Termini informatici più o meno tecnici
Moderatore: Cruscanti
Termini informatici più o meno tecnici
Salve, sono uno studente di informatica e ho fatto una piccola raccolta di termini più o meno tecnici, usati più o meno spesso, in questo settore.
Ho deciso di inserirli tutti in un unico filone, ma se lo considerate conveniente possono essere scorporati per venire discussi separatamente.
Procedo all'elencazione dei forestierismi e dei rispettivi traducenti da me proposti:
codare: scrivere [codice], programmare
crasharsi (es: "il programma è andato in crash", "il programma è crashato"): bloccarsi, ...andare in tilt(?)
displayare (sic!): visualizzare
editare: modificare
erasare/deletare: eliminare
form (insieme di caselle di testo, menu a tendina ecc. da compilare in un sito): modulo
killare (es: "killa quel programma"): terminare
postare/sendare: sottoscrivere, inviare
reboottare: riavviare
resettare: azzerare (una variabile), riavviare (un computer)
settare: impostare
scannare/scansionare/scannerizzare: scandire
uppare/uploadare (operazione inversa di downloadare, cioè scaricare [da internet]): caricare [su internet]
zippare: comprimere
Termini più tecnici:
matchare (dall'inglese to match): corrispondere [ai criteri]
shiftare (operazione di shift di cifre binarie): scalare, traslare
splittare (dall'inglese to split): suddividere
switchare (dall'inglese to switch): scambiare, commutare
Ovviamente esistono molti altri forestierismi più affermati nella nostra lingua come host, file, server, chat eccetera i cui traducenti risulterebbero meno banali.
Qui mi sono soffermato su quei termini la cui traduzione è abbastanza immediata, perciò in mia opinione sarebbe meglio usare dei corrispettivi italiani al fine di evitare ambiguità (come nel caso di "editare") e orrori linguistici (come "displayare") inutilmente.
Saluti
Ho deciso di inserirli tutti in un unico filone, ma se lo considerate conveniente possono essere scorporati per venire discussi separatamente.
Procedo all'elencazione dei forestierismi e dei rispettivi traducenti da me proposti:
codare: scrivere [codice], programmare
crasharsi (es: "il programma è andato in crash", "il programma è crashato"): bloccarsi, ...andare in tilt(?)
displayare (sic!): visualizzare
editare: modificare
erasare/deletare: eliminare
form (insieme di caselle di testo, menu a tendina ecc. da compilare in un sito): modulo
killare (es: "killa quel programma"): terminare
postare/sendare: sottoscrivere, inviare
reboottare: riavviare
resettare: azzerare (una variabile), riavviare (un computer)
settare: impostare
scannare/scansionare/scannerizzare: scandire
uppare/uploadare (operazione inversa di downloadare, cioè scaricare [da internet]): caricare [su internet]
zippare: comprimere
Termini più tecnici:
matchare (dall'inglese to match): corrispondere [ai criteri]
shiftare (operazione di shift di cifre binarie): scalare, traslare
splittare (dall'inglese to split): suddividere
switchare (dall'inglese to switch): scambiare, commutare
Ovviamente esistono molti altri forestierismi più affermati nella nostra lingua come host, file, server, chat eccetera i cui traducenti risulterebbero meno banali.
Qui mi sono soffermato su quei termini la cui traduzione è abbastanza immediata, perciò in mia opinione sarebbe meglio usare dei corrispettivi italiani al fine di evitare ambiguità (come nel caso di "editare") e orrori linguistici (come "displayare") inutilmente.
Saluti
Benvenuto edoardo!
Le sue proposte mi paiono ottime (alcune sono già nell’uso). Mi lascia perplesso solo andare in tilt, perché contiene un forestierismo; non andrebbero bene incantarsi e impazzire?
Mi fa davvero piacere che ci siano degl’informatici che tengono alla lingua italiana.
Le sue proposte mi paiono ottime (alcune sono già nell’uso). Mi lascia perplesso solo andare in tilt, perché contiene un forestierismo; non andrebbero bene incantarsi e impazzire?
Mi fa davvero piacere che ci siano degl’informatici che tengono alla lingua italiana.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
No, ma non si tratta presumibilmente d’una scelta deliberata, e nessuno – nemmeno te – è al riparo da un influsso subliminale dell’inglese...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Almeno io ho scritto "niente di personale" e non "*niente personale" (nothing personal)Marco1971 ha scritto:nemmeno te
Coerentemente con le norme sintattiche dell'italiano moderno (importanti quanto la struttura fonomorfologica, se non di più) il calco di in my opinion avrebbe dovuto essere "nella mia opinione"...
