Una piccola chiosa su
desiderare.
Pronuncia. La pronuncia con /z/ (“
s sonora”) non ha [ovviamente] cittadinanza nell’ortoepia «tradizionale» (fiorentina/toscana [
DOP]), ancorché oggigiorno sia abbastanza diffusa anche in Toscana. Tuttavia, trovo giusto che un dizionario dei giorni nostri registri questa variante, che il Canepàri dà addirittura come prima nel suo
DiPI (pronuncia cosiddetta «moderna»)…
Sia chiaro: la
mia pronuncia è rigorosamente con /s/ (“
s sorda”), e trovo che essa rappresenti a tutt’oggi la dizione piú raccomandabile, ma non si possono addurre a giustificazione della medesima ragioni d’ordine morfologico. Queste valgono davvero solo quando la composizione con l’affisso[ide] sia ancora pienamente avvertita dal parlante
medio, come in «[egli] presente» /-s-/ (che si oppone infatti a «[egli] è presente» /-z-/)… Lo stesso esempio dimostra come questo criterio non sia generalmente valido, ché,
etimologicamente/
morfologicamente, anche l’aggettivo
presente dovrebbe avere /s/, e ha invece /z/.
In conclusione, l’unica giustificazione di una pronuncia di
desiderare con /s/ è, come sempre (o quasi), una tradizione orale ininterrotta.
Etimo. Premetto che non conosco la posizione del Galimberti e ignoro se vi siano sviluppi recenti sulla questione in oggetto. Tuttavia l’«editio maior» dell’
Oxford English Dictionary (
http://dictionary.oed.com, purtroppo non gratuitamente consultabile) si mostra piuttosto cauta:
desire, v., rimanda a
desiderate, v., dove si legge: «f. L.
desiderat-, ppl. stem of
desiderare to miss, long for, desire, f.
de- (DE- I. 1, 2) + a radical also found in
con-siderare,
perhaps connected with
sidus,
sider- star, constellation;
but the sense-history is unknown: cf. CONSIDER» (sottolineature mie).
Da qui si rimanda ulteriormente a
consider, v., dove troviamo: «a. F.
considérer (14th c. in Littré), ad. L.
considerare to look at closely, examine, contemplate, f.
con- + a radical (found also in
de-siderare to miss, desire),
according to Festus, derived from
sidus,
sider- star, constellation. The vb.
might thus be originally a term of astrology or augury,
but such a use is not known in the Lat. writers»… È proprio questo il punto: uno s’aspetterebbe di riscontrare questo «significato primo» in qualche scrittore latino [arcaico]… Dubbi sul «noto etimo» di
desidero sono sollevati anche da
Lewis & Short.