«Sozzo»
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«Sozzo»
Mi stupisco che il DOP non riporti, come variante, la pronuncia /'sodzdzo/ (come pronuncio io), che sarebbe etimologicamente piú esatta se, come ci dice il DELI, tal voce deriva da un non attestato *sucidu(m) (come abbiamo /'prandzo/ e non /'prantso/ dal latino prandiu(m)). È tanto piú incomprensibile in quanto nell’undicesima edizione dello Zingarelli, lo stesso Piero Fiorelli le riporta entrambe.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Ma il fatto è che il DOP menziona, dopo /'skOrtsa/, anche /'skOrdza/ (che non avrebbe giustificazione etimologica) e non /'sodzdzo/ (che la giustificazione ce l’avrebbe).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Re: «Sozzo»
Non è proprio la stessa cosa, Marco: prandiu(m) dà regolarmente (in italiano) ['pr6n:dIU~ > 'pran:djo > 'pran:dzo], mentre sozzo, che non mi pare possa essere esito genuinamente fiorentino di sucidu(m), passa probabilmente attraverso il provenzale sotz /'sots/, che ne è invece esito regolare…Marco1971 ha scritto:Mi stupisco che il DOP non riporti, come variante, la pronuncia /'sodzdzo/ (come pronuncio io), che sarebbe etimologicamente piú esatta se, come ci dice il DELI, tal voce deriva da un non attestato *sucidu(m) (come abbiamo /'prandzo/ e non /'prantso/ dal latino prandiu(m))…
Sí, va bene, ma siccome è pronuncia fiorentina, al pari di /'skOrdza/, non vedo perché il Fiorelli l’abbia messa nello Zingarelli undicesima e non nel DOP.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
A proposito dell’etimologia, cito dalla Grammatica storica della lingua italiana di Arrigo Castellani (pp. 144-145):
Ora mi – e vi – domando: che suono rappresenta, in genovese, il grafema z?D’origine italiana settentrionale è con ogni verosimiglianza anche sozzo. Di solito questa parola vien riferita all’occitanico sotz (ma già il Bezzola, p. 256, si chiedeva: «Chi sa se sozzo non viene però dai dialetti settentrionali?»). Il Wartburg, nell’articolo del FEW dedicato a SŪCIDUS/SUCCIDUS (nota 2) osserva che il tipo ‘sotz’ è talmente raro in provenzale antico da far escludere decisamente che il vocabolo italiano sia stato preso a prestito da quella lingua. «La forma sozzo – egli aggiunge – si giustifica pienamente attraverso l’evoluzione fonetica propria dei parlari italiani settentrionali». Si può avere qualche dubbio a questo proposito: la base che meglio conviene alle forme italiane settentrionali, come pure a quelle d’Oltralpe, è il *SUCCEUS postulato da Clemente Merlo (cfr. Faré, 8414); altrimenti – movendo da SUCCIDUS – riesce difficile spiegare perché la vocale della penultima sillaba sia dovunque scomparsa senza lasciar traccia. Ma non ci sono dubbi sul fatto che alle magre testimonianze occitaniche antiche (ensotzar in Provenza [secondo il solo Petit dict. prov.-fr. del Levy, quindi senza ess.], soz e ensotzezir nel Béarn, cfr. FEW, p. 387a se ne oppongono di molto piú numerose e uniformemente distribuite nei testi medievali di Genova, Pavia, Milano, Verona, Bologna (rinvii in FEW, p. 387b). La piú antica di tali testimonianze è nel celebre Contrasto di Rambaldo di Vaqueiras (anteriore all’aprile 1194): sozo, mozo, escalvao, dice la giovane genovese al suo corteggiatore provenzale; e Rambaldo, mi sembra, avrà scelto impropèri tipici della parlata della donna piuttosto che comuni al genovese e al provenzale.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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L’edizioni dello Zingarelli curate [per quanto riguarda l’ortoepia] dal Fiorelli sono note (lo sottolinea anche il Canepàri nel suo DiPI) per riportare molte varianti puramente toscane… Ma non credo che qui c’entri nemmeno quello: come ci segnala lo stesso Canepàri nel DiPI, la pronuncia /'skOrdza/, seppur non etimologica (e non dei primi secoli della nostra lingua, come ci testimoniano Dante, Petrarca &c.: cfr. DOP), era proprio quella «tradizionale», e il DOP deve averla «declassata» di recente…Marco1971 ha scritto:Sí, va bene, ma siccome è pronuncia fiorentina, al pari di /'skOrdza/, non vedo perché il Fiorelli l’abbia messa nello Zingarelli undicesima e non nel DOP.
Oggi, comunemente, /z/ (…anche se in alcune trascrizioni vale proprio /ts/): all’epoca, probabilmente /ts/ e/o /dz/.Marco1971 ha scritto:Ora mi – e vi – domando: che suono rappresenta, in genovese, il grafema z?
