Caro Fausto, quello che ho scritto è testimoniato da una fonte del diritto (art. 600 c.p.p., V. sopra).Fausto Raso ha scritto:Dirò una sciocchezza, comunque...
Ho sempre sentito: "L'imputato è stato condannato alla pena capitale e la sentenza è stata eseguita all'alba".
Chiedo scusa, ha ragione. Ho commesso un errore grossolano: il verbo «comminare», infatti, ci è venuto dal latino comminari che vuol dire alla lettera ‘minacciare insieme’ composto com’è di un prefisso cum, ‘con’, indicante generalità di effetto, di azione, e minari, ‘minacciare’. Perciò «comminare una pena» significa minacciarla collettivamente, prescriverla genericamente per tutti coloro che si rendessero colpevoli di quel determinato reato. Chi può comminare una pena, cioè minacciarla, stabilirla, non può essere perciò che la legge. [V. Aldo Gabrielli, Il Museo degli Errori, Oscar Mondadori n. 728, Milano 1977.]Fausto Raso ha scritto:Voglia perdonarmi, gentile Gianluca, la legge commina, non il giudice.
La pena viene inflitta!
A tal proposito, l'art. 20 del c.p. afferma (sotto la rubrica Pene principali e accessorie): – Le pene principali sono inflitte dal giudice con sentenza di condanna; [...]"
Usando un linguaggio strettamente giuridico: il giudice applica la pena.
P.S. Caro Prof. Marco mi ha preceduto... Stavo correggendo il messaggio. Ma allora írrogo o irrògo?
