Ventiquattr'ore o ventiquattrore
Moderatore: Cruscanti
Ventiquattr'ore o ventiquattrore
Mi sono imbattuto in questo sostantivo, che non di rado è scritto con l'apostrofo per indicare il periodo di tempo e senza apostrofo per indicare la valigetta. Voi che ne pensate?
Nel caso del sostantivo sono ammesse entrambe le grafie (ma preferisco la scrizione univerbata); nel caso dell’espressione temporale, invece, è possibile solo la grafia coll’apostrofo.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Non per il GRADIT e per il DISC che ammettono, per esprimere l'arco temporale di un giorno, anche la forma univerbata.Marco1971 ha scritto:...nel caso dell’espressione temporale, invece, è possibile solo la grafia coll’apostrofo.
Io comunque, ripeto, in questi casi preferisco la grafia coll'apostrofo.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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Condivido pienamente quanto scritto da bubu7.bubu7 ha scritto:Le forme consigliabili nei rispettivi casi sono, a mio parere, quelle da lei indicate.

«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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Qui sono d'accordo con Marco1971.Marco1971 ha scritto:Ho parlato di sostantivi. Non è possibile scrivere *Ci vediamo fra ventiquattrore.

«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Non capisco.Marco1971 ha scritto:Ho parlato di sostantivi.
Anch’io parlavo di sostantivi e sul sostantivo chiedeva lumi la domanda.
Per esprimere l’arco temporale di un giorno sono ammesse, dal GRADIT e dal DISC, entrambe le forme.
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Il che sarebbe anche cosa buona e giusta, ma, mentre l’esempio del DISC è ineccepibile (grassetto mio):bubu7 ha scritto:Anch’io parlavo di sostantivi e sul sostantivo chiedeva lumi la domanda.
Per esprimere l’arco temporale di un giorno sono ammesse, dal GRADIT e dal DISC, entrambe le forme.
mi sembra un po’ difficile riconoscere nel ventiquattrore dell’esempio del GRADIT (del tutto simile a quello marciano qui sopra)3 (al pl.) Arco temporale di un giorno: tornare nelle v.
un «arco temporale di un giorno» anziché «ventiquattr’ore» tout court.1 s.f.pl. CO periodo che corrisponde alla durata di un giorno: devo terminare questo lavoro entro v.
Un po’ difficile, ma neanche tanto.Infarinato ha scritto:...mi sembra un po’ difficile...

Il GRADIT parla di sostantivo, e la definizione dice ‘periodo che corrisponde alla durata di un giorno’ dove per me ‘durata’ equivale a ‘arco temporale’.
Quindi nell’esempio del GRADIT si deve ipotizzare l’ellissi dell’articolo.
Questo però mi sembra un particolare secondario rispetto alla questione posta e alla risposta che ho dato (che penso sia condivisa anche dai miei interlocutori).
La riporto per chiarezza dei lettori.
Le forme consigliabili, a mio parere, sono quelle indicate da studioso.
Comunque il GRADIT e il DISC ammettono entrambe le forme per entrambi i significati.

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Precisamente… ma Lei sa bene che di ellissi in ellissi si finisce col giustificare tutto, e allora tanto valeva riportare un esempio piú acconcio, ché qui non si vede bene (sul piano concettuale: l’aspetto grafico è, sí, «secondario») che differenza ci sia tra, appunto, ventiquattrore e ventiquattr’ore.bubu7 ha scritto:Quindi nell’esempio del GRADIT si deve ipotizzare l’ellissi dell’articolo.


Marco1971 ha scritto:Nel caso del sostantivo sono ammesse entrambe le grafie (ma preferisco la scrizione univerbata); nel caso dell’espressione temporale, invece, è possibile solo la grafia coll’apostrofo.
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