Comunque, in Dante sozzo rima —mi pare— sempre e soltanto con parole con z sorda [etimologica]: mozzo, bozza, cozzi. Che sozzo sia derivazione galloitalica anziché galloromanza cambia poco [ai fini della nostra discussione]…
A me importava proprio perché se quella zeta è/era una esse sonora, si spiegherebbe la pronuncia sonora in sozzo. O c’è un errore di ragionamento? A meno che sia pronuncia analogica rifatta su rozzo e sim.?Infarinato ha scritto:Che sozzo sia derivazione galloitalica anziché galloromanza cambia poco [ai fini della nostra discussione]…
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Dimenticavo, riguardo alla rima (cito dall’Elwert, Versificazione italiana dalle origini ai giorni nostri, Firenze, Le Monnier, 1991, § 50):
Dà proprio sozzo colla sonora!Si noti però che la rima è considerata perfetta anche nei casi in cui e ed o aperta rimano con e ed o chiusa, ovvero s e z sorda con s e z sonora. Esempi:
allòri : còri : ardóri (GL I, 2)
cèssa : opprèssa : éssa (GL I, 6)
rispóse : còse : spòśe (Purg. XXIX, 56-58-60)
Tagliacòzzo : mózzo : sóżżo (Inf. XXVIII, 17-19-21)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Diciamo piuttosto che è rima italiana, che, com’è noto, al contrario di quella provenzale, non è perfetta: il perché di questo è da ricercarsi nel modello siciliano, come ben spiega il Castellani nella sua Grammatica storica…Marco1971 ha scritto:Dimenticavo, riguardo alla rima (cito dall’Elwert, Versificazione italiana dalle origini ai giorni nostri, Firenze, Le Monnier, 1991, § 50):Si noti però che la rima è considerata perfetta…
Sí, bisogna vedere se lo dà con cognizione causa…Marco1971 ha scritto:Dà proprio sozzo colla sonora!
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Sí, ma esito regolare di -cce- sarebbe [anche in galloitalico/galloromanzo] appunto /-ts-/ (poi /-s-/), non /-dz-/: cfr. e.g. fr. place, it. piazza appetto di moyen, mezz(an)o…Marco1971 ha scritto:A me importava proprio perché se quella zeta è/era una esse sonora, si spiegherebbe la pronuncia sonora in sozzo…Infarinato ha scritto:Che sozzo sia derivazione galloitalica anziché galloromanza cambia poco [ai fini della nostra discussione]…
In conclusione: come possiamo ragionevolmente spiegare l’esistenza della pronuncia /'sodzdzo/ (che mi costerebbe dover abbandonare )?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Gugolando ho trovato questo (anche se non so quanto sia attendibile... ).
L’aggettivo sozzo viene da sudicio e non da sucido come vorrebbe il Diez colla caduta del d; perché da sucio verrebbe sozzo collo z forte, e invece è debole.
La pronunzia in genere è una buona regola per argomentare la derivazione d’una parola. In dozzina, per esempio, dobbiamo notare che gli z sono deboli. Questa parola viene da dodicina donde dodcina e qui ha avuto luogo una assimilazione progressiva molto interessante; per la quale il d ha comunicato al gruppo zz la propria debolezza; se invece, supponiamo, si avesse [sic] avuto dotcina il gruppo zz sarebbe stato forte.
L’aggettivo sozzo viene da sudicio e non da sucido come vorrebbe il Diez colla caduta del d; perché da sucio verrebbe sozzo collo z forte, e invece è debole.
La pronunzia in genere è una buona regola per argomentare la derivazione d’una parola. In dozzina, per esempio, dobbiamo notare che gli z sono deboli. Questa parola viene da dodicina donde dodcina e qui ha avuto luogo una assimilazione progressiva molto interessante; per la quale il d ha comunicato al gruppo zz la propria debolezza; se invece, supponiamo, si avesse [sic] avuto dotcina il gruppo zz sarebbe stato forte.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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E perché mai dovresti farlo?Marco1971 ha scritto:In conclusione: come possiamo ragionevolmente spiegare l’esistenza della pronuncia /'sodzdzo/ (che mi costerebbe dover abbandonare )?
Innanzitutto, prendo atto (da quanto scrivono l’Elwert e il Pianigiani [in linea]) che /'sodzdzo/ dev’essere stata [almeno] in un certo momento storico la pronuncia raccomandata.
Ciò che rimane da capire è se sia anche la pronuncia etimologica (del che dubito per le ragioni addotte sopra, e perché il DOP non la riporta… anche se, a dire il vero, il DOP non riporta nemmeno la variante [antica] /'lEzo/ di leso /'lezo/, che pure è la pronuncia etimologica e —se non ricordo male— l’unica riportata dal Fanfani nel suo Vocabolario della pronunzia toscana del 1863) o se sia comunque antica.
Quanto alle ragioni [se non lo fosse], possono essere molteplici: l’analogia, come hai già detto te, ma anche semplicemente un vezzo, una moda che a un certo punto ha preso piede…
Piú che inattendibile, forse superato: le note del Flechia sono del 1872–73.Marco1971 ha scritto:Gugolando ho trovato questo (anche se non so quanto sia attendibile... )..
Ma dozzina non viene dal francese douzaine?In dozzina, per esempio, dobbiamo notare che gli z sono deboli. Questa parola viene da dodicina donde dodcina…
Sí, cosí infatti dicono DELI, Battaglia, GRADIT... Non ero conscio della data di quanto ho riportato... Grazie dei tuoi inestimabili lumi.Infarinato ha scritto:Ma dozzina non viene dal francese douzaine?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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