jequirity 〈ǧiku̯ìriti〉 s. ingl. [voce di origine coloniale incerta], usato in ital. al masch. – Pianta leguminosa delle regioni tropicali, sinon. di abro.
jequiritina 〈ǧe-〉 s. f. [der. di jequirity]. – Alcaloide presente nei semi di jequirity, sinon. di abrina.
abro s. m. [lat. scient. Abrus, dal gr. ἁβρός «molle»]. – Genere di piante della famiglia leguminose papiglionacee, con poche specie tropicali, a cui appartiene la specie Abrus precatorius, noto come jequirity (o anche abro, paternostri di san Domenico, fagiolo indiano, veccia della Guinea, liquirizia indiana): è un suffrutice rampicante, originario dell’India, con fiori rossi a grappoli ascellari o terminali; il frutto è un legume i cui semi, detti anch’essi jequirity, generalmente rossi, venivano usati un tempo per ornamento, nonché in terapia per la presenza di una fitotossina, la abrina.
Sembra esserci una certa confusione fra Abrus precatorius e Melia azedarach.abrina s. f. [der. di abro]. – Alcaloide presente nei semi di abro: è una sostanza molto tossica, irritante, usata in passato come collirio nella cura del tracoma.
Il Devoto-Oli ha albero del rosario per l'abro, e per la melia albero dei rosari o dei paternostri.
Il Treccani riferisce invece albero del rosario e albero dei paternostri alla melia.
Lo Zingarelli (cartaceo, 2012), al contrario, ha albero del rosario e albero dei paternostri per l'abro.
In due citazioni nel GDLI, sotto «Perlaro», è riferito alla melia albero dei paternostri di san Domenico; mentre sotto «Paternòstro» la melia è l'albero dei paternostri o albero paternostro e l'abro è paternostri di San Domenico.
Il GDLI ha inoltre seme di corallo.
Ci sono poi attestazioni di fagiolo corallino.