Cento + otto
Moderatore: Cruscanti
Cento + otto
Ho compilato un assegno di centoeotto euro. L'impiegata della banca lo ha guardato con un po' di incertezza e ha consultato un superiore prima di accettarlo. Mi ha spiegato che lei ricorda di aver letto, e avrebbe scritto, centotto o centootto, ma non centoeotto. Disco verde dal funzionario interpellato, naturalmente (quando mai si rinuncia a una operazione o si scontenta un correntista?). Ma mi chiedo: è davvero un uso così aberrante? Oppure ho incontrato l'unica persona che lavori in banca laureata in filologia italiana?
Non considererei centoeotto una grafia aberrante, ma inusitata. Scrive il Gabrielli (dizionario bivolume, voce cento):
Accompagnato da altro numero, si fonde con questo formando una parola composta: centodue, centotré, centodieci, centoventi; seguito da un numero cominciante con vocale, può fondere la sua vocale con quella iniziale che segue: centuno (per centouno), centotto (per centootto), centundici (per centoundici), e sim.; ma è poco usato.
E Serianni (VI.16.b e 17):
Con cento seguito da una decina o da un’unità l’elisione è poco comune con uno, otto e undici (centouno, centootto, centoundici, piú spesso che centuno, ecc.), ma è frequente con ottanta (centottanta o centoottanta).
17. Nei numerali composti con cento e mille, i due numeri possono essere separati mediante la congiunzione e: «quei cento e cinquant’anni della sua libertà comunale» (Malaparte), «al prezzo di cento e ottantamila lire» (C. Levi; [...]); «le Mille e una notte».
Come si vede, con e la grafia è staccata. Nulla di male nell’univerbazione, ma perché introdurre una lettera in piú, e non attenersi alla grafia tradizionale? E si rischierebbe di cadere in errore coi numerali inizianti per consonante, perché ‘e’ cogemina (;)): centoettré, centoevventi, centoeccinquanta, ecc.
Accompagnato da altro numero, si fonde con questo formando una parola composta: centodue, centotré, centodieci, centoventi; seguito da un numero cominciante con vocale, può fondere la sua vocale con quella iniziale che segue: centuno (per centouno), centotto (per centootto), centundici (per centoundici), e sim.; ma è poco usato.
E Serianni (VI.16.b e 17):
Con cento seguito da una decina o da un’unità l’elisione è poco comune con uno, otto e undici (centouno, centootto, centoundici, piú spesso che centuno, ecc.), ma è frequente con ottanta (centottanta o centoottanta).
17. Nei numerali composti con cento e mille, i due numeri possono essere separati mediante la congiunzione e: «quei cento e cinquant’anni della sua libertà comunale» (Malaparte), «al prezzo di cento e ottantamila lire» (C. Levi; [...]); «le Mille e una notte».
Come si vede, con e la grafia è staccata. Nulla di male nell’univerbazione, ma perché introdurre una lettera in piú, e non attenersi alla grafia tradizionale? E si rischierebbe di cadere in errore coi numerali inizianti per consonante, perché ‘e’ cogemina (;)): centoettré, centoevventi, centoeccinquanta, ecc.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Prego, caro Carlo. 
Visto che siamo in tema, colgo l’occasione per ricordare che nell’uso toscano è comune troncare cento in cen- quando segue un numero non accentato sulla prima sillaba: cencinquànta, cennovànta (ma non *cenvénti, *centré).

Visto che siamo in tema, colgo l’occasione per ricordare che nell’uso toscano è comune troncare cento in cen- quando segue un numero non accentato sulla prima sillaba: cencinquànta, cennovànta (ma non *cenvénti, *centré).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Sí, e inoltre c’è anche chi crede, erroneamente, che sulle maiuscole non si debba segnare l’accento...CarloB ha scritto:Forse gli accenti si notano di meno o sono considerati meno importanti, mentre la vocale in più colpiva l'attenzione.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Black Mamba
- Interventi: 95
- Iscritto in data: sab, 13 ott 2007 19:41
contro + obiezione
Non so se il mio quesito sia in tema, ma evito di aprire un nuovo filone e lo inserisco qui.
Si scrive "controbiezione" o "controbbiezione"?
Nel formare la parola composta, le due "o" si fondono (ad esempio come nel caso di "contrordine")?
È previsto il raddoppiamento della consonante "b" (nella scrittura e/o nella pronuncia)?
Oppure, più semplicemente, l'univerbazione non s'ha da fare?
Attendo lumi.
Grazie.
Si scrive "controbiezione" o "controbbiezione"?
Nel formare la parola composta, le due "o" si fondono (ad esempio come nel caso di "contrordine")?
È previsto il raddoppiamento della consonante "b" (nella scrittura e/o nella pronuncia)?
Oppure, più semplicemente, l'univerbazione non s'ha da fare?
Attendo lumi.
Grazie.
Si può scrivere in tutti e due i modi: controbiezione sarebbe piú rispettoso dell’etimologia; controbbiezione seguirebbe la fonotassi dell’italiano piú genuino. (Si pensi anche a una parola come controffensiva.)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
-
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- Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25
Che strano: il DOP non attesta controbiezione né controbbiezione.
Per "lui", forse, è corretta solo la grafia non univerbata: contro obiezione
Anche il De Mauro in rete, il DISC in rete e il Gabrielli in linea non attestano i termini univerbati.
Per "lui", forse, è corretta solo la grafia non univerbata: contro obiezione
Anche il De Mauro in rete, il DISC in rete e il Gabrielli in linea non attestano i termini univerbati.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
- Black Mamba
- Interventi: 95
- Iscritto in data: sab, 13 ott 2007 19:41
Già, infatti pensavo di seguire l'esempio di "contrordine" che, come "controffensiva", mi sembra appropriato (e scrivere quindi "controbiezione").Marco 1971 ha scritto:(Si pensi anche a una parola come controffensiva.)
Anche a me è venuto il dubbio che i due elementi dovessero restare separati. Se così fosse, "contro" dovrebbe essere preposizione (con valore avversativo) e non prefisso. Giusto?Fausto Raso ha scritto: Per "lui", forse, è corretta solo la grafia non univerbata: contro obiezione
Ma che paure avete? Scrivendo le parole come si pronunciano (in pronuncia normale) non si commettono errori!
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Infarinato
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No.Black Mamba ha scritto:Anche a me è venuto il dubbio che i due elementi dovessero restare separati. Se così fosse, "contro" dovrebbe essere preposizione (con valore avversativo) e non prefisso. Giusto?Fausto Raso ha scritto:Per "lui", forse, è corretta solo la grafia non univerbata: contro obiezione


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