«Si intende / si intendono misurare»

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Giovanni R.
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«Si intende / si intendono misurare»

Intervento di Giovanni R. »

Perdonate il disturbo, avrei un dubbio riguardo a una concordanza.
La valutazione storiografica di determinati avvenimenti va innanzitutto stimata in relazione all'arco cronologico in cui si intende/ si intendono misurare gli eventi?
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Francesco94
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Intervento di Francesco94 »

"La valutazione storiografica di determinati avvenimenti va innanzitutto stimata in relazione all'arco cronologico in cui si intendano misurare gli eventi"

Gli eventi vogliono essere misurati/intendono essere misurati nell'arco
cronologico.

Una precisazione: la frase appena concordata in numero è introdotta da una preposizione semplice + pronome relativo. Quest'ultimo, a mio parere, va seguito dal congiuntivo, non dall'indicativo.
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Animo Grato
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Intervento di Animo Grato »

Il dubbio si spiega con la compresenza, nell'italiano "moderno", di due costruzioni non pienamente compatibili: il si passivante (che nell'italiano tradizionale/fiorentino è l'unico modo di esprimere l'impersonalità) e il si impersonale propriamente detto (che però è una costruzione più tarda e dovuta, a quanto pare, a un'errata interpretazione - settentrionale - dell'uso fiorentino).
La prima porta a si intendono, la seconda a si intende.
Senza dimenticare che il mancato accordo con un soggetto plurale posposto fa sempre parte della tradizione toscana.

Si veda quest'intervento dell'Infarinato e soprattutto l'articolo di Giampaolo Salvi nel collegamento
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Animo Grato ha scritto:Il dubbio si spiega con la compresenza, nell'italiano "moderno", di due costruzioni non pienamente compatibili: il si passivante (che nell'italiano tradizionale/fiorentino è l'unico modo di esprimere l'impersonalità) e il si impersonale propriamente detto (che però è una costruzione più tarda e dovuta, a quanto pare, a un'errata interpretazione - settentrionale - dell'uso fiorentino).
La prima porta a si intendono, la seconda a si intende.
Senza dimenticare che il mancato accordo con un soggetto plurale posposto fa sempre parte della tradizione toscana.
Sí… Direi, però, che qui siamo comunque in presenza di un «si passivante/passivo», in cui la prima opzione (con accordo al plurale) è conforme alla norma attuale, mentre la seconda (con mancato accordo col soggetto posposto) è aderente all’uso tradizionale/toscano. Il «si impersonale» vero e proprio si può avere solo in presenza di un verbo intransitivo: si va (inaccusativo semplice), ci si accorge (inaccusativo pronominale), si dorme (inergativo), oppure —settentrionalmente— in presenza di un verbo transitivo con clitico oggetto espresso: li si mangia (per il tradizionale si mangiano).

Ora, però, qui non ci troviamo difronte a un banale si misura(no), sibbene a un s’intende/intendono misurare, cioè difronte a un verbo che regge una proposizione infinitiva.

Ora, affinché sia possibile l’accordo al plurale, bisogna che quel si passivante si riferisca a misurare (con gli eventi soggetto di misurarsi [passivo]). Altrimenti, saremmo, sí, sempre in un caso di si passivante, il cui soggetto, però, non sarebbero piú gli eventi, bensí l’intera proposizione infinitiva e l’accordo andrebbe inevitabilmente al singolare, come in «s’intende affermare che…» (e gli eventi sarebbero semplicemente l’oggetto di misurare [attivo]). E, perché ciò sia possibile, dev’essere possibile la «(ri)salita del clitico» (si, da misurarsi a intendersi, con ulteriore accordo al plurale dettato dalla natura di questo particolare si [passivante]), cioè intendere dev’essere un «verbo a ristrutturazione».

I verbi a ristrutturazione comprendono «verbi modali» (dovere, potere, sapere, volere, avere a, solere: se ne parlò qui), «verbi aspettuali» ([in/ri]cominciare a, continuare a, finire di, seguitare a, stare per), verbi di stato o movimento (andare a, stare a, tornare a, venire a), mandare nelle combinazioni mandare a chiamare/dire/prendere con complemento oggetto [di mandare] inespresso (cfr. Grande grammatica italiana di consultazione, vol. II, §IX.3.3.1).

E intendere è un verbo a ristrutturazione? Nel senso generico di «volere», possiamo dire di sí, anche se al mio orecchio frasi quali lo intende fare (per intende farlo) e cose che s’intendono fare risultano meno naturali di lo vuole fare e di cose che si vogliono fare

P.S. Il congiuntivo conferisce alla relativa in esame una sfumatura di eventualità, ma non è affatto obbligatorio.
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Animo Grato
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Iscritto in data: ven, 01 feb 2013 15:11

Intervento di Animo Grato »

Ringrazio l'Infarinato dell'approfondimento.
Noi dilettanti (parlo per me) proviamo a orientarci con gli strumenti che ci sono stati forniti e la nostra visione resta limitata all'applicazione di quelle ricette; un aiuto dagli esperti è non solo gradito ma indispensabile.
Ciò detto, vi saluto fino a domenica (potrei intervenire tramite furbofono, ma è troppo disagevole).
[Manca la faccina che fa ciao ciao]
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