«Optimizing»

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Federico
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«Optimizing»

Intervento di Federico »

Tonino Perna (1998) mi ha fatto impazzire; questa però è l'ultima segnalazione (mi sono riservato solo il «meglio», ovviamente).
Parlando di mercificazione e di ricostruzione del «primato delle relazioni sociali», e dell'insufficienza della teoria economica classica:
Abbiamo già visto come le analisi optimizing siano messe in discussione, o come l'approccio marginalista sia privo di senso in una realtà dove la «regina di tutte le merci» – la moneta – produce una domanda che va nella direzione opposta a quella prescritta dalla teoria della «utilità marginale decrescente». Altri parametri bisognerebbe individuare [...].
Ho diverse ipotesi sul significato di questa parola, ma sono molto poco...
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Infarinato
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Re: «Optimizing»

Intervento di Infarinato »

Federico ha scritto:
Abbiamo già visto come le analisi optimizing siano messe in discussione…
Ho diverse ipotesi sul significato di questa parola, ma sono molto poco...
Immagino che un banalissimo [di] ottimizzazione non faccia alla bisogna… :roll:
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Federico
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Re: «Optimizing»

Intervento di Federico »

Infarinato ha scritto:Immagino che un banalissimo [di] ottimizzazione non faccia alla bisogna… :roll:
Come per delinking, tradurre è relativamente semplice, ma capire che cosa intendesse dire Perna è tutt'altro discorso.
Forse voleva riferirsi alle analisi che propongono una riforma del capitalismo (riformiste, appunto), o a alle teorie della mano invisibile che ottimizza inesorabilmente. :roll:
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Incarcato
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Intervento di Incarcato »

Magari se ci fornisce un estratto piú ampio potremmo avere qualche nuova idea... :wink:
I' ho tanti vocabuli nella mia lingua materna, ch'io m'ho piú tosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole colle quali io possa bene esprimere il concetto della mente mia.
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Federico
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Intervento di Federico »

La ringrazio per l'interesse. Un estratto dalle pp. 114 sg. (molto rapido, scusate le imprecisioni).
Solo poche organizzazioni dei produttori del Sud del mondo potrebbe resistere, a medio termine, all'azione disgregatrice del mercato capitalistico su scala mondiale, alla sua congenita spinta alla polarizzazione di conoscenza, informazione, know-how ecc. Se invece il movimento del commercio equo concorresse a creare istituzioni capaci di «regolare» - sul piano sociale e ambientale - il mercato mondiale, sicuramente il quadro cambierebbe. Il reale rispetto della clausola sociale e ambientale nel commercio internazionale segnerebbe una vittoria, per i movimenti popolari, pari a quella segnata in Europa dal movimento dei lavoratori con la nascita del welfare state.'
Rimangono, peraltro, diverse questioni irrisolte, sia sul piano teorico, sia su quello della pratica sociale, che vale la pena di richiamare.
Il capitalismo nella sua storia ha dimostrato di essere un sistema estremamente elastico, di recepire spinte contrastanti, di superare contraddizioni che facevano presagire la sua deriva (Ricardo) o il suo crollo (Mari, Schumpeter).' Sennonché alcune tendenze di fondo non solo rimangono, ma si sono accentuate. Oltre a quelle già richiamate (come la concentrazione di capitali/ informazioni e la polarizzazione sociale) va ricordata la tendenza forte e di lungo periodo (già analizzata nel capitolo secondo) a una progressiva mercificazione di tutti gli aspetti della vita su questo pianeta. Le conseguenze sono note e si chiamano desocializzazione, destrutturazione culturale, perdita di senso ecc. A questo processo la società ha reagito in vari modi e una delle forme di reazione è diventata un punto di forza del commercio equo: ricostituire un primato delle relazioni sociali sulla sfera economica. E proprio per questo che tale fenomeno non può essere analizzato usando le categorie tradizionali della scienza economica contemporanea. Abbiamo già visto come le analisi optimizing siano messe in discussione, o come l'approccio marginalista sia privo di senso in una realtà dove la «regina di tutte le merci» - la moneta - produce una domanda che va nella direzione opposta a quella prescritta dalla teoria della «utilità marginale decrescente». Altri parametri bisognerebbe individuare per un'analisi di questo e altri fenomeni in cui la sfera economica s'intreccia con quella sociale e culturale. Per esempio, la crescita della fiducia tra gli operatori della rete del commercio è più importante della crescita del fatturato, in quanto il secondo crollerebbe se il primo venisse meno. Così le campagne d'informazione e di denunzia in difesa dei produttori del Sud non possono essere misurate in termini aziendali tradizionali perché rappresenterebbero solo un costo con scarsi ritorni nel medio periodo. Una volta ridefiniti i targets e gli obiettivi che il movimento del commercio equo si è dato, la scatola degli attrezzi dell'economista può risultare utile sempre che siano ridefiniti le coordinate e i limiti di applicazione. Particolarmente interessante sarebbe riuscire a capire come e per quanto tempo pezzi di « economia di mercato» possono convivere con il mercato capitalistico e a quali condizioni. Per molto tempo il capitalismo ha convissuto con una vasta area di economia non monetaria e con un'altrettanto consistente area di economia di mercato. Poi ha cominciato a intaccarle dall'interno, non necessariamente a distruggerle. C'è un modo di agire del capitalismo che è simile a quello di alcuni parassiti che permettono alle cellule di continuare a funzionare ma a loro beneficio. Anche il fair trade potrebbe diventare funzionale, come lo sono pezzi di economia di sussistenza o di economia informale che lavorano indirettamente per il grande capitale. In questo senso offrire al bisogno di giustizia uno spazio riservato e marginale può servire a legittimare il sistema nel suo complesso. Ma, se il fenomeno tracima, allora la sua funzionalità al sistema capitalistico diventerebbe complicata. Per fare un esempio concreto, se in Olanda il consumo di caffè etico passasse dall'attuale 5 per cento di quota del mercato nazionale al 50 per cento provocherebbe sicuramente grandi difficoltà per alcune grandi imprese, metterebbe in discussione equilibri di potere consolidati a vantaggio dei produttori associati del Sud.
Da questa angolazione lo scontro tra il mercato capitalistico e il fair trade è inevitabile, pena la scomparsa del movimento. [...]
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Intervento di Incarcato »

Grazie, Federico.

Infarinato dixit:
Immagino che un banalissimo [di] ottimizzazione non faccia alla bisogna…
Ma forse sí: qui si fa proprio riferimento al metodo dell'ottimizzazione come tecnica principe — e di gran moda — di risoluzione nei vari approcci economici, che sono appunto problemi d'ottimo.
Per me va benissimo la soluzione d'Infarinato. :wink:
Ultima modifica di Incarcato in data ven, 05 set 2008 16:38, modificato 1 volta in totale.
I' ho tanti vocabuli nella mia lingua materna, ch'io m'ho piú tosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole colle quali io possa bene esprimere il concetto della mente mia.
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Intervento di Federico »

Grazie, Incarcato.
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