Dialettalismi sí, forestierismi no[n piú]

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Marco1971
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Dialettalismi sí, forestierismi no[n piú]

Intervento di Marco1971 »

Il neologismo di questa settimana su Garzanti Linguistica è stato pizzino:
pizzino

Piccolo foglio di carta usato dai boss(i) mafiosi per comunicare con i propri affiliati.

Adattamento it. del siciliano pizzinu ‘bigliettino’.
Come diceva Arrigo Castellani:
Proporrei, anche, che gli anglicismi veramente necessari venissero se possibile adattati (come s’adattano senza pensarci due volte i dialettalismi settentrionali uscenti in consonante).
La lingua italiana è piena di parole dialettali «rivestite». Potrei addurre innumeri esempi, ma mi limito ad alcune parole d’origine dialettale entrate nel lessico durante il Novecento.

Il bolognese gambén ha dato luogo a gambino (1965), e pazzatt a pazzetto (sec. XX). Dal bresciano ludriú e dal cremonese marubin s’è fatto, rispettivamente, ludrione e marubino, entrambi del 1957. Il genovese ci ha fornito prima abbadino (1955, da abaén) e poi fanfarino (1956, da fanfarin). (Nell’Ottocento nacquero, ad esempio, sortumo [lombardo sortüm], ghello [milanese ghell], grissino [piemontese grissin o ghersin], ecc.)

A nessuno verrebbe in mente d’usare la veste originaria... Colle parole inglesi, invece, è il contrario. Già, l’inglese non è un dialetto, mi direte; vero, e c’è quella malaticcia e direi quasi ossessiva, irrazionale deferenza che tutto paralizza e anchilosa. Eppure, in molti casi, un adattamento inappariscente (devoluzione, fizione, partenario e tanti altri che ho menzionato in altri luoghi) non arrecherebbe danno alcuno, né moverebbe al sorriso.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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u merlu rucà
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Re: Dialettalismi sí, forestierismi no[n piú]

Intervento di u merlu rucà »

Marco1971 ha scritto: Il genovese ci ha fornito prima abbadino (1955, da abaén)
da Marco Cuneo, Le parole dell'ardesia, Genova 2001. ...La forma conservativa o ricostruita abbadino è documentata anche in lingua già in Mongiardini 1808, 19 n.; Della Torre 1838, 60...

Mongiardini Antonio, Sulle ardesie di Lavagna; Della Torre Nicolò, Guida del viaggiatore alle cave delle lavagne nella Liguria Orientale.
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bubu7
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Re: Dialettalismi sí, forestierismi no[n piú]

Intervento di bubu7 »

Marco1971 ha scritto:A nessuno verrebbe in mente d’usare la veste originaria... Colle parole inglesi, invece, è il contrario. Già, l’inglese non è un dialetto, mi direte; vero, e c’è quella malaticcia e direi quasi ossessiva, irrazionale deferenza che tutto paralizza e anchilosa.
A parte tante altre osservazioni, che abbiamo fatto molte volte, è importante riflettere su un aspetto di questo diverso comportamento.
Il parlante è sicuramente condizionato dal prestigio che attribuisce alla lingua che interferisce con la propria. Per questo il dialetto viene più facilmente adattato e, tra parentesi, le influenze di più alto livello, come quelle sintattiche, vanno di preferenza dall'italiano al dialetto.
Diverso è il caso di una lingua straniera.
Questa differenza rende spesso molto più difficile e innaturale l'adattamento dei forestierismi.
Tutto ciò Marco lo sa bene ed è per questo che le sue parole finali andrebbero considerate, a mio parere, più uno sfogo che una valutazione equilibrata.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
Bue
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Intervento di Bue »

Beh vorrei fare alcuni controesempi.
Calabresismi come 'ndrangheta e 'nduja non mi paiono troppo adattati. Lo stesso dicasi di termini culinari sardi come malloreddus o seadas.
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Ciao, Bue. :)
I tuoi non sono controesempi ma solo esempi [parzialmente] contrari. :wink:
Ho esposto delle tendenze sociolinguistiche generali ricavate dalle osservazioni di alcuni studiosi.
Ma se ci pensi un attimo non puoi non essere d'accordo con esse.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

