«Cascare dal pero»
Moderatore: Cruscanti
«Cascare dal pero»
Tutti i dizionari riportano la locuzione fare pero, che non non ricordo di aver mai sentito né letto in vita mia, ma non trovo cascare dal pero (o cadere; anche dal melo, leggo – ma non sento mai –), che pure mi sembra molto piú comune, anche se non quanto cadere dalle nuvole, che comunque i dizionari non mi sembrano definire sempre in modo soddisfacente, dal momento che molti parlano di sbigottimento, che non mi sembra molto appropriato, mentre il Treccani come al solito è impeccabile: «mostrare grande sorpresa, spec. per cosa di cui non si sapeva assolutamente nulla».
Ho trovato questo nel Dizionario dei modi di dire della lingua italiana di B. M. Quartu (Milano, Rizzoli, 1993):
cascare dal pero Dover prendere atto, in genere dolorosamente, di una data realtà. Anche essere costretti a cambiar vita, peggiorandone il tenore, a causa di un rovescio economico e simili. Oppure essere costretti ad abbandonare un atteggiamento di superiorità, di snobismo, di altezzosità.
cascare dal pero Dover prendere atto, in genere dolorosamente, di una data realtà. Anche essere costretti a cambiar vita, peggiorandone il tenore, a causa di un rovescio economico e simili. Oppure essere costretti ad abbandonare un atteggiamento di superiorità, di snobismo, di altezzosità.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Ho sentito poche volte questa espressione. Ma sempre a significare "essere sorpresi, scoprire una situazione non prevista e/o non immaginata". Questo collima con il testo citato da Marco, ma solo in parte. Mi pareva che chi parlava non alludesse a un declassamento, un peggioramento delle condizioni di vita, ma semplicemente a una sorpresa.
E questo sarebbe il primo significato citato (su tre). È anche molto probabile che l’espressione abbia diverse sfumature secondo le zone in cui viene usata.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Anch'io non l'ho sentita usare in modo tale da giustificare quell'inciso «in genere dolorosamente»: chi casca dal pero lo fa spesso per piccole cose stupide, e fa magari una figuraccia perché mostra di non sapere qualcosa che ci si aspettava sapesse, ma in genere niente di particolarmente grave; altrimenti non si userebbe un'espressione come questa, leggera e scherzosa.
Questa è probabilmente la spiegazione.Marco1971 ha scritto:È anche molto probabile che l’espressione abbia diverse sfumature secondo le zone in cui viene usata.
Non so se cascare dal pero sia collegata a scendere dal pero, che significa "aprire gli occhi sulla realtà", e che io ho sempre pensato derivata dalla novella del Decameron in cui due amanti convincono il marito di lei a salire su un pero "incantato" che permette di vedere scene erotiche "inesistenti".
Boccaccio ha scritto:- Ahi rea femina, che è quel che tu fai? E tu Pirro, di cui io più mi fidava? - e così dicendo cominciò a scendere del pero.
Ultima modifica di Bue in data ven, 27 giu 2008 11:12, modificato 1 volta in totale.
- Black Mamba
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- Iscritto in data: sab, 13 ott 2007 19:41
Forse sbaglio, ma direi che è piú comune cascare dalle nuvole.
In effetti, non so perché il pero (e la pera: Al contadin non far sapere com’è buono il cacio colle pere) ricorra cosí spesso in espressioni e proverbi.
Sarà stato l’albero dei poveri?
In effetti, non so perché il pero (e la pera: Al contadin non far sapere com’è buono il cacio colle pere) ricorra cosí spesso in espressioni e proverbi.
Sarà stato l’albero dei poveri?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Black Mamba
- Interventi: 95
- Iscritto in data: sab, 13 ott 2007 19:41
Non credo lei si sbagli.
In effetti la maggior parte dei dizionari riporta cascare dalle nuvole.
Treccani e De Mauro in linea riportano entrambe le versioni. Garzanti Linguistica solo cascare dalle nuvole e DISC in linea solo cadere dalle nuvole.
Tornando ai peri e alle pere, il De Mauro in linea riporta anche la locuzione cascare come una pera (o addirittura come una pera cotta).
In effetti la maggior parte dei dizionari riporta cascare dalle nuvole.
Treccani e De Mauro in linea riportano entrambe le versioni. Garzanti Linguistica solo cascare dalle nuvole e DISC in linea solo cadere dalle nuvole.
Tornando ai peri e alle pere, il De Mauro in linea riporta anche la locuzione cascare come una pera (o addirittura come una pera cotta).
Hoc unum scio, me nihil scire.
Caro Marco, e se in questo caso la fiorentinità le facesse velo?
A nord della Linea Gotica cadere dalle nuvole , stando alla mia esperienza, anche di parlante, ho l'impressione che ricorra con frequenza molto maggiore che non cascare dalle nuvole. E in generale cadere è preferito a cascare, nell'italiano dei settentrionali; quanti tra loro direbbero o scriverebbero: è cascato dal settimo piano? Credo ben pochi.

Il Battaglia registra solo cascare dalle nuvole: sotto nuvola rimanda a cascare, dove c’è una discreta esemplificazione d’autore: Settembrini, Collodi, Verga, Pirandello, Gadda.
Tuttavia nella LIZ[a], cercando la sequenza dalle nuvole, s’incontrano un certo numero di occorrenze del verbo cadere (a naso direi 1/3 cadere e 2/3 cascare). E si trova alternato a cascare anche presso un medesimo autore.
Il verbo cascare, comunque, non è ristretto alla sola Toscana, è ampiamente usato nel Centro e nel Mezzogiorno. Ecco quel che ne dice il Treccani:
Lo stesso che cadere, ma più familiare e più espressivo, e perciò usato spec. in alcune locuz. e modi fig. o proverbiali.
Possiamo quindi considerarlo tranquillamente panitaliano (pane italiano
).
Tuttavia nella LIZ[a], cercando la sequenza dalle nuvole, s’incontrano un certo numero di occorrenze del verbo cadere (a naso direi 1/3 cadere e 2/3 cascare). E si trova alternato a cascare anche presso un medesimo autore.
Il verbo cascare, comunque, non è ristretto alla sola Toscana, è ampiamente usato nel Centro e nel Mezzogiorno. Ecco quel che ne dice il Treccani:
Lo stesso che cadere, ma più familiare e più espressivo, e perciò usato spec. in alcune locuz. e modi fig. o proverbiali.
Possiamo quindi considerarlo tranquillamente panitaliano (pane italiano

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Concordo, nel nord(e) si cade dalle nuvole e non si casca.CarloB ha scritto:Caro Marco, e se in questo caso la fiorentinità le facesse velo?A nord della Linea Gotica cadere dalle nuvole , stando alla mia esperienza, anche di parlante, ho l'impressione che ricorra con frequenza molto maggiore che non cascare dalle nuvole. E in generale cadere è preferito a cascare, nell'italiano dei settentrionali; quanti tra loro direbbero o scriverebbero: è cascato dal settimo piano? Credo ben pochi.
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