"Continuity"

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Moderatore: Cruscanti

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Carnby
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Intervento di Carnby »

Ho appena scovato un inutile anglicismo usato nei mass-media (mezzi di comunicazione):
http://it.wikipedia.org/wiki/Continuity
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Forse è la procacity della Y a far «pensare miserabilmente» la gente, come dice Ladim? E allora si scriva contynuytà! :mrgreen:
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Bue
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Intervento di Bue »

Marco1971 ha scritto:Forse è la procacity della Y a far «pensare miserabilmente» la gente, come dice Ladim?
Niente sarà peggio della già denunciata Carta Fidaty dei supermercati Esselunga... :roll: :roll: :roll:
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Federico
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Intervento di Federico »

Sembra essere solo un termine gergale del settore dei fumetti.
methao_donor
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Intervento di methao_donor »

Non solo fumetti. Si può applicare a qualsiasi opera "a capitoli".
Il sonno della ragione genera mostri.
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Federico
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Intervento di Federico »

Non vedo la necessità dei capitoli: si può applicare a qualunque trama, mi pare.
Ma evidentemente mi sono espresso male: intendevo solo dire che in italiano questo termine sembra essere usato solo in ambito fumettistico, come si ammette nell'incipit della voce: e nemmeno da tutti, perché dalla cronologia si vede che l'autore è un esperto di fumetti, ma un altro del settore in seguito si dichiara perplesso.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Ecco un caso, segnalatomi da Arianna, in cui s’è fatto a meno della sessissima Y: comorbidità (dal volume VIII del GRADIT):

comorbidità [1989; der. di morbidità con ¹co-, cfr. ingl. comorbidity] TS med., coesistenza, nello stesso soggetto[,] di due o piú patologie diverse: c. di asma e rinite / TS psic., comparsa simultanea di due o piú malattie, ad es. schizofrenia e abuso di farmaci o dipendenza da stupefacenti, o depressione e dipendenza da alcol, che può essere o non essere correlata a una comune eziologia.

Forse una certa «serietà» permane, in certi casi, nell’àmbito della medicina.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Federico
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Intervento di Federico »

In che senso sarebbe un derivato di morbidità? In italiano morbido non significa associato alla malattia, mi sembra, perciò non sarebbe stato meglio comorbosità, o al massimo comorbità?
Per carità, niente di male negli adattamenti e nei calchi semantici, specie quando l'origine delle parole è comune, però abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno.
Bue
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Intervento di Bue »

Ma in questi lidi poco importa che si usi morbido come traducente di morbid: e` fonomorfologicamente corretto!
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Infatti in questo caso è del tutto indolore, anche semanticamente, visto che risale al latino morbidus ‘ammalato, indisposto’. Non si deve certo incoraggiare questo tipo di derivati dall’inglese, ma non intaccano le strutture fondamentali, e pertanto tollero comorbidità.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Federico
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Intervento di Federico »

Marco1971 ha scritto:Non si deve certo incoraggiare questo tipo di derivati dall’inglese, ma non intaccano le strutture fondamentali, e pertanto tollero comorbidità.
Eppure basterebbe togliere due lettere per rendere la parola piú comprensibile e coerente.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Io non mi accanisco contro queste cosucce. C’è ben altro a cui pensare che alla terminologia della medicina e della psicologia.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Freelancer
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Intervento di Freelancer »

Bue ha scritto:Ma in questi lidi poco importa che si usi morbido come traducente di morbid: e` fonomorfologicamente corretto!
:wink:
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Freelancer
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Intervento di Freelancer »

Marco1971 ha scritto:Infatti in questo caso è del tutto indolore, anche semanticamente, visto che risale al latino morbidus ‘ammalato, indisposto’. Non si deve certo incoraggiare questo tipo di derivati dall’inglese, ma non intaccano le strutture fondamentali, e pertanto tollero comorbidità.
Ma morbido si è staccato dall'accezione semantica originaria del latino. Come è successo a digitale. Allora perché scagliarsi contro ques'ultimo nella sua riacquisita accezione semantica? Questo doppiopesismo mi risulta incomprensibile.
:wink:
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Digitalis significa ‘delle dimensioni di un dito’, non ‘numerico’ o ‘cifrale’, come in inglese. Occorrono precisazioni?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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