«Nesso»

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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Caro Decimo, siamo d'accordo.
È bellissima la variabilità dei registri che permette si adottare, in quelli più colloquiali, espressioni dialettali e coni da lessico familiare.

Riguardo alla ricerca, che a volte può diventare ossessiva, della brevità, essa è dettata principalmente da considerazioni sociolinguistiche: si è visto che i termini brevi sono più facilmente accettati. Non penso che nessuno di noi vada alla ricerca della brevità a tutt'i costi.

In quanto ai contesti nei quali l'anglicismo è insostituibile si tratta di quei casi, emersi più volte nel corso delle nostre discussioni, in cui per vincoli redazionali o per altre situazioni comunicative (ambiente tecnico internazionale, politica aziendale, ecc...) non possiamo prescindere dall'adeguarci a certi moduli linguistici.
Ma, nella maggior parte degli altri casi, se si vuole, la sostituzione con un appropriato traducente è possibile senza penalizzare l'efficienza della comunicazione.
Personalmente uso link al posto di collegamento (ipertestuale) solo in rarissime occasioni.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Ecco la prova che nesso è sociolinguisticamente inaccettabile ;) (si tratta dell’università di Perugia):
...per avere anche il nesso ipertestuale navigabile tramite gli indici il secondo indicatore di 423 va posto = 1.
Per rispondere a Roberto: l’uso è frutto della moda e non andrebbe seguito in maniera acritica senza tentare di «raddrizzargli le gambe».

Infine – e se nessuno mi crede fa lo stesso – non ho mai avuto difficoltà comunicative anche usando termini italiani non lemmatizzati (mentre potrebbe avvenire con termini lemmatizzati poco noti), perché il contesto fornisce agl’interlocutori indizi sufficienti per capire.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Marco1971 ha scritto: Ecco la prova che nesso è sociolinguisticamente inaccettabile ;) (si tratta dell’università di Perugia):
...per avere anche il nesso ipertestuale navigabile tramite gli indici il secondo indicatore di 423 va posto = 1.
No, caro Marco, a me sembra che lei non tenga nella giusta considerazione la differenza tra linguistico (= struttura del termine) e sociolinguistico.

Una prova che nesso (ipertestuale) è sociolinguisticamente inaccettabile è data dalle occorrenze risultanti da un'interrogazione con un comune motore di ricerca. Il contrario non è invece provato dall'esistenza di qualche esemplare in rete.

Nesso/i ipertestuale/i: 9 occorrenze (2 in Cruscate).

Collegamento/i ipertestuale/i: 317.000 occorrenze.

Link + informatica: 1.520.000 occorrenze (restringendo la ricerca alle pagine in italiano).

Marco1971 ha scritto:Infine – e se nessuno mi crede fa lo stesso – non ho mai avuto difficoltà comunicative anche usando termini italiani non lemmatizzati (mentre potrebbe avvenire con termini lemmatizzati poco noti), perché il contesto fornisce agl’interlocutori indizi sufficienti per capire.
Le posso assicurare, per esperienza personale, che questa mi sembra un'affermazione quantomeno azzardata. :)
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Non sapevo che l’accettabilità sociolinguistica dipendesse dalla frequenza d’uso. Debbo quindi ricredermi e considerare inaccettabili tutte le parole lemmatizzate con meno di una ventina di ricorrenze gugoliane (ad esempio il verbo rattare).

Mi consideri pure mentitore.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Marco1971 »

Tornando a nesso, eccone altri esempi, inseriti in un contesto non proprio buffonesco:
Trovando la sentenza on-line immediatamente ed avanzando tempo, si darà magari un’occhiata ai suoi ‘hyperlinks’, ai nessi ipertestuali che la rinviano magari ai precedenti giurisprudenziali e forse alle note a questi ultimi. (Fonte)

Il sito è stato strutturato con l’intento di dare ai navigatori la massima libertà di costruire nessi ipertestuali e di percorso, fornendo al contempo una struttura guidata che può essere seguita secondo gli avvenimenti ordinati cronologicamente, secondo i luoghi, secondo i principali argomenti. (Fonte)

Si è già accennato alla utilità della differenziazione qualitativa dei nessi ipertestuali. (Fonte)
È evidente che chi ha scritto quelle pagine manca totalmente di coscienza sociolinguistica, o, per dirla con Giulia Tonelli, «ha una carenza estetica».
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di giulia tonelli »

In effetti, e' evidente.
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Intervento di Freelancer »

Marco1971 ha scritto:Tornando a nesso, eccone altri esempi, inseriti in un contesto non proprio buffonesco:
Trovando la sentenza on-line immediatamente ed avanzando tempo, si darà magari un’occhiata ai suoi ‘hyperlinks’, ai nessi ipertestuali che la rinviano magari ai precedenti giurisprudenziali e forse alle note a questi ultimi. (Fonte)

Il sito è stato strutturato con l’intento di dare ai navigatori la massima libertà di costruire nessi ipertestuali e di percorso, fornendo al contempo una struttura guidata che può essere seguita secondo gli avvenimenti ordinati cronologicamente, secondo i luoghi, secondo i principali argomenti. (Fonte)

Si è già accennato alla utilità della differenziazione qualitativa dei nessi ipertestuali. (Fonte)
È evidente che chi ha scritto quelle pagine manca totalmente di coscienza sociolinguistica, o, per dirla con Giulia Tonelli, «ha una carenza estetica».
A me sembra che chi ha scritto queste pagine è ancora legato al periodare barocco che speriamo scompaia quanto più presto possibile dalla nostra lingua grazie all'avvicinamento della lingua parlata alla lingua scritta, in corso ma che a quanto pare ha ancora molta strada da fare.

