Devo dire la verità, caro Bubu: codesta posizione mi sembra etico-esteticamente molto piú impegnativa dell’impostazione asetticamente «puristica» di cui sopra.bubu7 ha scritto:Questa è l’impostazione puristica (detto stavolta senz’alcuna sfumatura negativa). L’altra impostazione, adottata dai dizionari […] sarebbe quella di rendere edotti, coloro che non conoscono il termine, della giusta grafia e pronuncia da usare se vogliono passare inosservati (come scrittori e locutori) nell’ambiente in cui s’usa il termine.Infarinato ha scritto:Sí, ma un dizionario non dovrebbe registrare i lemmi solo a beneficio di chi già li conosce, ma forse soprattutto per coloro che non li conoscono e fanno invece affidamento alle regole canoniche della nostra ortografia (…certo, c’è la trascrizione fonetica, ma quanti sono davvero in grado di decifrarla o si prendono la briga di controllarla?).

Ma ripeto: non si tratta nemmeno di asettico purismo qui, bensí di coerenza con la natura stessa di un’opera lessicografica, in cui intrinseche esigenze di classificazione e razionalizzazione impongono di operare determinate scelte grafiche, tipografiche, tassonomiche.
Va bene (soprattutto in un dizionario dell’uso) riportare varianti grafiche anche in aperto contrasto con le piú basilari norme ortografiche [attualmente] in vigore, anzi lo si dovrà fare. Ma coerenza col sistema ortografico in cui sono trascritte tutte le altre voci del dizionario vorrebbe la lemmatizzazione della variante grafica «normalizzata», anche se meno frequente o addirittura non attestata. Altra cosa è, per esempio, un’edizione filologico-diplomatica d’un testo antico (…e anche lí non sempre si possono trovare/ricostruire univocamente tutt’i dettagli del manoscritto originale).
Per non citare sempre il solito Oxford English Dictionary, prendiamo ad esempio il TLIO, che certo si rivolge a un pubblico piú ristretto e mediamente piú «competente», e a cui non si può davvero rimproverare una mancanza di accuratezza filologica. Si leggano in particolare i criteri cui soggiace la scelta della forma dell’entrata lessicale (§4.1.2), da cui cito (enfasi mia):
Ciò basti.Pietro G. Beltrami ha scritto:È possibile porre come entrata una forma non attestata, quando ciò serva a mantenere coerente una serie: per es. ARRESTA s.f. (unica forma attestata aresta, ma cfr. ARRESTARE v. ecc.).
