risultati grotteschi:
[...] e centinaia d'altre simili parole che sembrano messe insieme coi cubi di legno o coi pezzi d'un "meccano", secondo un procedimento altrettanto di casa nelle lingue nordiche — p.e., in tedesco, pietoso è barmherzig; pietà: barmherzigkeit; spietato: unbarmherzig; spietatezza: unbarmherzigkeit; in inglese, pietà è pity; pietoso: pitiful; spietato: pitiless; spietatamente: pitilessly; spietatezza: pitilessness... — quanto estraneo e ripugnante alla nostra, dove il posto d'onore è sempre toccato alla libera fantasia, e non alla scienza esatta o all'officina per macchine di precisione.
A quarant'anni di distanza, si può dire che avesse ragione, secondo voi?

Sembrerebbe di no, perché ad esempio impietoso non ha eliminato spietato, né fiorista ha tolto di mezzo fioraio.

Un'altra osservazione interessante è quella che nell'italiano di oggi si tende a sintetizzare, a evitare le perifrasi fondendo le locuzioni in una sola parola, che però spesso diventa lunghissima, tanto che precipitevolissimevolmente non è poi tanto eccezionale, ormai, vista la quantità di de-*-izzazione e simili (decostituzionalizzazione, dieci sillabe); secondo Fochi addirittura la difficoltà di pronunciare queste parole (coi loro accenti) avrebbe portato a un'attenuazione della pronuncia delle vocali, che starebbero sparendo.
Ma piú semplicemente il problema sarebbe che invece di semplificare si complica, perché spesso nemmeno si risparmiano lettere, sillabe o fiato, anzi.

Interessante poi un aneddoto che sembra dimostrare come queste siano malattie linguistiche che si prendono da grandi (a partire dal burocratese): la mamma dice che si sta organizzando il teatrino della marionette (esempio del dominio delle parole in -izzare, per Fochi), e il figlio inconsapevolmente la corregge dicendo che lo stanno montando.
Allo stesso modo ho provato a chiedere a mia sorella (undici anni) come si chiama chi vende i fiori, e mi ha detto fioraio come piace a Fochi, mentre i miei genitori avrebbero detto fiorista (però non ricordo di aver mai sentito edicolista, ma semmai edicolante; e giornalaio sopravvive benissimo).
Avatara utente
Federico
Interventi: 3008
Iscritto in data: mer, 19 ott 2005 16:04
Località: Milano

Intervento di Federico »

Pare che Fochi sia morto l'altro ieri.
Avatara utente
Freelancer
Interventi: 1899
Iscritto in data: lun, 11 apr 2005 4:37

Re: Franco Fochi, «Lingua in rivoluzione»

Intervento di Freelancer »

Federico ha scritto:Chi ha letto Lingua in rivoluzione di Franco Fochi?
Io l'ho letto, ma questo non conta granché. Potrebbe invece cercare il breve commento che ne ha dato l'anno scorso Luca Serianni nel saggio Il sentimento della norma linguistica nell'Italia d'oggi, in SLI, XXX, Fascicolo I.

E Bruno Migliorini lo ha recensito su Lingua Nostra nel 1966. Se Infarinato è disposto a pubblicare il PDF della recensione (solo due pagine) glielo mando. Qui riporto solo un breve passaggio della recensione, su cui alcuni vorranno meditare:
Vorrei vedere come se la caverebbe il Fochi se fosse redattore-capo di un quotidiano, munito di ampia licenza di correggere tutto quello che gli piacesse. Forse, dopo pochi giorni, giungerebbe a una conclusione simile a quella di padre Cristoforo: "il mio debole parere sarebbe che non vi fossero né sfide, né portatori, né bastonate": il Fochi sarebbe costretto ad auspicare che non vi fossero né politica, né burocrazia, né pubblicità.
Probabilmente oggi Migliorini avrebbe aggiunto né tecnologia né soprattutto informatica.
Avatara utente
Federico
Interventi: 3008
Iscritto in data: mer, 19 ott 2005 16:04
Località: Milano

Intervento di Federico »

Infatti Fochi esagera e parecchio, anche se non credo volesse sconsigliare tutti i vocaboli citati, quanto piuttosto la ripetitività e monotonia della lingua (ma anche qui è stato forse troppo pessimista, perché varie mode sembrano essersi riassorbite).

La recensione sarebbe molto interessante: grazie della segnalazione.
Avatara utente
Infarinato
Amministratore
Interventi: 5256
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 10:40
Info contatto:

Re: Franco Fochi, «Lingua in rivoluzione»

Intervento di Infarinato »

Freelancer ha scritto:…Se Infarinato è disposto a pubblicare il PDF della recensione (solo due pagine) glielo mando.
Con piacere, ma non c’è furia: faccia con comodo.
Avatara utente
Freelancer
Interventi: 1899
Iscritto in data: lun, 11 apr 2005 4:37

Intervento di Freelancer »

Gliel'ho appena mandato. Le cose si fanno subito o uno se le dimentica. :wink:
Avatara utente
Infarinato
Amministratore
Interventi: 5256
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 10:40
Info contatto:

Intervento di Infarinato »

Freelancer ha scritto:Gliel'ho appena mandato. Le cose si fanno subito o uno se le dimentica. :wink:
Eccola (…con un po’ di ritardo, ma almeno nel verso giusto ;)). Grazie mille.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

«...sono lieto di esser riuscito a insegnare a molti lettori a rendersi meglio conto della struttura dell’italiano, del modo in cui esso funziona.»

Migliorini è un dio, ma io non credo che sia riuscito a insegnar alcunché, se non ai suoi allievi. Purtroppo solo a loro.

Il Fochi, per me, capiva poco...

P.S. Grazie a Infarinato per aver reso disponibile l’articolo gentilmente fornito da Freelancer.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Federico
Interventi: 3008
Iscritto in data: mer, 19 ott 2005 16:04
Località: Milano

Intervento di Federico »

Grazie.

Su una cosa non concordo. Migliorini prosegue, dopo la frase citata da Marco:
Che è proprio quello di cui sento la mancanza negli scritti di Fochi, per cui innovazioni più o meno felici ed errori colossali sono messi egualmente alla berlina, e manca una riflessione sui «perché» delle regola esplicite e implicite della lingua, oppure si allega un «perché» non convincente.
Ovviamente non bisogna pensare di trovare in Fochi dei lumi sulla formazione delle parole, tuttavia non credo che i suoi libri siano solo divertenti ma lascino poco di costruttivo: trasmettono in ogni caso l'amore per la lingua e sollecitano a riflettere sulle parole che si usa, invece di accettare passivamente ogni cosa.
Un Fochi può preparare la strada a un Migliorini, col vantaggio di una diffusione qualche centinaio di volte maggiore (credo) dei propri scritti.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
Interventi: 10445
Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Federico ha scritto:Un Fochi può preparare la strada a un Migliorini...
Intende per il lettore, suppongo.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Federico
Interventi: 3008
Iscritto in data: mer, 19 ott 2005 16:04
Località: Milano

Intervento di Federico »

Marco1971 ha scritto:
Federico ha scritto:Un Fochi può preparare la strada a un Migliorini...
Intende per il lettore, suppongo.
Intendo per la popolazione dei parlanti (non per pochi, sparuti lettori).
Intervieni

Chi c’è in linea

Utenti presenti in questa sezione: Nessuno e 0 ospiti