Fuori tema
ivano ha scritto: dom, 31 dic 2023 1:37
Guarda che le mie recriminazioni erano rivolte a quei compilatori di grammatiche…
Ma Lei, il nostro
decalogo, proprio si rifiuta di leggerlo nonostante abbia dichiarato di averne preso visione al momento dell’
iscrizione a questo fòro: in questa piazza ci si dà del «Lei» (regola n. 10), e la cosa
non è facoltativa.
ivano ha scritto: dom, 31 dic 2023 1:37
Come la genesi dell’articolo richiede poche righe, non diversamente molte altre questioni potrebbero essere spiegate attraverso brevi note di grammatica storica.
Sí, ma, nota dopo nota, ciò aumenterebbe di molto la mole delle grammatiche.
In ogni caso, ricordavo male: magari le grammatiche sincroniche piú moderne di stampo generativista (come, per esempio, l’ottima
Nuova grammatica italiana di Salvi & Vanelli, che nell’impostazione si rifà alla
Grande grammatica italiana di consultazione di Renzi, Salvi & Cardinaletti) non le riporteranno, ma la migliore delle grammatiche «tradizionali», la
Grammatica italiana del Serianni, le riporta eccome, e in particolare riporta ciò che interessa a Lei. Quindi, se ancora non ce l’ha, corra súbito a comprarla: vedrà che in essa troverà risposta a molti dei suoi interrogativi.
Ecco dunque alcuni dei passi salienti (Serianni,
op. cit., §§IV.14 e 84, pp. 167 e 188):
14. Storicamente, l’articolo determinativo italiano continua il pronome latino ĬLLE, ĬLLA, ĬLLUD ‘quello’ […], secondo un processo di trasformazione del dimostrativo che trova riscontri nelle lingue indeuropee e non indeuropee.
[…]
Con ogni probabilità, le due forme concorrenti lo e il presuppongono un’unica base anteriore, lo, derivata dall’accusativo maschile ĬLLUM, per aferesi della prima sillaba; questo lo, preceduto da parola terminante per vocale, tendeva a ridursi al semplice l: « l’i di il potrebbe esser dovuto, in un secondo momento, al bisogno di un appoggio vocalico per ’l» [Rohlfs, loc. cit.]…
84. […] nel e nei derivano dal latino (I)N ĬLLUM e (I)N ĬLLI…
E ciò potrebbe anche bastare.
…Piú esplicito il D’Achille nella sua
Breve grammatica storica dell’italiano, pp. 90–1:
Nel maschile singolare, oltre alla forma lo, si ha, come è noto, la forma il, che è stata variamente spiegata.
Dal punto di vista fonetico si è ipotizzata, muovendo da ĬLLŬM, una trafila che prevede non un’aferesi, ma un’apocope: ĬL(LŬM) > el > il (con chiusura della /e/, trattata come protonica). A molti studiosi, però, è parso piú probabile che il si sia sviluppato con l’aggiunta di una /i/ d’appoggio alla /l/ a cui si era ridotto lo per apocope in particolari contesti fonosintattici, cioè dopo una parola uscente in vocale (spesso, infatti, specie dopo i monosillabi, troviamo grafie come chel, sel, el, da intendere come che‑l, se‑l, e‑l). La forma piú antica attestata a Firenze è inoltre il; el si sarebbe diffuso piú tardi, per influsso di altri dialetti toscani.
[…]
Gli articoli (o piuttosto, se partiamo dal latino, le forme ĬLLŬM, ĬLLĂM, ĬLLĪ e ĬLLĂS), uniti alle preposizioni a, di, da, in, con, per (lat. AD, DĒ, DĒ + AB, ĬN, CŬM, PĔR), formano le preposizioni articolate, secondo le seguenti trafile: A(D) + (Ĭ)LLŬM > allo (o, con apocope vocalica, al); DĒ + (Ĭ)LLĂM > della; D(Ē) + A(B) + (Ĭ)LLĂS > dalle; (I)N + ĬLLĪ > nelli (da cui poi negli o nei); CŬ(M) + (Ĭ)LLŬM > collo → col; PĔ(R) + (Ĭ)LLĪ> pei (forma oggi rara).
Ora metta insieme i pezzi e avrà la risposta al suo quesito.