In effetti, i sardismi – forse perché al sardo viene riconosciuto lo statuto di lingua – spesso non vengono adattati. La lingua italiana ne accoglie 45, di cui solo 6 sono conformi alle strutture normali: bosinco (bosincu), furiardorgio (furriardozu), leppa (lepa), merisceda (madriskedda), nuraghe (nuragi), orbace (orbaci). (Tra questi, alcuni potevano anche stare tali e quali [lepa, nuragi, orbaci] e madriskedda si poteva scrivere madrischedda.)

È anche vero che ci sono dialettalismi meridionali piú o meno crudi, come i due indicati da Bue; ma in genere la morfologia delle voci meridionali è compatibile con quella dell’italiano, soprattutto per quanto riguarda le terminazioni e la struttura sillabica.

In realtà qui si parlava di dialettalismi settentrionali. Col CD del GRADIT ho potuto fare le debite ricerche, di cui ecco i risultati.

Totale delle parole d’origine dialettale settentrionale: 761.
Totale delle parole d’origine dialettale settentrionale non adattate: 19.
Totale della parole d’origine dialettale settentrionale non adattate con variante adattata: 7.

Dunque, restringendo, le parole non adattate senza variante pienamente italiana sono 12: il piemontese ciuppin e oxelo (e quest’ultimo è accettabile: la ‘x’ nel corpo di parola non disturba oltremodo); il milanese sanguanon; il piemontese b(o)ugianen, brus, bunet, ciciu; il valdostano rascard; il veneto saor e sior; il veneziano mussin e puparin.

Ecco, infine, le varianti italianizzate registrate: cassola, sciora/sciura (lombardo cas(s)oeûla/cassöla; scior/sciur); travetto (torinese travet); cocale, listone, matapane, osel(l)o (veneto cocal, liston, matapan, osel).

Quindi la tendenza, da me indicata, alla toscanizzazione dei dialettalismi è ampiamente comprovata dagli spogli or ora esposti. È naturale che qualche eccezione ci sia; né sí parvo numero può disordinare la lingua, come per converso fa il mare magno degli angloamericanismi.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Scusate se aggiungo una postilla, ma potrebbe risultare d’interesse a qualcuno sapere quante parole provengono dal tal dialetto (settentrionale), e visto che ho fatto questa lunga ricerca, do qui di seguito i numeri relativi.

Bolognese: 5
Bresciano: 2
Cremonese: 1
Emiliano: 29
Ferrarese: 3
Friulano: 21
Genovese: 41
Ligure: 39
Lombardo: 115
Milanese: 91
Modenese: 3
Padovano: 1
Pavese: 1
Piemontese: 105
Romagnolo: 11
Ticinese: 1
Torinese: 2
Trentino: 6
Triestino: 10
Valdostano: 3
Valsesiano: 1
Veneto: 174
Veneziano: 94
Veronese: 2

Gli apporti maggiori sono dunque quelli dei dialetti veneti, lombardi e piemontesi.

Sarebbe interessante fare una ricerca analoga per i dialetti centromeridionali (e mi riprometto di farlo prossimamente).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di bubu7 »

Marco1971 ha scritto:Scusate se aggiungo una postilla, ma potrebbe risultare d’interesse a qualcuno sapere quante parole provengono dal tal dialetto (settentrionale), e visto che ho fatto questa lunga ricerca, do qui di seguito i numeri relativi.
Grazie Marco, ma ho l’impressione che la sua lista, più che il numero delle parole italiane di provenienza dialettale, elenchi quelle attualmente avvertite come regionalismi, se non addirittura come dialettalismi, e non facenti parte, quindi, dell’italiano modello.
Le parole italiane di origine dialettale sono anche quelle completamente assimilate nell’italiano modello e la cui origine dialettale emerge solo dall’etimologia.
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Intervento di Marco1971 »

Ho fatto la ricerca cliccando su «origine» e selezionando di volta in volta i dialetti che compiaono nella lista. Se avessi voluto ottenere solo i lemmi marcati DI, avrei proceduto diversamente. ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di bubu7 »

Naturalmente non mi riferivo solo ai termini marcati DI ma anche a quelli marcati RE. Tuttavia questa è una precisazione secondaria.