E poi si sa che io non sono uno che tiene alla lingua italiana, sono solo un caustico guastafeste gattovolpesco... Non mi sono certo mai proposto come modello
Non necessariamente: si dice anche in mia mano, in mio possesso, in mia compagnia, in mio onore, ecc.Bue ha scritto:Coerentemente con le norme sintattiche dell'italiano moderno [...] il calco di in my opinion avrebbe dovuto essere "nella mia opinione"...
Ultima modifica di Marco1971 in data sab, 08 set 2007 19:17, modificato 1 volta in totale.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Freelancer
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- Iscritto in data: lun, 11 apr 2005 4:37
Re: Termini informatici più o meno tecnici
Non sono sicuro se questo intervento sia uno scherzo, ma volendo stare al gioco, occorrerebbe esaminare i termini uno per uno (ce n'è uno da salvare).edoardo ha scritto:Salve, sono uno studente di informatica e ho fatto una piccola raccolta di termini più o meno tecnici, usati più o meno spesso, in questo settore.
Fermando l'attenzione per il momento solo su displayare, se c'è veramete chi parla così, si tratta di persone forse ormai irrecuperabili per la lingua italiana, che vanno lasciate nel loro mondo informatico fatto tutto di inglese e calchi; c'è solo da sperare che imparino a scrivere i programmi bene, in modo che i corrispondenti servizi non s'incantino.
Purtroppo, Roberto, c’è veramente chi parla cosí, e l’intervento di edoardo non ha nulla di scherzoso... Guardi qui...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Ma dire "in mia teoria", "in mia testa", "in mio spirito", "in mia anima", "in miei sogni", "in mie idee", "in mio libro", "in mia lezione", "in mia interpretazione", "in mio pensiero" è errato, in italiano moderno.Marco1971 ha scritto: Non necessariamente: si dice anche in mia mano, in mio possesso, in mia compagnia, in mio onore, ecc.
Let's not climb ourselves on the mirrors, please.
Re: Termini informatici più o meno tecnici
Certo che c'è chi parla così... Io ho sentito con le mie orecchie un professore di fisica ultracinquantenne, direttore di sezione dell'istituto di fisica nucleare, usare più volte durante le riunioni il verbo "bildare" (da to build), che mi ha fatto saltare sulla sedia ogni volta (ma poi, come sa bene Marco, ci si abitua e il bizzarro non suona più tale...).Freelancer ha scritto: se c'è veramete chi parla così
Io personalmente uso tranquillamente "debuggare/debaggare" con la stessa naturalezza di "sbacare", come anche "resettare" e altri verbi elencati sopra, ma è ovvio che li uso solo all'interno di un circolo ristretto, e non li userei mai in un documento che da tale circolo dovesse uscire.
Ultima modifica di Bue in data sab, 08 set 2007 21:05, modificato 1 volta in totale.
E chi ha detto il contrario? *In mia opinione non sarebbe, poi, un vero e proprio calco, ma un inconscio influsso della locuzione inglese in my opinion. Ma ci stiamo allontanando dall’argomento di questo filone, caro il mio signor digressore.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Re: Termini informatici più o meno tecnici
La mia voleva essere una po' una provocazione. Lo so che c'è chi parla così, si può quasi dire che sia inevitabile quando si è immersi in una lingua settoriale e non si hanno gli strumenti linguistici necessari per contrastarne l'influsso.Bue ha scritto:Certo che c'è chi parla così…Freelancer ha scritto: se c'è veramete chi parla così
Mi ricordo che il mio professore di campi elettromagnetici, parlando di una delle soluzioni delle equazioni di Maxwell (the trivial solution) non diceva la soluzione banale bensì la soluzione triviale.
(Questo, circa 25 anni fa.)
Il professore di microonde, parlando dei reticoli cristallini delle ferriti, diceva il lattice.
Il professore di radiotecnica, parlando del bleeder resistor, ossia il resistore zavorra (di regolazione di un alimentatore) lo chiamava sanguinatore.
E così via. (Però vedo in rete che adesso si è diffuso resistore bleeder. Qual è la soluzione peggiore [o migliore?].)
L'ombra dell'inglese è lunga nel passato.
Lei è anche un poeta.Freelancer ha scritto:L'ombra dell'inglese è lunga nel passato.
Il bleeder resistor non sarebbe il resistore di limitazione di corrente, che è nel GRADIT? (Non me ne intendo, è solo una domanda.) Ovviamente troppo lungo per far concorrenza all’anglicismo.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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No quello è più generico, è un current-limiting resistor. Dato che l'inglese non ha una carica metaforica, lo si traduce senz'altro. Un circuito sanguinatore farebbe un ben altro effetto.Marco1971 ha scritto:Lei è anche un poeta.Freelancer ha scritto:L'ombra dell'inglese è lunga nel passato.
Il bleeder resistor non sarebbe il resistore di limitazione di corrente, che è nel GRADIT? (Non me ne intendo, è solo una domanda.) Ovviamente troppo lungo per far concorrenza all’anglicismo.
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