Il neologismo della settimana

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Marco1971
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Il neologismo della settimana

Intervento di Marco1971 »

Il neologismo della settimana nel sito della Garzanti è malbouffe. Sorvolo sulla volgarità del termine in sé per soffermarmi sul traducente trash-food, dato prima del trasparente cibo-spazzatura. Come fa un dizionario bilingue francese-italiano a anteporre al traducente italiano uno inglese, che, scommetto, è anche ignoto al 90% non dico della popolazione, ma di coloro che consultano il vocabolario? :roll:
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Marco1971 »

Road pricing: neologismo della settimana sul solito sito della Garzanti. Bravi! Cosí, da pagliacci che eravamo considerati, ora ci aspetta l’epiteto di deficienti.

Per chi non lo sapesse, il significato sarebbe questo:
Imposizione del pagamento di un pedaggio per entrare con l’auto nel centro storico di una città

Loc. ingl.; propr. ‘pagamento (pricing) per l’uso di una strada (road)’.
Sempre per chi non lo sapesse, in italiano esisteva già il pedaggio urbano.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
fabbe
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Intervento di fabbe »

I prestiti vengono definiti come neologismi. E' una corretta classificazione?
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Intervento di Marco1971 »

Ha pienamente ragione, Fabbe: non si può confondere la nozione di prestito (integrale) con quella di neologismo. Ma ormai non mi stupisco piú di nulla da parte dei nostri lessicografi... :(
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Marco1971 »

Segnalo il convegno Tradurre per l’Europa, che si terrà il prossimo 9 marzo presso la Villa di Castello.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Marco1971 »

Ecco un articolo in proposito.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Federico
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Intervento di Federico »

Ho letto che al parlamento europeo hanno avuto grossi problemi in seguito ai recenti allargamenti, perché in teoria servirebbe un traduttore per ogni lingua verso ogni altra lingua, il che ovviamente è praticamente impossibile, se non dando praticamente fondo alla disponibilità continentale di traduttori; pare che abbiano risolto usando le lingue principali come mezzo intermedio, cioè si traduce da una lingua «minore» in una «maggiore» e da questa in tutte le altre.
Tanto oggigiorno capita raramente che i discorsi nei parlamenti siano particolarmente complessi e raffinati retoricamente e linguisticamente...
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Intervento di Marco1971 »

Si continua colle laidezze: nanopublishing!
Fenomeno per cui, grazie alla diffusione dei blog[ghi], tutti hanno la possibilità di pubblicare testi e di essere letti; la piccola editoria indipendente nata intorno alla pubblicazione su blog[ghi].

Voce ingl.; comp. di nano- e publishing ’editoria’.
E allora perché non dite nanoeditoria?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Decimo »

Ancora peggio... vi prego di prestare attenzione alle pubblicità televisive... sentirete questo:

Svezia. Nursery degli alberi.
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Intervento di Marco1971 »

Già sotto Natale ci aveva avvezzati al raffinatissimo No convenscional Crismas... :evil:
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Decimo »

Marco1971 ha scritto:Già sotto Natale ci aveva avvezzati al raffinatissimo No convenscional Crismas... :evil:
E se tempestassimo di messaggi di sdegno la casella di posta elettronica della società che commissiona quest'insulti di pubblicità per i propri prodotti?
Non che m'illuda di ottenere chissà quale cambiamento, ma è certamente meglio che starcene a indignarci davanti a questi informi spettacoli senza muovere un dito.
Dopotutto anche noi siamo potenziali clienti... abbiamo o meno il diritto di dire la nostra? :D
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Intervento di Marco1971 »

Se ci dà l’indirizzo, a costoro inoculeremo l’antiviro. ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Marco1971 »

Ultima turpitudine:
shabby chic

agg. (riferito a stile spec. di arredamento) shabby chic, trasandato chic
• n. (stile) shabby chic (m.) (stile di arredamento studiatamente trasandato).
Io lo chiamerei, con termine allitterativo d’innegabile espressività, scicche sciatto (la variante scicche per scic o chic è registrata nel Battaglia, che ne fornisce diverse attestazioni).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Federico »

Ma l'ha visto o sentito usare o le è solo caduto l'occhio sul lemma?
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Intervento di Marco1971 »

È il neologismo della settimana sul sito della Garzanti.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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