In effetti il suo metodo di ricerca è stato ineccepibile e, a questo punto, devo riconoscere che mi aspettavo un maggior numero di termini di origine dialettale.

Voglio fare anch'io una piccola ricerca per verificare che le indicazioni presenti nella sezione etimologica del GRADIT corrispondano all'effettiva presenza di termini d'origine dialettale nella nostra lingua.

Infatti, scorrendo qualche lista ottenuta coi suoi criteri di ricerca, mi sembra che i termini passati nell'italiano modello (marcati, ad esempio, CO) siano davvero pochi...
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Ho controllato le marche d’uso per il lombardo, il piemontese e il veneto. Dai risultati emerge – salvo errori da parte mia – che una parte cospicua di questi termini è o regionale o tecnico-specialistica.

Lombardo: AD 1, CO 10, TS 25, RE 61, DI 9, BU 2, OB 2; togliendo le parole marcate RE, DI, e OB, ne restano 43 (su 115).

Piemontese: CO 10, TS 20, RE 66, DI 3, BU 1; rimangono 36 parole (su 105).

Veneto: AD 1, CO 9, TS 54, RE 86, DI 8, BU 7, OB 12, OB TS 2; restano 66 parole (su 174).

Quindi solo un 36% (circa) sarebbe impiegabile nella lingua modello. È tuttavia significativo che, come ho dimostrato, anche quei termini marcati regionali e dialettali siano stati italianizzati.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Marco1971 »

Ecco le cifre per i dialetti centromeridionali (toscani esclusi).

Abruzzese: 3
Calabrese: 8
Laziale: 1
Marchigiano: 4
Messinese: 2
Napoletano: 120
Otrantino: 1
Pugliese: 8
Romanesco: 41
Salentino: 2
Siciliano: 94
Umbro: 5

Come si vede, l’apporto maggiore è dovuto, rispettivamente, a napoletano, siciliano e romanesco.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di bubu7 »

Marco1971 ha scritto:Ecco le cifre per i dialetti centromeridionali (toscani esclusi).
Non facciamo discriminazioni :) :

Toscano: 55.

Scrive Francesco Avolio nel suo saggio I dialettismi dell’italiano contenuto nella Storia della lingua italiana curata da Serianni e Trifone (III vol., pagg. 566-7):
Il numero complessivo di parole ed espressioni di origine dialettale […] ad un primo spoglio è risultato notevolmente alto: oltre seicento provenienti, in varia misura, dalle diverse aree linguistico-culturali italiane. Il dato forse più significativo, però, è che per circa duecento fra essi (un terzo del totale, percentuale certo non esigua) nessuno ormai, se non appunto gli specialisti, potrebbe immaginare un’origine dialettale, perché si tratta di forme sentite in tutto e per tutto come “italiane”, e quotidianamente usate senza alcuna connotazione.
Faccio notare la conferma della percentuale (36%) dei termini utilizzabili nella lingua modello emersa dalla ricerca di Marco.

P.s.
Sposterei questa discussione, a causa della piega che ha preso, nella sezione lessicale dotandola, magari, di un titolo più opportuno (tipo: Dialettalismi nell’italiano).
Ultima modifica di bubu7 in data gio, 15 nov 2007 15:45, modificato 1 volta in totale.
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Intervento di Bue »

bubu7 ha scritto: Dialettalismi nell’italiano
bella allellazione (allitterazione di "elle")
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Intervento di Infarinato »

bubu7 ha scritto:Toscano: 55
…cui bisogna aggiungere i seguenti, che non paiono inclusi nel conteggio:

Aretino: 1
Livornese: 1
Lucchese: 9
Pisano: 6
Pistoiese: 1
Senese: 4
Toscano antico: 3
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