Quando qualcuno scrive ancora hyperlinks e poi si sente in dovere di chiosarlo con nessi ipertestuali (qui veramente ci voleva collegamenti ipertestuali) mostra di non conoscere l'uso attuale della lingua, almeno per quanto riguarda certe parole.

Il secondo autore mi spieghi per favore qual è la differenza tra i nessi ipertestuali e quelli di percorso. Saranno link esterni o interni? O che altro?

Una frase come "La lievitazione del tessuto inter-relazionale, conseguita tramite la pluridirezionalità non-lineare, può, come risultato finale, riconvertirsi in una dimensione lineare e sequenziale, ma fecondamente arricchita, e portare alla configurazione di nuovi testi a stampa" richiede di mandare l'autore alla lavagna a scrivere cento volte: cercherò di stare lontano dall'antilingua (mi rileggerò Italo Calvino).
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Freelancer ha scritto:Quando qualcuno scrive ancora hyperlinks e poi si sente in dovere di chiosarlo con nessi ipertestuali (qui veramente ci voleva collegamenti ipertestuali) mostra di non conoscere l'uso attuale della lingua, almeno per quanto riguarda certe parole.
Non si può tuttavia escludere che si tratti d’una scelta, e quindi d’un consapevole discostarsi dall’uso piú comune. L’impiego d’una parola o d’una forma minoritaria non equivale necessariamente all’ignoranza di quelle maggioritarie.

P.S. S’è finalmente convinto che collegamento è nell’uso?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Freelancer »

Non ne ho mai dubitato. Non le ho forse detto che è la parola usata nei glossari Windows per link? È in concorrenza (ma segue a una certa distanza) link, che per quanto mi riguarda trovo più acconcio, e ribadisco per l'ennesima volta - ma mi astengo dal ripetere le motivazioni, già esposte in lungo e in largo - che collegamento in certi contesti può dar luogo a equivoci mentre il significato di link è sempre univoco e inoltre mi mette a disposizione un verbo comodo come linkare. Poi ognuno usi la parola che vuole, ma non venga da me a dirmi "ho letto nesso qui!" come se avesse trovato una panacea.
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Intervento di Bue »

Freelancer ha scritto:
Marco1971 ha scritto: Il sito è stato strutturato con l’intento di dare ai navigatori la massima libertà di costruire nessi ipertestuali e di percorso(Fonte)
Il secondo autore mi spieghi per favore qual è la differenza tra i nessi ipertestuali e quelli di percorso. Saranno link esterni o interni? O che altro?
A me sembra, dopo aver controllato alla Fonte, che in questo caso nessi ipertestuali non stia a indicare la stessa cosa di un hyperlink, visto che si parla di "libertà di costruirli" (?) da parte del generico "navigatore" (e non del generico o specifico autore di ipertesti).

Concordo sulla barocchità :mrgreen: della terza fonte.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Freelancer ha scritto:Non ne ho mai dubitato. Non le ho forse detto che è la parola usata nei glossari Windows per link?
Ne è proprio ben sicuro? ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

L’ho trovato anche in un foro:
Facendo click sul nesso nemmeno a me (e non so il motivo).
Nulla di strano.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Freelancer »

Marco1971 ha scritto:
Freelancer ha scritto:Non ne ho mai dubitato. Non le ho forse detto che è la parola usata nei glossari Windows per link?
Ne è proprio ben sicuro? ;)
E allora? Avevo scritto che poteva dire senz'altro collegamento ma non doveva pretendere che tutti la seguano. Infatti non la seguono. Mai lei non è neanche soddisfatto di usare collegamento e va a pescare nesso. Sono convinto che se frugando nel vocabolario della Crusca trovasse una parola ancora più vagamente imparentata con link di quanto non sia nesso, comincerebbe a usarla e cercherebbe di persuadere gli altri a usarla. Ma contento lei...
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Non ho nulla contro collegamento. Dicevo soltanto che se a qualcuno pare troppo lungo, invece di ricorrere al mostruoso link, si può adoperare nesso senza compromettere la comunicazione. E comunque nesso non sono andato a «pescarlo», è una parola esistente, i cui significati permettono una semplice estensione semantica in ambito tecnico.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Marco1971 »

Lo so, sono insistente, ma quando una cosa è sbagliata nel fondo (adottare un termine inutile) bisogna pur insistere. Ecco la voce link del DPD della Real Academia Española (sott. mia):
link. 1. Voz inglesa de uso frecuente hoy, en el lenguaje informático, con el sentido de ‘conexión que se establece entre dos elementos de un hipertexto’. Debe sustituirse por los términos españoles enlace o vínculo: «Las partes del texto que aparecen resaltadas en color, denominadas enlaces, permiten, al hacer clic sobre ellas, obtener más información» (VV. AA. Informática [Esp. 1998]); «También ofrece vínculos con otros recursos en torno a Cataluña en Internet» (Vanguardia [Esp.] 16.9.95).
In francese si dice lien (‘legame, nesso, vincolo’).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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